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Cronaca

Bomba buttata nella piallassa, il M5S: "Chi pagherà per rimozione ed evacuazione?"

Un ordigno bellico tedesco di 700 chilogrammi, senza avvisare le autorità sarebbe stata trasportata e affossata nella piallassa Piomboni per allontanarla dai traffici marittimi, in attesa del ritrovamento "ufficiale"

Erano le 17.08 del 22 giugno 2010 quando squillò il telefono di Giorgio Calderoni, rappresentante della CMC per il porto di Molfetta. Dall'altra parte del telefono un tecnico che operava per il porto di Molfetta, dove la CMC stava realizzando il nuovo porto: “C’è un bambino di un metro e mezzo imbrigliato nella griglia della draga, Adesso che facciamo?”. Quel “bambino” in realtà non era altro che un ordigno bellico tedesco di 700 chilogrammi, che senza avvisare le autorità sarebbe stata trasportata e affossata nella piallassa Piomboni per allontanarla dai traffici marittimi, in attesa del ritrovamento "ufficiale".

Per l'accaduto, sono nove le persone tutt'ora a processo con le accuse di avere illegalmente trasportato e nascosto la mina, di avere messo in pericolo la sicurezza dei trasporti marittimi dentro all'area portuale ravennate e di omissione legata al non avere segnalato l'ordigno in maniera tale da prevenire infortuni sul lavoro o, ancora peggio, disastri. Tre hanno già manifestato l'intenzione di patteggiare pene attorno ai sei mesi. Per gli altri sei in rito abbreviato, il Pm ravennate Isabella Cavallari ha chiesto condanne tra i sei e i 18 mesi. Nel gruppo c'è anche il responsabile della Cmc Giorgio Calderoni.

Su quell'episodio ora arriva la dettagliata protesta di Pietro Vandini, del Movimento 5 Stelle, che chiede conto, in una nota, “della vita e la sicurezza dei lavoratori, di tutta la cittadinanza, che veniva messa ancora una volta a rischio dalla logica del profitto”. Ricorda Vandini: “Successivamente 4000 residenti furono direttamente interessati dall’ordinanza che il Comune di Ravenna dovette emanare per la rimozione della bomba. L’operazione fu suddivisa in tre parti: rimozione della mina anti-nave (con 700 chili di tritolo) dalla piallassa Piomboni, spostamento lungo il Candiano e parcheggio in mare, trasporto fino all’altezza del Poligono militare di foce Reno e brillamento, il tutto in due giorni che videro impegnati ben 350 persone. Fu interdetta la navigazione nel tratto di canale compreso fra l’imboccatura delle dighe foranee e il canale Piomboni compreso. Fu vietato l’ormeggio alle navi in una ventina di banchine; persone e veicoli non poterono avvicinarsi a meno di 200 metri dal ciglio delle banchine stesse, niente persone su pontili, moli e banchine e a bordo di navi ormeggiate in un’altra decina di punti, compresi alcuni cantieri navali e circoli diportistici”. “Fortunatamente tutto si concluse senza incidenti, ma a questo punto ci piacerebbe sapere:

A quanto ammontano esattamente i costi di questa operazione, e quanto è costato a noi contribuenti l’aver inconsciamente trasportato questa bomba su e giù per il canale? L’occultamento della bomba fino alla piallassa Piomboni ha sicuramente provocato una lievitazione dei costi, di quanti soldi stiamo parlando? Faremo un’interrogazione a riguardo”, dice Vandini.

“Nessuna forza politica si è posta questa domanda, ci saremmo aspettati una presa di posizione su questo pericolo almeno dal PD locale, ma assistiamo ancora una volta ad un comportamento omertoso di questi dirigenti come del resto su ogni altro importante tema che riguarda questa città. Noi invece siamo preoccupati da questa richiesta, e solidali con tutti i lavoratori, che non dovranno essere in alcun modo quelli che pagheranno errori commessi da qualche dirigente. A tutti i lavoratori della CMC, a tutti i soci cooperatori, il Movimento 5 Stelle è a loro disposizione in ogni sede, da Ravenna a Roma per appoggiarli in qualsiasi iniziativa volessero intraprendere”, conclude Pietro Vandini

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