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Cronaca

Il bar del Tribunale non ce la fa più: "40mila euro di affitti da pagare e non incasso più, costretto a chiudere"

Il barista, nonostante tutto, spera ancora di riuscire a restare aperto e lancia un appello: "Sarebbe bello che avvocati, personale del Tribunale e tutti coloro che si servono al nostro bar facessero una raccolta firme per far capire l'importanza di questo servizio"

Lo aveva annunciato già più di un anno fa, ad agosto 2020: "Se non ricominceremo a lavorare un po', saremo costretti a chiudere". Le cose non sono migliorate molto nel corso dell'ultimo anno, tanto che ad aprile l'imprenditore definiva la situazione della sua attività "al limite della sopravvivenza". E ora è ufficiale: il bar del Tribunale chiuderà presto i battenti, forse già da metà novembre. A meno che non cambi qualcosa.

A darne notizia è Giovanni Dibello, che insieme alla moglie dal 2013 gestisce il bar del Tribunale, il 'D&D cafè', attività per la quale nel 2019 la coppia si è riaggiudicata l'appalto fino al 2028. I problemi per il locale sono iniziati con la pandemia, ma sono poi continuati anche con la riapertura delle varie attività. "Il nostro problema è che il Tribunale è come se fosse rimasto chiuso - spiega Giovanni - Il Covid ci ha tagliato le gambe, ma anche ora è quasi tutto fermo, a parte qualche rara udienza che porta un po' di avvocati e di pubblico. Noi siamo un bar interno, dove può venire solo chi ha il permesso di entrare, non siamo come tutti gli altri bar ma siamo più tartassati. Facciamo un centinaio di euro di incassi al giorno e paghiamo un affitto di 2500 al mese, ai quali si aggiungono 500 euro circa di luce. Prima del Covid, incassavamo almeno il doppio".

Nel corso di questi mesi l'imprenditore ha visto gradualmente azzerarsi, oltre alle entrate del bar, anche tutti gli affari legati alle marche da bollo e alla tabaccheria connesse alla sua attività interna al Tribunale. "Abbiamo fatto un'udienza per avere una riduzione dell'affitto e ci hanno sospeso i pagamenti da marzo 2020 a oggi - racconta Giovanni - Ora però ci chiedono di pagare gli affitti sospesi, ben 40mila euro, entro marzo 2022. Ma qua non è ripartito nulla, ci sono pochi ingressi, è ancora tutto su appuntamento. Ho scritto più volte al Comune, ma mi hanno risposto dicendo che dobbiamo pagare e che se non lo facciamo ci faranno causa. Se non paghiamo, potrebbero pignorarci la casa".

"Il Comune non considera che l'emergenza ha portato a una riforma del codice di procedura civile, che entro fine anno dovrebbe portare ad avere almeno un 30% di udienze in meno, e questo anche quando ci saremo dimenticati del Covid - spiega l'avvocato Nicola Montefiori, legale del barista - E' necessario che venga riconosciuto che il volume d'affari è calato dell'80% e che non si rialzerà più del tutto. Noi chiediamo che venga riparametrato il canone di affitto e che i 40mila euro vengano rateizzati, in caso contrario i gestori del bar interromperanno il contratto".

Giovanni spera ancora di riuscire a restare: "Io ci tengo a rimanere qui, mi piace il mio lavoro - spiega l'imprenditore - Ma così è impossibile. Grazie al cielo ho sempre messo da parte un po' di risparmi, grazie ai quali sono riuscito a sopravvivere anche nell'ultimo anno e mezzo. Ma ora anche quelli stanno finendo. Noi stiamo dando un servizio al Tribunale, e se chiudo il bar chi lo riapre? Chi si assume questo onere?". Il barista lancia infine un appello agli avvocati e ai dipendenti del Palazzo di giustizia: "Sarebbe bello che avvocati, personale del Tribunale e tutti coloro che si servono al nostro bar facessero una sorta di raccolta firme, un appello per far capire l'importanza di questo servizio all'interno della struttura, perchè se chiudiamo si trovano tutti senza possibilità di fare colazione, di prendere un caffè o di avere un pasto caldo all'ora di pranzo, ma anche senza la possibilità fondamentale di acquistare marche da bollo".

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