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Cronaca

Armi per Israele al Porto? Sapir: "Abbiamo un obbligo verso lo Stato, ma siamo contro la guerra"

"La notizia del possibile imbarco, avvalendosi delle strutture di una società del gruppo, di un container che contenga parti riconducibili alla categoria di pericolosità uno risponde al vero"

Ha destato molto clamore la nota diramata dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e le categorie dei trasporti Filt Fit e Uiltrasporti che denuncia il fatto che nei prossimi giorni una nave ormeggerà al porto di Ravenna per imbarcare alcuni container contenenti materiali bellici. I sindacati hanno annunciato che "i lavoratori del porto di Ravenna si rifiuteranno di caricare armi, esplosivi o altro materiale bellico che possano alimentare il conflitto tra Israele e Hamas, ripreso in queste settimane nella Striscia di Gaza".

"La notizia del possibile imbarco, avvalendosi delle strutture di una società del gruppo, di un container che contenga parti riconducibili alla categoria di pericolosità uno risponde al vero - spiegano da Sapir - Ogni altra notizia o circostanza non è nota, né può esserlo, a chi effettui il caricamento del container. Le società del gruppo Sapir e cioè Sapir, Terminal Container Ravenna e Terminal Nord, nel momento in cui hanno deciso di divenire operatori terminalisti del porto di Ravenna chiedendo l'emissione dei relativi atti autorizzativi per l’esercizio di attività di impresa portuale e concessori delle banchine, oltre a divenire titolari di diritti hanno assunto, nei confronti dello Stato italiano, i correlativi obblighi e impegni tra i quali assicurarsi che i traffici avvengano nel rispetto delle leggi dello Stato. Ciò è avvenuto per quanto riguarda la gestione del container in questione, sottoposto a un particolare regime autorizzativo e a particolari modalità operative per l’imbarco, come per tutti i materiali compresi nella classe uno. Correlativo al rigore normativo è stato particolarmente serio l’impegno del terminal, come in tutti i casi analoghi; garantire concretamente che tutti gli operatori economici che si rivolgono ai terminal, del gruppo come di altri operatori, possano esercitare le loro attività, nel rispetto delle leggi dello Stato italiano appunto, potendosi in difetto prospettare ipotesi distorsive delle attività economiche delle quali gli operatori terminalisti potrebbero essere chiamati a rispondere nei confronti degli enti di controllo".

Sapir non intende comunque sottrarsi, chiariti quali sono i suoi obblighi, a esprimere la propria idea su quanto accade: "Le donne e gli uomini che collaborano alle attività del gruppo rigettano, come antica e antistorica, anche solo l'idea che la guerra possa essere non solo praticata, ma anche pensata come mezzo di soluzione delle controversie tra popoli o tra parti di popoli. La guerra non può essere, né sarà mai, la prosecuzione della politica e della diplomazia sotto altre forme. Per questo le stesse donne e gli stessi uomini chiedono allo Stato italiano di farsi interprete presso tutte le sedi internazionali della necessità di dare la pace a una delle zone più martoriate del pianeta e di agire concretamente in questo senso facendo tutto ciò che sia possibile".

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