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Cronaca Faenza

Case e attività distrutte, un viaggio nella zona rossa del borgo faentino: "E’ un disastro"

Volontari al lavoro tutto il fine settimana, non sono mancati attimi di tensione. Un residente: "Ci siamo resi conto della situazione nelle prime ore di mercoledì mattina quando abbiamo visto i Vigili del Fuoco arrivare col gommone"

L’odore di fango si sente ancora all’interno della zona rossa che comprende le vie limitrofe all’argine del fiume Lamone e che era stata istituita nel fine settimana dopo l'alluvione. A presidiarla, tenendo alla larga decine di curiosi, c’erano le forze dell’ordine mentre all’interno i residenti, i loro amici, i parenti, centinaia di volontari e il personale della Protezione Civile proveniente da ogni parte d’Italia hanno lavorato duramente e senza sosta infangandosi fino ai capelli per ripulire il quartiere e portare fuori dalle abitazioni e dalle attività quanto è stato distrutto dell’alluvione di mercoledì. Lungo i bordi delle strade accatastati in maniera massiccia, grandi mucchi di oggetti, suppellettili, mobili ed elettrodomestici rendevano bene la sensazione dello scenario apocalittico creatosi. Nei volti dei tanti giovani volontari che hanno preferito rinunciare a due giorni di mare per ‘dare una mano’ un sorriso incoraggiante consentiva di allontanare la fatica e le lacrime strangolate di chi, invece, ha visto spazzati via i ricordi di una vita intera e un pezzo importante di quotidianità.

Le sbarre segate di un’abitazione al pian terreno mostravano in maniera evidente il lavoro che i Vigili del Fuoco hanno sostenuto nelle prime ore dell’emergenza: “Una signora - spiega una volontaria - era rimasta intrappolata lì, e i pompieri hanno fatto un gran lavoro per evacuarla”. A pochi passi c’è l’Artistation, la scuola di musica devastata dall’acqua. Decine di giovani con gli stivali ai piedi e coi badili in mano rimuovevano fango e cartongesso zuppo. “Qui è tutto da buttare” il racconto di un altro volontario mentre col dito indicava gli strumenti musicali irriconoscibili. Da pochi giorni è stata avviata una raccolta fondi specifica dalla scuola di musica, che in poche ore ha ricevuto donazioni per oltre 30mila euro. Ne serviranno però molti di più. Proseguendo verso la storica palestra Lucchesi, che ha dato i natali sportivi a numerosi atleti plurimedagliati, si vedevano volontari della Protezione Civile rimuovere i pesanti attrezzi ginnici. Anche qui l’acqua è entrata fino al livello delle finestre risparmiando poco e nulla. Qualche metro prima in un condominio i residenti erano al lavoro per svuotare il garage interrato.

“Questo vialetto era rosso - ha sottolineato un cittadino indicando un vialetto di mattonelle reso color cenere dal fango -. Dicono che sono venuti a suonare ai campanelli ma io non ho sentito niente. Ci siamo resi conto della situazione nelle prime ore della mattina quando abbiamo visto i vigili del Fuoco arrivare col gommone. Avevo cinque moto in garage, sono riuscito a portarne fuori quattro dopodiché ho visto esplodere i tombini per la pressione dell’acqua e ci siamo dovuti allontanare. E’ un disastro”. Più in là, il furgone di una pizzeria distribuiva ai volontari pizze gratis. A piedi le squadre portavano ai residenti e ai lavoratori acqua, barrette, e frutta. Oltre la palestra erano in moto escavatori e gru ammassando qualsiasi cosa fosse stata posta fuori dalle case. Una bimba in giardino con una bacinella stava ripulendo le proprie pinne, dal fango cementificato.

Si è lavorato fino alla tarda serata di domenica in queste condizioni, senza sosta. Non sono mancati attimi di tensione. In particolare quando alle 18.30 si è riunita un’assemblea spontanea di residenti alluvionati. Un residente ha tenuto un discorso col megafono chiedendo di restare uniti: “I primi stanziamenti non basteranno” rumoreggiava qualcuno, “Dovevamo essere avvisati prima” sostenevano a gran voce altri. L’assemblea si è poi sciolta con una proposta: rivedersi martedì sera in uno spazio messo a disposizione dalla parrocchia. Dagli argini sono poi arrivati alcuni musicisti, qualcuno con indosso la divisa della Croce Rossa, un’altra con la divisa della Polizia Locale, altri ancora con abiti civili sporchi di fango. Hanno intonato Romagna Mia al crepuscolo. Poi ciascuno è ritornato ai propri compiti: ripulire, presidiare, aiutare, sgombrare. L’odore di fango passerà probabilmente nei prossimi giorni, il ricordo di quanto è accaduto invece resterà indelebile.

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