Accademia di belle arti esclusa dalla statizzazione: "Riportarla in centro per riqualificarla"
Dopo l'esclusione dell'accademia dal percorso di statizzazione torna a farsi sentire l'associazione culturale Dis-Ordine, che ha lanciato una petizione per riportare nei palazzi pubblici del centro storico ravennate l'accademia
Negli ultimi giorni il futuro incerto dell'Accademia di belle arti ha fatto discutere l'opinione pubblica e politica, in merito soprattutto all’esclusione dell'accademia dal percorso di statizzazione avviato di recente dal ministro all’istruzione Valeria Fedeli, che ha siglato un accordo triennale con tre delle cinque accademie storiche italiane, Perugia, Genova e Verona (lasciando fuori Ravenna e Bergamo). Dopo l'esclusione dell'accademia bizantina torna a farsi sentire l'associazione culturale Dis-Ordine, che a gennaio ha lanciato la petizione "Accademia al centro" per riportare nei palazzi pubblici del centro storico ravennate l'accademia e gli istituti e i laboratori connessi d'arte, musica e restauro.
"Ci sono città che inventano dal nulla la loro storia valorizzando bricioli di cultura, mentre Ravenna sembra snobbare le sue ricchezze tentennando con incedere lento e tortuoso - commenta il consiglio direttivo dell'associazione - Perchè lo Stato ha rinviato la statizzazione dell’Accademia di Ravenna? Perchè alla quasi centenaria accademia manca una governance? Perchè non c’è un progetto sull’intero asse della formazione artistica a Ravenna? Perchè la città non fa rete attorno alle botteghe del mosaico? Sono domande semplici alle quali non troviamo risposta, soprattutto dopo i buoni propositi espressi da tutte le forze politiche all’unanimità nel consiglio comunale di febbraio".
"Mentre in altre città più lungimiranti si creano dei poli artistici e musicali, Ravenna non afferra bene quali sono le priorità per rientrare in certi circuiti e perpetua percorsi che portano all’insuccesso - continua l'associazione - Così per l’accademia esclusa dalla statizzazione, così anche per la questione dell’insegnamento del mosaico nel segmento di formazione della scuola secondaria superiore. Perchè? Fino a qualche tempo fa erano sette le scuole d'arte in città. È così difficile immaginare che per riappropriarsi del titolo culturale di Capitale del Mosaico, e quel che ne consegue in termini di economia, la città debba impegnarsi senza mezzi termini? Con azioni che partono da una riorganizzazione dell’offerta formativa artistica veramente orientata alla costruzione di profili artistico professionali legati al mosaico; con riorganizzazioni sinergiche per creare in centro, a partire dalle esperienze di Mar e Tamo, un vero e proprio museo del Mosaico permanente, dalle origini alla contemporaneità, che trovi collocazione al patrimonio occultato in magazzini o disperso in vari luoghi; con la trasformazione della cosiddetta Biennale del Mosaico in un evento annuale stabile che coinvolga non solo i mosaicisti, ma anche gli artisti, in collaborazione con le facoltà di architettura e le accademie di tutto il mondo, su temi specifici relativi all'arredo urbano alla decorazione architettonica, al design (si veda il museo dell’Arredo di Biagetti costretto a rivolgersi ad altre città); con una programmazione costante di studi/convegni e seminari sull'iconologia e l'iconografia cristiana in collaborazione con università e diocesi, per la valorizzazione, l'unicità e l’autenticità dei nostri cicli musivi per ribadire ancora una volta l'autonomia del mosaico come codice espressivo estetico autonomo e riaffermare il valore e il primato del metodo ravennate del fare mosaico per contrastare l'"antimosaico" delle invasioni piastrellate e come alternativa alle "carinerie" per il turismo di massa; con una programmazione seria e puntuale delle "mostre di copie dei mosaici bizantini e medievali" mirata alla concretizzazione di contatti costruttivi con altre capitali del mondo".
"Scuole, cultura, istruzione, turismo ed economia sono risorse e competenze indivisibili che vanno fatte convivere in continuo coinvolgimento della città e degli operatori della coscienza collettiva con l’obbligo per le fondazioni bancarie, le istituzioni, università, la soprintendenza, la curia di fare sistema finalmente con una strategia condivisa assieme al comune - prosegue il consiglio - In questo contesto il ruolo che può assumere la rifondazione della nostra accademia e il suo spostamento in centro deve essere visto e agito come detonatore per riqualificare il rapporto tra la città, gli studenti e i giovani. Gli ex-allievi delle scuole d’arte prendono atto delle recenti dichiarazioni pubbliche e private dell’assessore all’istruzione del comune di Ravenna e, al tempo stesso, insistono sull’obiettivo emblematico di riportare l’accademia al centro almeno con una sede rappresentativa, un aula magna e uno spazio espositivo nel centro storico di Ravenna, a stretto contatto con la città, luoghi, locali, botteghe, librerie, biblioteche, eventi, mostre, monumenti, l’università e i suoi studenti. Riportare l’accademia in centro fa bene all’accademia e fa bene alla città, oltre che simbolo e dimostrazione di valore che la città stessa per prima attribuisce a un bene prezioso che la rappresenta, anche nei confronti dello Stato. Non a caso le tre accademie rientrate nella statizzazione hanno sede in palazzi storici e prestigiosi con annesso museo, in pieno centro storico delle rispettive città. La loro veste emana l’orgoglio delle città che le ospitano".