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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Cambia la presidenza dell'Anpi provinciale, Artioli: "Ravenna è una terra antifascista. C'è ancora molto da fare"

Dopo 17 anni, Ivano Artioli passa il testimone a Savini: "Per tutti questi lunghi anni ho vissuto in questa epoca, ma con i piedi appoggiati in un'altra epoca. E' stato un regalo"

Si chiude un'epoca e si aprono nuove sfide. Dopo 17 anni alla testa dell'Anpi provinciale di Ravenna, Ivano Artioli lascia l'incarico di presidente a Renzo Savini, già sindaco di Alfonsine (dal 1995 al 2004) e dirigente dell'associazione dei partigiani. Si è tenuto infatti a metà marzo, a Brisighella, il congresso provinciale dell'Anpi ravennate. Un congresso che segna una cesura importante per il mondo dell'antifascismo locale: dopo quattro mandati consecutivi, infatti,  Artioli lascia la testa dell'Anpi e insieme a lui lasciano l'incarico Piergiorgio Oliani e Pina Molducci. Il testimone passa quindi a Renzo Savini, eletto all'unanimità nuovo presidente provinciale, a Valentina Giunta, vice presidente, e Giorgio Branchetti, tesoriere.

17 anni alla guida di un movimento vivo e numeroso come quello dell'Anpi ravennate sono tanti. Ma al di là del lungo periodo, ci sono state anche immense sfide nel nome dell'antifascismo e della memoria. E in più: la responsabilità di traghettare l'associazione verso nuovi orizzonti. Eletto nel 2005, infatti, Artioli diventò il primo presidente provinciale dell'Anpi non partigiano. Una novità non da poco che aprì nuovi panorami nella storia dell'associazione. Abbiamo intervistato Ivano Artioli per farci raccontare questa esperienza e le sfide future dell'Anpi.

Artioli, qual è il suo bilancio di questi 17 anni alla guida dell'Anpi provinciale?
Io ho ricevuto la presidenza dell'Anpi nel 2005 con il congresso, ma già da un anno frequentavo i combattenti partigiani, persone molto accorte e oculate nelle loro scelte, che, quando hanno ritenuto di cambiare la presidenza e passare a un nuovo esponente non appartenente alle file dei partigiani, mi hanno valutato in una serie di incontri. Con uno di loro, Mario Cassani, mi recavo in auto nei luoghi della Resistenza e lui mi raccontava le storie di quei luoghi. Questi viaggi insieme mi hanno dato una formazione dettagliata sulla Resistenza in pianura. Da lì mi venne poi dato l'incarico. Fu una grande emozione per me. Mai avrei pensato di poter vivere quel periodo storico nella frequentazione con i combattenti. Per tutti questi lunghi anni ho vissuto in questa epoca, ma con i piedi appoggiati in un'altra epoca. E' stato un regalo. Sono stati 17 anni impegnativi, anche perché l'Anpi di Ravenna è una delle prime nate nel Paese e tra le più grandi.

Intende come numero di iscritti?
Al momento della smobilitazione della 28esima Brigata “Mario Gordini”, nella primavera del 1945, c'erano 4438 partigiani iscritti. La nostra gestione, dopo tanti anni, è riuscita a eguagliare quel numero lì. Poi il referendum costituzionale del 2016 divise l'Anpi e i numeri non sono più stati gli stessi. Ma a raggiungere quel risultato non sono stato solo io. Ho potuto contare su una presidenza molto motivata, insieme a molti iscritti impegnati. Da noi, nell'Anpi, non c'è un capo. Ogni iscritto è un dirigente impegnato nell'antifascismo.

Lei è stato fra l'altro il primo presidente provinciale 'non partigiano'...
Sì, prima di me era stato presidente Pompeo Graziani di Lugo. Ho vissuto con grande timore il mio incarico, sapevo di maneggiare una storia fondamentale per il nostro Paese. Ma insieme al timore non mi sono mai stancato di venire in ufficio, di seguire le iniziative, perché sentivo l'importanza del mio ruolo.

In questi anni cosa è stato fatto e cosa si poteva fare di più?
Si può fare tanto di più perché Ravenna è una provincia fortemente antifascista. Si poteva far di più, ma con molta attenzione abbiamo portato avanti un'opera didattica della Resistenza, sempre agendo attraverso il dialogo. Con noi è nata anche la 'scuola' dell'Isola degli Spinaroni che ha portato al recupero di quell'area fondamentale per la nostra Resistenza. I consiglieri comunali di Ravenna, allora, votarono all'unanimità a favore del progetto di recupero e della sua importanza storico-ambientale.

Quali dovranno essere, secondo lei, i nuovi obiettivi dell'Anpi e del nuovo presidente provinciale?
L'Anpi nei prossimi giorni dovrà affrontare il Congresso nazionale e da lì verranno fuori le indicazioni per il futuro. Sarà il nuovo presidente provinciale a disegnare il cammino. E per il resto, a lui capiterà quello che è successo a me: si sentirà appoggiato con i piedi nella storia, nei fatti e nei valori della Resistenza e della Repubblica. Lui e i suoi collaboratori si sentiranno investiti dell'importanza del ruolo.

Il dibattito dell'Anpi al congresso provinciale ha toccato anche il tema del conflitto in Ucraina? Che posizioni sono emerse?
Tutti quanti siamo addolorati per le bombe, per le vittime e per tutto quel Paese che soffre. Ci sono naturalmente tante posizioni individuali, ma ancora non abbiamo preso una posizione ufficiale come Anpi provinciale.

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