A 78 anni accoglie in casa l'amica ucraina e altre 6 profughe: "Se c'è bisogno raddoppieremo l'orto!"
Laura ha accolto l'amica Olena insieme ad altre 6 donne e bambine: "Le ho detto di venire a Ravenna insieme alla figlia e alla nipote. Poi mi ha richiamata e mi ha detto "Siamo in 7, puoi ospitarci tutte?". Io le ho detto "Non importa quante siete, un posto lo troviamo""
Da una bella amicizia nasce una bella storia di accoglienza. E' il caso di Laura Amadei, 78enne residente a Ravenna insieme al marito Mario Berlini, che da due settimane ospita ben 7 profughe scappate dall'Ucraina. Tutto è nato da una vecchia amicizia con Olena, 74enne ucraina che anni fa lavorò nella casa di Laura a Ravenna.
"Olena ha lavorato tre anni e mezzo qui da me - racconta Laura - Siamo sempre state bene insieme, ci siamo capite dall'inizio e siamo rimaste amiche. Quando è scoppiata la guerra l'ho chiamata e lei mi ha detto "Siamo attaccati da tutte le parti qui a Leopoli". Allora le ho detto di venire a Ravenna insieme alla figlia e alla nipote, le avrei ospitate in casa mia. Poi mi ha richiamata e mi ha detto "Siamo in 7, puoi ospitarci tutte?". Io le ho detto "Non importa quante siete, un posto lo troviamo". Così alla fine sono arrivate in 7, Olena con figlia e nipote insieme a una vicina di casa, alla nuora e alle due figlie minori. Le ragazze hanno 10, 15 e 16 anni, le ho messe tutte a dormire in una sorta di depandance che ho nel giardino".
Il viaggio per arrivare a Ravenna fuggendo dalle bombe non è stato facile: donne e bambine, compresa la 74enne Olena, hanno dovuto camminare fino alla Polonia, per poi arrivare a Venezia, da lì a Bologna e infine a Ravenna, dove ad attenderle c'era Laura. "Appena arrivate avevano tanta paura - spiega Laura - Siamo andate subito in farmacia, ma non volevano nemmeno fare vedere il passaporto perchè avevano paura che glielo portassero via, e per questo stesso motivo inizialmente non volevano dichiararsi profughe. Olena poi è risultata positiva al Covid, per fortuna ho la possibilità di isolarla in una camera con un bagno tutto per lei. Le altre invece hanno dovuto fare un periodo di quarantena. Non è facile perchè Olena è l'unica che parla italiano e ora è isolata dalle altre, con loro parliamo grazie al traduttore del telefono".
La distanza da casa e dal loro Paese non è facile da sopportare, soprattutto pensando agli amici e ai parenti rimasti in Ucraina a combattere rischiando la vita ogni giorno. "Il figlio di Olena è ingegnere responsabile di una grossa centrale elettrica, e là attorno è un continuo esplodere di bombe. Lei ha tanta paura che possa succedere il peggio. Sono tutte un po' demoralizzate, hanno paura che questa situazione durerà per mesi e loro invece vorrebbero tornare a casa il prima possibile. Si sentono un peso, Olena mi ha detto che non vogliono far pesare 7 persone sulle mie spalle. Ma io le ho detto di non preoccuparsi, abitiamo in campagna e se c'è bisogno raddoppieremo l'orto, la terra c'è e c'è cibo per tutti! In più per fortuna grazie alle raccolte qui in città ci hanno donato dei vestiti, il mio fornaio invece a fine giornata mi regala i prodotti invenduti. Olena fa parte della nostra famiglia ormai".