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Cronaca

Bancarotta fraudolenta, stangata per l'ex vicesindaco Giuseppe Musca

Ad aprile 2016 il lavoro degli inquirenti aveva portato al sequestro del Grand Hotel di via Mattei, di otto appartamenti e di un complesso immobiliare a Glorie di Bagnacavallo

Dieci anni e sei mesi di carcere per l'ex vicesindaco di Ravenna Giuseppe Musca, otto anni di reclusione alla compagna. E' la sentenza arrivata nel pomeriggio di lunedì in tribunale a Ravenna, a conclusione del processo di primo grado che ha visto alla sbarra per il reato di bancarotta fraudolenta una delle famiglie più in vista di Ravenna, quella di Giuseppe Musca, 68 anni, ex vicesindaco e imprenditore immobiliarista con un dedalo di società poi fallite.

Stesso capo di imputazione per la compagna Susy Ghiselli, 49 anni, così come per il figlio Nicola Musca, 38 anni. Quest'ultimo è stato però assolto. La Procura della Repubblica chiedeva per Musca una condanna a 15 anni e 13 per la Ghiselli. Il tribunale collegiale di Ravenna ha ridotto le pene richieste della Procura, la cui ricostruzione dei fatti tuttavia – almeno dalla lettura del dispositivo – ha trovato sostanzialmente il favore dei giudici (presidente Milena Zavatti). E' stata disposta anche una provvisionale a favore dei tre curatori fallimentari delle società della "galassia Musca" per un totale di 6,5 milioni di euro.
 
Ad aprile 2016 il lavoro degli inquirenti aveva portato al sequestro del Grand Hotel di via Mattei, di otto appartamenti e di un complesso immobiliare a Glorie di Bagnacavallo, nell'ambito dell'indagine "Holiday out" coordinata dal procuratore capo Alessandro Mancini e dai sostituti Monica Gargiulo e Lucrezia Ciriello per bancarotta fraudolenta. 

Secondo l'accusa, i Musca avrebbero orchestrato una serie di operazioni finanziarie molto complesse portando al fallimento le loro società e distraendone i beni. Una serie di intrecci molto difficile da decriptare – avevano spiegato i pm in aula – collegati alla realizzazione dell'hotel, ad una concessionaria, più una serie di società fallite. E' più che scontato il ricorso in appello degli imputati. Musca, di origine palermitana, è stato vicesindaco della città negli anni '80. Alla lettura della sentenza l'ex imprenditore era presente in aula, assieme al figlio.

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