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Aviaria nell'allevamento, soppresse centinaia di animali: "Il lavoro di una vita distrutto per un solo caso positivo"

Nei giorni scorsi davanti all'allevamento amici e animalisti si sono riuniti in presidio per impedire l'abbattimento

C'è grande sgomento a Lavezzola in questi giorni, dopo che i veterinari dell'Ausl si sono presentati all'Allevamento Fenati di via Bastia per sopprimere centinaia di animali tra galline, polli, anatre, colombi, pavoni e quant'altro, in seguito all'emersione di una positività al virus dell'influenza aviaria per un ceppo virale altamente patogeno avvenuta il 29 marzo scorso.

"L'Ausl ha disposto l'abbattimento di tutto il pollame e affini presenti nell'allevamento - spiega Gaia Fenati, figlia del titolare Paolo Fenati - Sono animali perfettamente in salute e tutti gli animali sono clinicamente asintomatici. La cosa più ingiusta è che non verranno abbattuti solo gli esemplari positivi, ma tutti indistintamente, compresi quelli facenti parte di specie pregiate e protette. Si tratta di qualche centinaio di soggetti".

Nei giorni scorsi davanti all'allevamento amici e animalisti si sono riuniti in presidio per impedire l'abbattimento. "Sono stanco di questo sistema cattivo - dice il titolare Paolo Fenati - Noi non siamo industriali, la nostra è una piccola realtà. Ci vuole una vita per creare tutto questo". Nel frattempo su Change era stata lanciata la petizione 'Salviamo l'allevamento Fenati', che martedì mattina aveva raggiunto quasi 1000 firme, e anche sui social sono tantissimi i messaggi di supporto alla famiglia Fenati.

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"Noi e i nostri animali siamo condannati a un massacro senza possibilità di appello, fosse anche la possibilità di richiedere ed ottenere lo svolgimento di ulteriori test di verifica su tutti gli animali - commenta Saveria Lippera, presidente Fiav (Federazione italiana delle associazioni avicole) - Da sottolineare inoltre che la "positività" riscontrata non è positività alla malattia conclamata, bensì ai suoi anticorpi, il che significa che quell'animale è entrato in contatto con la malattia e l'ha superata. La possibilità di fare test ulteriori esisterebbe, ma siccome la normativa vigente non lo richiede (perché calibrata su realtà, gli allevamenti intensivi, che sono bombe biologiche) non si fanno, con buona pace di queste innocenti vite, degli interessi e del duro lavoro degli allevatori. Ricordiamo che le nostre realtà non sono intensive, sono allevamenti con numeri ridotti, dove gli animali sono tenuti in condizioni compatibili con le loro esigenze; sono realtà chiuse, appartenenti a un circuito chiuso, realtà che possono essere facilmente monitorate. E' sacrosanto pretendere e ottenere un regime differenziato che tenga conto anche delle nostre peculiarità e ci tuteli rispetto ai produttori intensivi di carne e uova. L'influenza aviaria è una patologia che esiste, affligge gli uccelli selvatici e di certo non può essere in alcun modo eliminata portando avanti queste esecrabili operazioni di pulizia etnica, per cui occorre necessariamente conviverci trovando strategie sostenibili per preservare la biodiversità esistente. Altrimenti approvare una riforma costituzionale che ne garantisce la tutela in nome della fruizione delle future generazioni e declamarla a gran voce sono solo chiacchiere, solamente l'ennesima strategia di vuota propaganda politica, inutile".

L'informativa della Regione

Sulla questione aggiorna anche la Regione Emilia Romagna: "Tutto è partito nella tarda serata di venerdì scorso, con la segnalazione di un caso positivo di influenza aviaria ad alta patogenicità nell’allevamento dove erano presenti circa un migliaio di animali. Il Servizio veterinario dell’Azienda Usl di Ravenna è intervenuto tempestivamente: sono stati effettuati gli accertamenti clinici e gli esami di laboratorio previsti, e il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria ha confermato che si tratta del virus dell’influenza aviaria".

Intanto, la Regione sta emanando un’ordinanza che dispone l’istituzione delle zone di protezione nel raggio di 3 chilometri dall’allevamento e di zone di sorveglianza a 10 chilometri dove verranno poste limitazione alle movimentazioni di avicoli e loro prodotti, oltre all’adozione di una serie di misure necessarie per isolare il fenomeno; in particolare un piano di sorveglianza straordinario per verificare che l’infezione non si sia estesa ad altri allevamenti limitrofi nella provincia di Ravenna, con l’applicazione di misure rigorose per garantire la sicurezza sanitaria.

Per quanto riguarda la sicurezza alimentare, non vi è alcun rischio collegato al consumo di carni avicole o di infezione per l’uomo, se non in condizioni di stretto contatto con gli animali infetti. È la stessa normativa nazionale ed europea (D.L.gs 9/2010 e Regolamento UE 2020/687 esecutivo del Regolamento 2016/429 sulla sanità animale) che prevede, in presenza di un caso confermato di influenza aviaria ad alta patogenicità, l’abbattimento di tutti i volatili presenti in allevamento per evitare il rischio di diffusione della malattia ad altri allevamenti e ad animali selvatici. È prevista, in casi eccezionali, la possibilità di derogare all'abbattimento per volatili di specie a rischio di estinzione, qualora non infetti. Nel caso specifico, essendo presenti nell'allevamento alcuni esemplari appartenenti a tali specie, la Regione intende avvalersi di questa possibilità.  

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