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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

7 morti per Covid in casa di riposo: "Era sovraffollata e ha già riaperto come se nulla fosse"

Il 27 luglio è stata riaperta la comunità alloggio per anziani il Giglio d’Oro, chiusa dall’Ausl il 25 aprile dopo che al suo interno era scoppiato un grave focolaio di Covid-19

Il 27 luglio è stata riaperta la comunità alloggio per anziani il Giglio d’Oro, chiusa dall’Ausl il 25 aprile dopo che al suo interno era scoppiato un grave focolaio di Covid-19. "Giovedì è morta anche Maria, addirittura residente in quella struttura. Largamente autosufficiente seppure molto anziana, aveva preso lì il virus che l’ha debilitata fino al decesso - puntano il dito il capogruppo e il vicesegretario di Lista per Ravenna, rispettivamente Alvaro Ancisi e Massimo Fico - Il dato pubblico più drammatico di questa storia, ben conosciuto e deplorato dall’opinione pubblica, è stato finora la morte di cinque ospiti contagiati dal virus. Nella notte tra i primi due giorni di luglio è spirato nel frattempo, presso l’ospedale di Lugo dov’era stato ricoverato, “zio Gino”, ospite del Giglio d’Oro da ben prima dell’attuale gestione. Tutto è ora normale, tutto rassicurante? Se lo chiedono in molti".

Per rifletterci sopra, i due ripercorrono i fatti sulla base di un’analisi dei documenti che le autorità hanno prodotto: "La comunità alloggio in questione può ospitare al massimo 16 anziani. Il focolaio di Coronavirus si è manifestato il 10 aprile, antivigilia di Pasqua, quando uno degli ospiti è stato ricoverato in ospedale. Segnalato però solo il 13 all’Ausl, giorno di Pasquetta, questa ha immediatamente effettuato i tamponi ai 13 operatori e ai 19 ospiti della struttura (3 più del lecito). Dall’esito dei tamponi, sono risultati infetti dal Covid 3 operatori, tra i quali la titolare dell’attività e sua madre (operatore socio-sanitario della struttura), subito isolati, e 5 ospiti, trasferiti in ospedale. Solo quel lunedì stesso e il mercoledì successivo l’Ausl ha però fornito alla struttura tutte le protezioni individuali indicate nei documenti regionali e aziendali in vigore: schermi facciali, filtri Ffp2, mascherine chirurgiche, gel, camici repellenti, cuffie, tute e calzari. Il danno era però presumibilmente già fatto perché, dopo i test effettuati in seguito, la malattia è risultata estesa a 17 dei 19 anziani ospiti del Giglio d’Oro allo scoppio del focolaio, compreso il primo caso venuto in luce prima di Pasqua. Tutti sono stati progressivamente ricoverati presso presidi di Comunità (Cervia) od ospedalieri (Ravenna e Lugo). Il giorno 25 aprile 2020 l’Ausl ha dunque sospeso il funzionamento della struttura, trasferendo le sole 3 ospiti non infettate presso la casa di residenza anziani Baccarini di Russi, struttura pubblica. A tutt’oggi gli anziani deceduti sono dunque 7. Alla data del 2 luglio gli operatori infettati erano diventati 7 (compresi la titolare e i genitori), risultati negativi del virus a due tamponi eseguiti a distanza di 24 ore".

