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Cronaca

A Paolo Casadio, geometra-scrittore ravennate, il Premio letterario Massarosa

Si tratta del riconoscimento più quotato per i romanzi d'esordio. Casadio ci parla dell'emozione e ci svela qualche dettaglio del prossimo libro.

Dall’ufficio di geometra in Provincia al palco del Premio letterario Massarosa, il riconoscimento più quotato in Italia per i romanzi di esordio (il premio è stato vinto, tra gli altri, da Riccardo Gazzaniga, Donato Carrisi e Giuliano Pasini). Per il ravennate Paolo Casadio, classe 1955, non si ferma il successo del suo “La quarta estate”, edito da Piemme nell’aprile del 2015.

L’ultima soddisfazione è arrivata, appunto, dall’edizione 2016 del premio Massarosa, la trentesima. Il riconoscimento nato e cresciuto in questa cittadina della provincia lucchese ha una particolarità: la doppia giuria. Una giuria di addetti ai lavori, presieduta dallo scrittore Giuliano Pasini, seleziona i 5 finalisti e decide il premio della critica (quest’anno andato a Lorenza Pieri per “Isole minori”), mentre un’altra popolare, composta da 40 lettori di tutte le età, decreta il vincitore del vero e proprio Premio letterario Massarosa, che quest’anno è andato a Casadio dopo un serrato testa a testa con Mirko Zilahy, autore di “È così che si uccide” (Longanesi). Alla fine, l’ha spuntata il ravennate per un solo voto.
“Per me – racconta Casadio – era già stata una vittoria essere selezionato tra i finalisti. È stata una gara tutta in salita e non mi aspettavo certo di vincere. Ovviamente, come sa bene chi mi conosce, mi sono commosso. La parte più bella è stato confrontarsi con i lettori, lo scoprire che quello che avevano apprezzato di più del libro era stata proprio la sincerità con cui ho parlato di sentimenti”.

Se nel 2016 lo scrittore-geometra ha continuato a raccogliere i frutti di quanto seminato nel 2015, per l’anno prossimo sono in programma due uscite. Una per Piemme, con cui tornerà al romanzo; un’altra con il brigadiere Venturoli, personaggio amato dal pubblico romagnolo, per una casa editrice locale.

“Il romanzo che uscirà per Piemme – anticipa Casadio – è ambientato in una sperduta stazione ferroviaria dell’Appennino tosco-romagnolo, Fornello, tra il 1935 e il 1943. La storia passa da lì senza quasi toccare luoghi e personaggi, fino a che, nel dicembre del 1943, arriva un treno diverso dagli altri. Il suo carico è fatto di uomini, donne, vecchi e bambini, stipati nei carri. Sono le persone razziate dal ghetto di Roma. Il treno deve fare una sosta tecnica, si aprono le porte e Romeo,  9 anni, figlio del capostazione, vede e si innamora di Flavia, una bambina come lui. Quando il treno riprenderà il suo viaggio, anche Romeo, per errore, partirà”.

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