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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

"A contrasto del gioco d'azzardo c'è un ritardo di almeno 170 passi"

E' l'opinione di Paolo Guerra, presidente di "Assoraro Associazione di idee per Ravenna e la Romagna"

"I percorsi intrapresi dalle amministrazioni Pd ai vari livelli territoriali per contrastare il gioco d’azzardo non sono pienamente sufficienti". E' l'opinione di Paolo Guerra, presidente di "Assoraro Associazione di idee per Ravenna e la Romagna". "E questo nonostante il susseguirsi di eventi e di dibattiti i quali, se da un lato fanno star meglio la coscienza dei politici di turno, dimostrando una certa attenzione al problema, dall’altro lato rischiano di spettacolarizzare questo fenomeno, limitandone l’attenzione ai soli addetti ai lavori, e di fatto privando risorse per interventi ben più concreti sulla prevenzione alla patologia del gioco compulsivo", afferma Guerra.

La Provincia di Ravenna

"Lo dicono i dati dell’Agenzia dei Monopoli dello Stato, dai quali emerge che nel 2016 gli abitanti della provincia di Ravenna hanno destinato al gioco d’azzardo una spesa pro capite di 1.783 euro, per un ammontare complessivo di 700 milioni di euro, dei quali ben 486 milioni nelle slot e nelle video slot - osserva Guerra -. Più o meno lo stesso ammontare degli anni precedenti. Statistiche attendibili del 2015, pubblicate da RicercAzione, indicano che sul territorio provinciale vi sono 721 esercizi presso i quali è possibile praticare il gioco d’azzardo (legale), ovvero 1 locale ogni 500 abitanti. La stessa ricerca indica come nella Provincia di Ravenna l’accesso al gioco delle “macchinette”, una delle maggiori piaghe di questa dipendenza, sia possibile anche nel 35% dei 1.244 bar e nel 45% delle 264 tabaccherie".

La Regione Emilia Romagna

Continua Guerra: "La nostra regione non ha legiferato in modo opportuno per anni, tentando di prevenire o di rimuovere il problema del gioco premiando i locali che toglievano le slot con il rilascio di vetrofanie da appendere alle vetrine (Slot Fre-ER). Iniziativa naufragata miseramente e che non ha convinto gli esercenti, alcuni dei quali riescono a pagare i propri affitti solo grazie ad una parte degli introiti derivanti dalle giocate dei clienti. Aspetto sul quale le grandi società di gestione delle slot puntano molto in questo periodo di crisi, portando inconsciamente gli stessi esercenti ad una sorta di dipendenza. Certamente, la nostra regione ha promosso e sostenuto associazioni ed enti per studiare il fenomeno e per sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso dibattiti e convegni, ma altre regioni come la Lombardia, la Liguria e le Marche hanno promosso da tempo leggi ben più concrete, che hanno consentito ai sindaci di trovare il supporto normativo per chiudere le sale gioco entro i 500 metri da luoghi sensibili. Iniziativa che, lo ricordo ai più scettici, non ha certo lo scopo di risolvere il problema del gioco, ma quanto meno coglie l'obbiettivo di spazzare via le slot e le vlt da molti quartieri della città e di relegarle in zone meno raggiungibili. La scarsa concretezza e l’inutile dispendio di risorse è emerso poi dalle statistiche del 2015, le quali indicavano come l’Emilia Romagna restasse al 4° posto in Italia in termini di spesa complessiva sul gioco, con una riduzione del solo 3,73% contro la migliore media nazionale del 4,51% . Con il solito ritardo che caratterizza alcuni passaggi del centro sinistra, qualche mese fa l’Emilia Romagna finalmente si allinea alle regioni sopra richiamate, introducendo nello scorso mese di giugno la norma che offre quell’appiglio utile ai Sindaci per chiudere le sale gioco a 500 metri da scuole, ospedali, luoghi di ritrovo e punti sensibili".

Il Comune di Ravenna

"Anche a Ravenna, dove va comunque riconosciuta l’attenzione dell’amministrazione a questo problema, la situazione non è comunque migliorata - prosegue Guerra -. Si ripetono i dibattiti, ma restano i cartelli pubblicitari sulle spiagge e sulle strade che portano al mare e persino i camion vela agli angoli delle strade. Nonostante gli impegni che si presero alcuni esponenti politici, restano perfino le macchinette in alcuni dei circoli di partito che personalmente segnalai qualche anno fa quando feci notare, riconoscendo lo spirito aggregativo di quei luoghi, come gli anziani e i pensionati che li frequentano risultino le vittime più sensibili a questa dipendenza. Ma siamo ancora qui a ricordare l’ennesimo ritardo. Pur essendo uscita con colpevole ritardo la norma regionale che sostiene la chiusura delle sale gioco poste entro i 500 metri dai luoghi sensibili, a Ravenna resta difatti ancora aperta una sala gioco, praticamente sotto al Palazzo del Comune di Ravenna, che dista più o meno 170 passi da una Scuola, la Primaria di via Mordani. Il tema non è certo che questa sala semi deserta possa influire sulla psiche dei bambini delle elementari, i quali semmai vanno protetti dal gioco accessibile via internet e dagli smartphone, ma il punto è che sull’impegno al contrasto del gioco d’azzardo, qualcuno è ancora in ritardo; per l’appunto di 170 passi". 

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