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Cronaca

Asp, l'alleanza delle cooperative lancia l'allarme: "Lavoratori a rischio a Faenza e Bassa Romagna"

Il movimento della Alleanza delle Cooperative Italiane di Ravenna (Confcooperative, Legacoop e AGCI) ha fin da allora espresso in tutte le sedi istituzionali e pubbliche, il proprio dissenso

Dopo la pubblicazione del bando di concorso per 54 posti di «Operatore addetto all’assistenza di base» delle Asp dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna e di quelle del comune di Faenza, con contestuale formazione di graduatoria all'interno di 5 Case Residenze per Anziani, l'Alleanza delle Cooperative Italiane della provincia di Ravenna, esprime «forte preoccupazione per il destino lavorativo dei propri soci e socie fino ad ora impegnate all'interno delle Case di riposo stesse». Preoccupazione, viene evidenziato, "legata al bando di concorso che, come previsto dalle normative in vigore, sarà oggetto di interesse per centinaia di persone a livello nazionale e che metterà quindi a rischio l'occupazione di lavoratori e lavoratrici che già svolgono il servizio, da tutti riconosciuto di buona qualità, all'interno delle strutture nei territori di Lugo e Faenza".

"La scelta di gestione diretta, da parte delle Asp delle Case Residenza Anziani dei due comuni (si parla della Casa Residenza di Lugo, Casa Residenza e Centro Diurno di Bagnacavallo, Casa Residenza di Conselice, Casa Residenza e Centro Diurno di Castel Bolognese e Casa Residenza di Solarolo), effettuata nel 2010 dalle allora amministrazioni pubbliche e perpetrata da quelle odierne, di fatto non porterà ad un aumento di posti di lavoro, come invece può apparire, ma farà vacillare posti già occupati dai soci delle cooperative che attualmente cogestiscono le strutture perché il rischio che vengano totalmente, o anche solo parzialmente sostituiti da altri, è molto alto - illustrano le cooperative -. Già il fatto che il concorso pubblicato escluda i lavoratori over 50 anni, ne è la netta testimonianza, ed in un momento di crisi e restrizione economica come quello attuale difficilmente si riuscirà a ricollocare gli esclusi in altri ambiti lavorativi".

Il movimento della Alleanza delle Cooperative Italiane di Ravenna (Confcooperative, Legacoop e Agci) ha fin da allora espresso in tutte le sedi istituzionali e pubbliche, il proprio dissenso. «Non si capisce - esprimono i rappresentanti della cooperazione - il motivo nel perseguire una scelta che, oltre ai problemi di aspetto occupazionale, porterà le amministrazioni ad un aumento di costi esponenziale dal momento che, come evidenziato dai tecnici della Regione Emilia Romagna, i costi di gestione di questo tipo di strutture da parte di Enti Pubblici (Asp) sono più alti rispetto a quelli del privato sociale. Denaro pubblico che potrebbe servire per aumentare quantità e qualità dei servizi di welfare di un territorio dove i bisogni dei cittadini sono in continuo aumento. Stiamo parlando di ben oltre un milione di euro annui fra costi aggiuntivi e mancati introiti rispetto ad una ipotetica gestione delle strutture da parte delle cooperative sociali. Ci sembrano queste, nel momento storico in cui si trova il paese (solo poche settimane fa è stato proposto un taglio lineare del 5% sui servizi alla persona), scelte che si possono definire “antistoriche” ed  in controtendenza con ciò che a livello nazionale, la politica di governo ipotizza nelle sue linee di indirizzo. Ribadiamo la nostra contrarietà – concludono i rappresentanti della cooperazione locale – e la determinazione nel tutelare il più possibile il lavoro dei soci mettendo in campo tutte le azioni possibili».

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