"Segnalazioni sulla gestione abnorme della comunità alloggio in questione, da quando, quest’anno, è subentrata la nuova attuale gestione, sono state rivolte ai Carabinieri di Ravenna il 24 gennaio, alla Polizia comunale il 6 febbraio, alla Procura della Repubblica il 13 febbraio, alla Guardia di Finanza il 27 febbraio e varie volte al sindaco di Ravenna a partire dal 6 febbraio - spiegano Ancisi e Fico - Sopralluoghi sulla struttura effettuati congiuntamente dall’Ausl e dalla Polizia comunale, il cui esito è stato comunicato al competente servizio del Comune di Ravenna il 21 febbraio, vi hanno accertato le seguenti irregolarità: erano presenti in regime residenziale 19 anziani, rispetto ai 16 autorizzati; al piano terra e nel sottotetto dell’edificio erano state arredate due camere a quattro posti letto e una camera a tre posti difformemente dalla normativa che consente solo l’utilizzo di camere singole e doppie. Di qui la diffida fatta dal Comune il 24 febbraio perché il gestore eliminasse entro 15 giorni queste violazioni. Nessuno deve avere controllato alcunché perché il 13 aprile di Pasquetta, quando l’Ausl è dovuta intervenire sul posto chiamata dalla struttura stessa a causa del focolaio Covid insorto tre giorni prima, gli anziani ricoverati erano ancora 19, verosimilmente nelle stesse camere da letto più affollate del dovuto".

"Il Giglio d’Oro, al pari delle altre strutture socio-sanitarie per anziani e disabili, ha ricevuto dall’Ausl comunicazioni scritte contenenti le indicazioni per la prevenzione dei contagi dal Covid e le disposizioni normative vigenti allo scopo, comprese le procedure aziendali, nelle tre giornate del 13 e 25 marzo e dell’11 aprile, vigilia della Pasqua - continuano - Nondimeno, un video inviato dalla struttura ai parenti degli ospiti con la registrazione del pranzo di festa avvenutovi la Pasqua stessa ha mostrato gli anziani affollati nella stessa stanza, seduti in tavoli da 4 o 5, mentre due operatrici giravano tra loro, una con la mascherina abbassata sul mento, l’altra sprovvista. Due giorni dopo, l’esito dei tamponi ha attestato che il virus aveva già contagiato 3 operatori e 5 anziani. Dopo altri 11 giorni, la struttura è stata chiusa. Crediamo lecito chiederci quanto il mancato rispetto delle norme e delle regole attive prima e/o disposte dopo lo scoppio della pandemia abbia potuto influire sull’alto numero dei contagi (24) e dei decessi (7) in una struttura residenziale autorizzata per 16 posti letto. Al riguardo è in corso da mesi un’indagine della Procura della Repubblica, tramite cui si potranno ipotizzare e distinguere le relative responsabilità, per atti od omissioni, tra i diversi attori in causa aventi ruolo all’interno della comunità alloggio, ma anche della pubblica amministrazione di cui, a titolo orientativo, indichiamo per l’Ausl il Dipartimento di Sanità Pubblica insieme al Dipartimento Cure Primarie, e per il Comune lo Sportello Unico per le Attività Produttive, la Polizia comunale e il sindaco stesso, quale autorità locale in caso di emergenze sanitarie. Non sta a noi districare il groviglio delle competenze e dei rimpalli tra i piani alti. Manderemo a giorni alla Procura la documentazione di quanto abbiamo raccolto".

"Sul piano strettamente politico, dobbiamo invece raccogliere la domanda che sale dal basso: com’è possibile che, dopo quanto è successo, quella comunità alloggio abbia potuto riaprire con la stessa titolarità e che ai piani alti della pubblica amministrazione nessuno si metta almeno in discussione o che addirittura (in primis il sindaco) non esprimano un’opinione, un giudizio o un’intenzione degni di ascolto? - concludono Ancisi e Fico - Non abbiamo dubbi che, dal punto di vista amministrativo, questa comunità alloggio si sia rimessa in regola, anche se non abbiamo saputo per quale ragione un’autoambulanza stazioni nel suo cortile da quando ne è stata autorizzata la riapertura. Ma ci pare evidente che sia deficitario al riguardo il sistema normativo che disciplina una materia così delicata qual è l’assistenza residenziale degli anziani, a livello di codici e leggi e di regolamento comunale. Quest’ultimo non a caso oggetto di un’intensa attività propositiva di Lista per Ravenna scarsamente presa in considerazione da chi governa la città".

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