rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Caporalato nelle case famiglia, dure condanne penali: "Serve una stretta del regolamento comunale"

Il Gup ha condannato due coniugi che nel 2019 vennero accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro dei loro dipendenti, impiegati in una casa famiglia di Mezzano e in una di Bagnacavallo

Dure condanne penali per i casi di caporalato nelle case famiglia. Mercoledì il Gup ha condannato due coniugi che nel 2019 vennero accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro dei loro dipendenti, impiegati in una casa famiglia di Mezzano e in una di Bagnacavallo: cinque persone straniere, di vari continenti, che avevano subìto in passato violenze e abusi o povertà, alcuni fuggiti dal paese d’origine. Uno di questi e alcuni ex dipendenti della medesima “azienda” avevano dichiarato alla Finanza che l’uomo li aveva di fatto ingaggiati da un centro di accoglienza di immigrati, facente capo alla cooperativa Cefal, nel quale egli lavorava come responsabile della gestione.

Il caso ai tempi venne denunciato da Lista per Ravenna. "In Emilia-Romagna, le case famiglia per anziani sono disciplinate dalla Regione e dai Comuni, di fatto sopperendo alla grave carenza di strutture pubbliche atte ad ospitare anziani in difficoltà, sia pure non autosufficienti solo parzialmente - spiega il capogruppo Alvaro Ancisi - Il regolamento del Comune di Ravenna, fatto proprio da tutti i Comuni della provincia, recitava come queste “case” private fossero inserite “nella rete integrata dei servizi sociali residenziali di supporto alle famiglie”, sottoposte ai controlli di quattro servizi pubblici: Sportello Unico per le Attività Produttive, Polizia municipale, Ausl e Servizi Sociali. Avrebbero dovuto verificare tra l’altro “le condizioni organizzative, assistenziali e di personale” e “i requisiti strutturali, impiantistici e igienico sanitari”. Chiedemmo allora come fosse stato possibile scoprire fatti così gravi, capitati in due case famiglia, solo con un’indagine giudiziaria di carattere penale: “Non sono serviti a niente - dicemmo - i precedenti fattacci avvenuti nel Comune di Ravenna, da Sant’Alberto in poi, di cui solo alcuni pubblicizzati?"

"La stretta regolamentare che Lista per Ravenna aveva richiesto già nella primavera 2018, arrivata in Consiglio oltre un anno dopo, si è però risolta introducendo nel “nuovo” regolamento un solo punto credibile, tra quelli da noi proposto: l’obbligo che la segnalazione di avvio di ogni nuova casa famiglia sia fatta prima che inizi l’attività, e non più entro sei mesi - aggiunge il consigliere d'opposizione - Il resto è una congerie di declamazioni politiche di principio, ma inapplicabili o confuse. Lista per Ravenna ha votato quindi no al regolamento, insieme ai due soli consiglieri della Lega Nord presenti. Resta perciò necessario che questo regolamento sia rivisto per introdurvi obblighi, controlli e sanzioni seri, effettivi ed efficaci, tuttora mancanti, capaci da un lato di far lavorare bene e senza inutili cavilli burocratici le molte case famiglie “buone”, ingiustamente penalizzate dal discredito che le incapacità dell’amministrazione pubblica riversano immeritatamente su di loro; ma dall’altro di stroncare quelle “cattive” sul nascere, evitando che debbano farlo i carabinieri o la finanza molto dopo che gli anziani ospiti e gli addetti subiscano angherie, maltrattamenti o anche solo gravi limitazioni alla condizione di benessere. che è la regola prima da far valere nelle case famiglia. Come appunto in famiglia, lager esclusi".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Caporalato nelle case famiglia, dure condanne penali: "Serve una stretta del regolamento comunale"

RavennaToday è in caricamento