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Cronaca

E' finita per gli autocostruttori di Filetto: il Comune si riprende terra e fabbricati

Il Comune si riprende la terra data nel 2006 agli autocostruttori di Filetto. Alle 14 famiglie che furono coinvolte nel progetto di autocostruzione a Filetto il Comune di Ravenna ha appena sparato il colpo risolutivo

Il Comune si riprende la terra data nel 2006 agli autocostruttori di Filetto. Alle 14 famiglie che furono coinvolte nel progetto di autocostruzione a Filetto il Comune di Ravenna ha appena sparato il colpo risolutivo. La dirigente comunale dell’ERP ha firmato e notificherà alla coop. Mani Uniti, in cui essi si sono costituiti, la decadenza totale del diritto di superficie sul terreno comunale loro concesso nel 2006 per 99 anni. Dunque, il Comune si riprende il terreno e diventa proprietario delle due palazzine grezze da loro edificate con oltre 21.000 ore del proprio lavoro e pagate coi loro soldi.

Il Comune li accusa di aver violato il contratto perché non hanno ultimato la costruzione entro il 16 luglio 2012, ultima proroga concessa dal sindaco. Per l’“esproprio” degli edifici, la dirigente quantificherà, con un atto successivo, il corrispettivo dovuto agli autocostruttori sulla base dei criteri e delle penalità stabiliti nel contratto. Ufficiosamente valutabile in 780 mila euro circa, non ne vedranno però un centesimo.

Scrive Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna: “È scritto infatti nell’atto che, siccome “per realizzare gli alloggi in questione la Coop. Mani Unite ha ottenuto da Banca Popolare Etica…una linea di credito con garanzia ipotecaria, linea di credito che è stata utilizzata da Coop. Mani Unite ma che poi quest’ultima non ha interamente rimborsato a Banca Etica…, dal corrispettivo in argomento si dovrà sottrarre ‘la quota di mutuo non ancora estinta, salvo i maggiori danni eventualmente dovuti’”. Il fido è stato all’incirca di un milione e 250 mila euro. Al termine dei lavori, fissato al massimo in tre anni, il prestito si sarebbe trasformato in un mutuo, che i singoli proprietari degli alloggi autocostruiti avrebbero rimborsato con rate mensili da circa 500 euro. Dal blocco dei lavori, avvenuto, dopo alcune sospensioni premonitrici, nel 2009, e nonostante i rimborsi parziali del debito compiuti dagli autocostruttori, gli interessi hanno fatto lievitare oltremodo, in misura non pubblicizzata, il passivo degli autocostruttori nei confronti di Banca Etica, che però si “accontenterebbe” dei 780 mila euro di cui sopra”.

Continua Ancisi: “Il colpo di grazia è stato sparato col silenziatore, senza alcuna comunicazione pubblica. Si capisce perché. Stando ad una parziale lettura del contratto di concessione può essere che “la colpa” sia degli autocostruttori: che però non ne hanno nessuna. Il progetto dell’autocostruzione non se lo sono inventati loro, ma il Comune stesso, con atti di dominio pubblico che ne hanno fissato le regole e i meccanismi, affidandone la gestione all’associazione Alisei. Gli autocostruttori, metà italiani metà immigrati, scelti con un bando pubblico dal Comune tra le famiglie a basso reddito, hanno rispettato le regole fissate, prestando ciascuno 1.500 ore (e andando anche molte oltre) di egregio lavoro e affidando i soldi del prestito contratto con Banca Etica ad Alisei, ora nella forma di società srl, perché sovrintendesse tecnicamente ai lavori e fornisse i materiali e i lavori specializzati necessari. Finite le murature, il resto (impianti, intonaco, pavimenti, rivestimenti, infissi, fognatura, ecc.) è saltato in aria fin dal 2009, in quanto Alisei è ecessata nel 2010. Di qui “la colpa” di non avere terminato i lavori, addebitata freddamente agli autocostruttori dal Comune nell’atto di decadenza della concessione. Da allora, le due palazzine grezze, col tetto incompiuto, sono finite in malora, devastate e depredate in tutto, con enorme deprezzamento di valore, al punto che oggi servirebbe un milione di euro per riprendere e completare i lavori”.

E ancora Ancisi: “Per attribuire “le colpe” di tanto sfacelo, il contratto di concessione dev’essere valutato congiuntamente al protocollo d’intesa del dicembre 2003 tra il Comune ed Alisei, approvato in consiglio comunale, di cui costituisce parte integrante. Tale protocollo ha posto a carico del Comune degli impegni, tra cui di “dare periodicamente informazione sull’andamento del progetto alla Commissione consiliare di riferimento” (mai fatto) e soprattutto di “sovrintendere, coordinare e vigilare in tutte le fasi la corretta attuazione del progetto di autocostruzione”. Essendo stato a fianco degli autocostruttori fin dalle prime pesanti avvisaglie posso dimostrare in qualsiasi sede a cui essi intendano ricorrere, stragiudiziaria (arbitrato) o giudiziaria (al TAR contro la decadenza della concessione e/o al Tribunale civile per la rifusione dei danni, senza escludere la sede penale), che questo impegno è stato disatteso gravemente e infelicemente”.

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