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Cronaca

Ancisi contro il collettivo in via Mariani: "Colpa del Comune"

"Il Collettivo Autonomo Studentesco che, dopo avere occupato uno spazio sfitto in via Mariani, prende a pesci in faccia l'assessora vendoliana alle politiche giovanili è la biscia che si rivolta al ciarlatano"

“Il Collettivo Autonomo Studentesco che, dopo avere occupato uno spazio sfitto in via Mariani, prende a pesci in faccia l’assessora vendoliana alle politiche giovanili è la biscia che si rivolta al ciarlatano. Il sindaco è l’apprendista stregone travolto dal suo stesso sortilegio. Il CAS ha ragione. Se gli hanno promesso “uno spazio nel quale giovani e studenti potessero costruire i loro percorsi di lotta” hanno il dovere, siccome ne hanno il potere, di mantenere la parola data, assumendosene la responsabilità di fronte alla legge”: è lo sferzante commento di Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna.

.Attacca Ancisi: “Esso non è mai stato un “centro sociale”, né tanto meno la sede di un movimento politico antisistema. Se lo è diventato, è stato per un cumulo di abusi e di omissioni di cui il sindaco e l’assessora portano la responsabilità. Stando agli atti scritti, i soli che valgono nella pubblica amministrazione, l’uso di tale locale per finalità estranee a quelle di una casa popolare fu stabilito, nel 2009, da una convenzione tra Comune e ACER, l’azienda che gestisce gli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica comunali. La nuova destinazione sarebbe stata di centro studentesco giovanile addetto ad “attività rivolte agli studenti delle scuole medie superiori e alla popolazione residente nella zona”. Avrebbe dovuto essere organizzato sulla base di un regolamento dell’amministrazione comunale, che però non è mai stato neppure abbozzato”.

“Ciononostante, fu affidato, gratuitamente, ad una “Rete studentesca delle scuole superiori”, giuridicamente inesistente, di fatto consegnando, nel maggio/giugno 2010, le chiavi dell’alloggio a cinque studenti di diversi istituti medi superiori di Ravenna. Nessun controllo risulta essere mai stato effettuato sulle attività svolte in questo centro, anche se, nei primi tempi, non ha prodotto i problemi esplosi successivamente col vicinato. Altre due chiavi furono date a nuovi soggetti nel 2012. Fu forse allora che il centro passò nelle mani del CAS, che addirittura, senza che il Comune mostrasse neppure di essersi accorto della sua presenza, vi insediò la sua sede”.

“La convenzione con ACER agli atti del Comune risulta scaduta a fine 2011 e non rinnovata. ACER ha però continuato a pagare le spese di gestione. Nessuno si è accorto che, da oltre due anni, quell’alloggio avrebbe dovuto essere restituito al proprio uso normale di casa popolare. Il suo utilizzo da parte del CAS con la denominazione, sconosciuta al Comune, di Spazio Selva è stata dunque un’occupazione abusiva di proprietà pubblica, a lungo tollerata colpevolmente dall’amministrazione comunale”.

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