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Ancisi (LpR): "Diritto di superficie del PEEP, ora si può comprare le casa"

"Ci sono ancora a Ravenna 2.126 famiglie le quali possiedono un appartamento di Edilizia Economica e Popolare (PEEP) in edifici costruiti oltre vent’anni fa su terreni di proprietà del Comune, ma non sono ancora riusciti a diventare padroni della loro casa"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Ci sono ancora a Ravenna 2.126 famiglie le quali possiedono un appartamento di Edilizia Economica e Popolare (PEEP) in edifici costruiti oltre vent’anni fa su terreni di proprietà del Comune, ma non sono ancora riusciti a diventare padroni della loro casa, non avendo potuto acquistare dal Comune la propria quota del terreno concesso in diritto di superficie. Allo scopo di sostenere questa aspirazione, incoraggiata dall’art. 47 della Costituzione italiana secondo cui “la Repubblica favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione”, una legge del 1998 stabiliva che il valore del terreno da acquistare fosse rapportato al 60% dell’indennità di esproprio. Così si è fatto nel Comune di Ravenna fino al 22 dicembre 2007, quando il consiglio comunale deliberò – senza il voto favorevole solo di Lista per Ravenna – che andasse invece richiesto l’intero valore commerciale del terreno. Ciò portò a più che triplicarne il prezzo, creando un’evidente disparità tra chi aveva potuto effettuare l’operazione di acquisto prima di tale data e chi invece avrebbe potuto/voluto farlo dopo. “Così la mia porzione di terreno ora costa 27 mila euro anziché 9 mila”, lamentava Gualtiero Maldini, tra i più angosciati. La decisione del consiglio comunale prese come pretesto una sentenza della Corte Costituzionale di quell’anno, che però non si riferiva ai terreni PEEP, bensì all’indennità di esproprio di terreni privati da parte di enti pubblici. In tal modo, non si diede ascolto - e questo motivò la contrarietà di Lista per Ravenna - al parere espresso dall’Ufficio Legale del Comune stesso, il quale aveva affermato che, essendo “completamente diverso…il contesto normativo” tra acquisto di terreni da parte del Comune tramite esproprio e vendita di terreni PEEP del Comune, “i criteri previsti dalla norma cassata, nei casi di specie, continuano a trovare applicazione”. Nel 2011, l’Alta Corte, tirata per la giacca, finì per estendere la restrizione anche ai terreni PEEP, caso insolito di una Corte Costituzione immemore di un principio costituzionale. Sta di fatto che, dal 2007 ad oggi, pochissime famiglie hanno avuto la possibilità, magari indebitandosi, di diventare totalmente proprietari dell’appartamento comprato decine di anni prima tramite una cooperativa di edilizia sociale, ora intenzionati, magari, a cederlo ai figli. A nulla valse una petizione, sottoscritta da 400 cittadini, promossa da Lista per Ravenna (primi firmatari Silvio Piraccini e Alvaro Ancisi), che chiedeva al Comune di applicare, “nel caso di vendita dei terreni PEEP agli attuali soggetti concessionari…il metodo di calcolo del prezzo più sostenibile coerentemente con quanto disposto dal 1998 al 2007”.

GIUSTIZIA DALLA LEGGE DI STABILITà

C’è voluta la legge di stabilità del 2014 a fare giustizia, riportando al 1998 le lancette della norma in questione. Per cui, ora, il prezzo delle aree PEEP deve essere determinato dal Comune in misura pari al 60 per cento del suo valore di mercato, “ulteriormente abbattuto fino al 50 per cento”: percentuale di riduzione che il consiglio comunale ha scelto, nella sua più recente seduta, stavolta col voto favorevole anche di Lista per Ravenna, di applicare nella misura massima del 50 per cento. Il consiglio ha anche modificato, di conseguenza, lo schema-tipo di convenzione per la cessione in proprietà delle quote di aree PEEP ai singoli proprietari degli appartamenti. Il calcolo è complesso, ma gli interessati possono fin d’ora recarsi presso il servizio Gestione urbanistica in viale Farini per farselo predisporre ed eventualmente verificarlo presso la loro associazione di categoria.

Non vogliamo pensare che tale sussulto di generosità dello Stato e del Comune trovi ragione nella possibilità di introitare alle casse pubbliche, in tempo di crisi, somme notevoli di denaro fresco utilizzabile negli investimenti. Si spera che Ravenna non le tenga in armadio, come gli 86 milioni di azioni di Hera custoditi nella cassaforte di Ravenna Holding, che valgono oggi 175 milioni di euro. Per esempio, si potrebbe sistemare qualche strada in più tra le tante disastrate. L’importante è che questa storia si concluda con tutti felici e contenti. Anche l’opposizione che fa opposizione.

Alvaro Ancisi, capogruppo Lista per Ravenna

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