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Cronaca

Fu adottata a 9 anni, ora ringrazia i genitori con una mostra: "Mi hanno dato la libertà"

Si intitola "Il racconto di una figlia" l'esposizione che Emanuela dedica a papà Cesare e a mamma Vilma che la portarono a casa dal collegio femminile: "A 9 anni non sapevo che i maschi esistessero"

Pensate per un attimo di essere soli e di aver un solo desiderio: essere amati. Pensate di aver vissuto gran parte della vostra vita isolati in un collegio femminile e di non sapere neppure che esistono i maschi. Sembra incredibile, eppure tutto questo è stato realtà per Emanuela Folli, almeno fino a un giorno di luglio di cinquanta anni fa, quando vennero due persone e le regalarono la libertà: la libertà di essere una figlia e di avere due genitori pronti ad amarla.

Questo è il tema di fondo della mostra "Il racconto di una figlia" che dal 21 luglio al 2 agosto sarà ospitata negli spazi di Pr2 in via d'Azeglio a Ravenna. Un "racconto" che però non vuole essere solo personale, anzi, cerca di diventare corale e narrare le storie di tutti i genitori attraverso gli oggetti comuni di una volta. Il racconto di una figlia non può scindersi da ricordi e sentimenti. Anzi, in questo caso il racconto finisce per emozionare anche chi ne è spettatore.

"Era parecchio tempo che volevo portare a termine questo progetto - rivela Emanuela Folli, figlia di Cesare e Vilma - ma volevo raccontare anche le storie di tutti i nostri genitori, da quando erano bambini a quando magari sono diventati nonni". L'esposizione prevede così un percorso storico spiegato attraverso fotografie e oggetti che venivano usati dagli anni Trenta fino ai giorni nostri dove si specchiano alcuni momenti di vita familiare vissuti prima e dopo la seconda guerra mondiale.

Il centenario di papà Cesare

La mostra però è anche un grande tributo di Emanuela ai suoi genitori: "Si tratta di un riconoscimento per ciò che hanno fatto per me. E anche una sorta di 'festa di compleanno' per i 100 anni di mio padre. Volevo far conoscere anche il Cesare nonno, papà e bambino. Ho piacere che la gente lo conosca anche sotto un'altra veste".

Il padre, infatti, è Cesare Folli. Nome noto a Ravenna, perchè fu tra le altre cose consigliere e assessore del Comune dal 1965 al 1979 e importante esponente del Partito comunista. Durante l'inaugurazione della mostra, ci sarà anche un piccolo tributo a Cesare Folli, nato a Massa Lombarda e poi trasferitosi a Ravenna dopo la guerra, che nel 2021 avrebbe compiuto un secolo di vita. La nipote di Folli leggerà infatti un brano del memoriale inedito dell'ex assessore ravennate. Un omaggio sentito a questo amministratore della città, al quale è già stata dedicata nel 2016 l'area verde su via Lorenzo Miserocchi, che ha l'intento di svelare il suo lato intimo e personale.

Il racconto di una figlia

L'esposizione alla quale Emanuela ha tanto lavorato, e che viene inaugurata il 21 luglio alle 20.30, è un percorso storico che si snoda attraverso fotografie e oggetti fa rivivere le memorie del passato. Un tributo originale ai suoi genitori adottivi: "Le due persone che mi hanno dato la libertà - afferma Emanuela -. La prima volta che li vidi avevo nove anni". Era il 23 luglio del 1971 e aveva trascorso gli ultimi anni in un collegio femminile gestito dalle suore. "Eravamo in due lì a essere state abbandonate dai genitori. Fino a tre anni sono stata con la mamma biologica, scappata di casa quando era solo una ragazza. Questo collegio era enorme. Ricordo che c'era una statua della Madonna che io guardavo, mentre piangevo e pregavo perché mi donasse una mamma".

Poi arrivarono queste due persone a prenderla. La prima la riconobbe subito come la mamma per cui aveva tanto pregato. La seconda persona, invece, non capiva chi fosse. "A 9 anni non pensavo che i maschi esistessero, perché ero sempre stata contornata solo da donne. Vidi questa persona e non capivo chi fosse. Solo dopo capii che quello era mio padre - racconta Emanuela - Nel tragitto in macchina per portarmi a casa mi misi a piangere e lui si fermò. Mi disse: 'Guarda che se piangi la macchina si ferma'. Allora smisi, perché temevo che mi riportassero in collegio. Quindi la macchina ripartì e allora pensai che il papà fosse magico".

Così la mostra vuole cercare di riportare alla mente emozioni e sensazioni e allo stesso tempo svelare qualcosa di più sui due genitori di Emanuela. "Papà era autoritario ma allo stesso tempo gentile, severo e pacato - spiega - Oggi siamo tutti agitati e frenetici, lui invece prendeva le cose con filosofia, ci ragionava su, studava le questioni a fondo prima di affrontare un discorso. Era brava anche la mamma che in certi momenti sapeva come confortarlo. Sono due persone che si sono sempre volute bene, affrontando la guerra e grandi difficoltà".

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