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Cronaca Faenza

Adescava giovanissime via internet: denunciato con centinaia di immagini e video pedofili

Ha adescato in rete almeno una decina di ragazzine, adolescenti sotto i 16 anni, facendo loro inviare foto nude, provocanti e che mimavano gesti sessuali

Ha adescato in rete almeno una decina di ragazzine, adolescenti sotto i 16 anni, facendo loro inviare foto nude, provocanti e che mimavano gesti sessuali. Non solo: nel suo computer c'era altro materiale pedopornografico scaricato da internet. L'uomo, 33 anni di Napoli, è stato scoperto a seguito di un'accurata indagine dei carabinieri di Faenza, comandati dal capitano Cristiano Marella, ed è partita da una delle vittime. Tutto ha avuto inizio quando la madre di una 14enne faentina si è insospettita nel vedere la figlia nascondere, come per reazione automatica, il telefono alla vista della mamma. 

In questo caso il genitore ha fatto quello che, nella routine quotidiana a volte non facile nel rapporto coi figli adolescenti, andrebbe fatto: accertarsi, controllare e non dare niente per scontato. E' stato così che dal telefono della ragazzina sono spuntate sue immagini di nudo, anche col volto ripreso dalla fotocamera, con pose provocanti e parti intime. Gli inquirenti hanno però puntato la loro attenzione anche su altre foto, in questo caso un uomo adulto, nudo pure lui e con primi piani di parti intime. A quel punto, anche con l'assistenza dei carabinieri, la ragazzina ha iniziato a raccontare che qualche tempo prima era stata “agganciata” da un adulto che si era dichiarato come tale, con famiglia e residente in Campania. I militari hanno subito constatato che grazie ad un falso profilo sui social network, “fake” in gergo, le chiedeva attivamente fotografie in pose sessuali. E' stato anche riscontrato del traffico di ricariche telefoniche online. In totale i carabinieri hanno recuperato una cinquantina di “selfie” pornografici e una trentina di video, che sono stati inviati via Whatsapp.

Con un'attività di indagine, i carabinieri sono quindi riusciti ad arrivare all'utilizzatore effettivo dello smartphone da cui partivano i messaggi, un uomo di 33 anni residente nella provincia di Napoli. Sull'uomo, tra l'altro gravava un precedente specifico, dato che anni addietro era stato denunciato per reati di detenzione di materiale pedopornografico scaricato da internet. Su disposizione del pm Roberto Ceroni della Procura di Bologna, competente per il distretto dell'Emilia-Romagna, è stata quindi effettuata un'attenta perquisizione e quanto è emerso al controllo dei carabinieri non era solo un'improvvida e pericolosa “liaison” con una 14enne, ma un'azione sistematica nei confronti di ragazzine tutte tra i 14 e i 16 anni

Il perito, nelle scorse settimane, ha esaminato i supporti sequestrati al 33enne (computer, telefoni, macchine fotografiche, memorie mobili) scoprendo che il soggetto puntava a giovanissime che dichiaravano un'età sotto i 16 anni e poi le “circuiva” chiedendo loro materiale sessuale. I carabniieri hanno scoperto altre foto e video riconducibili ad almeno altre dieci giovani, non ancora identificate, residenti in tutt'Italia. E' stata quindi scoperta anche un'altra tecnica di adescamento oltre a quella più “classica” del contatto tramite social network e messaggistica per smartphone. L'uomo partecipando a giochi tramite app (spesso sono delle “sfide” con sconosciuti via cellulare) utilizzava la chat che spesso queste app implementano per discutere con l'altro concorrente, e da qui arrivava poi a conoscenze più approfondite, fino appunto all'immancabile richiesta sessuale. E' stato inoltre trovato del cospicuo materiale pedo-pornografico scaricato da internet, sempre nella fascia d'età delle giovani adolescenti. I carabinieri hanno chiuso le indagini in questi giorni, formulando a carico del 33enne, occupato come operaio, le accuse di detenzione di materiale pedopornografico, atti sessuali con minorenne, pornografia minorile. 

“Si tratta di un caso emblematico – spiega il capitano Marella -. Il messaggio che se ne ricava è che gli adulti devono prestare sempre molta attenzione all'utilizzo degli strumenti tecnologici da parte dei giovanissimi, e non sottovalutare nessun segnale. Anche i carabinieri sono impegnati nella prevenzione, con corsi nelle scuole medie, perfino dalla quinta elementare, per abituare i giovani ad un uso attento e consapevole della tutela dei loro dati personali, la cui diffusione, una volta fatta, non è più controllabile e rischia nei casi peggiori di diventare virale”.

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