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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Giovani che giocano al suicidio, altri casi di "Blue Whale": è allarme

Dopo il caso della ragazzina di 14 anni trattato dalla Polizia Postale, anche i Carabinieri hanno dovuto fare i conti con un caso che ha riguardato una tredicenne

Altri casi di "Blue Whale", il gioco del suicidio tramite social network che tanto sta facendo parlare di sé. Dopo il caso della ragazzina di 14 anni trattato dalla Polizia Postale, anche i Carabinieri hanno dovuto fare i conti con una segnalazione che ha riguardato una tredicenne. Ad informare gli uomini dell'Arma, come riporta la stampa locale, sono stati i familiari dopo essersi accorti di alcuni segni su un braccio. E' stato trattato invece da uno psicologo il caso di un altro giovane tredicenne. Il "Blue Whale" sta facendo parlare di sé sopratutto dopo il servizio delle “Iene”: in Russia pare che siano state centinaia le vittime di questo gioco ‘a tappe’, che culmina il 50esimo giorno con il suicidio di chi vi partecipa. Un triste gioco di adescamento on line, che prevede 50 prove in 50 giorni impartite da un cosiddetto “tutor” e che fa leva sull'autolesionismo dei teenagers. 

"Risulta in aumento il numero degli adolescenti che partecipa al cosiddetto ‘Blue Whale’, un ‘gioco’ che gioco non è", afferma la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Clede Maria Garavini. Si tratta infatti, spiega la Garante, “di una pratica di suggestione esercitata via web nei confronti di giovani e giovanissimi che vengono progressivamente indotti a compiere azioni via via più pericolose fino a mettere a repentaglio la loro vita”. Si ritiene necessario, rimarca quindi Garavini, “richiamare l’attenzione dei ragazzi, delle ragazze, e anche degli adulti e delle istituzioni preposte all’educazione, alla tutela, alla prevenzione e alla cura del disagio in fase adolescenziale al fine di mettere in atto tutte le azioni necessarie per cogliere i segnali degli adolescenti coinvolti nel fenomeno e per predisporre risposte adeguate e tempestive, attivando la rete degli aiuti”.

A questo proposito, la Garante ha diffuso in giornata alla rete regionale dei servizi una nota di Silvia Marzocchi, Procuratore della Repubblica per i minorenni, che richiama l’attenzione sul fenomeno e fa un appello ai servizi sociali affinché, in caso di coinvolgimento di un minore nel “gioco”, esercitino i loro propri autonomi poteri di vigilanza, di sostegno e intervento, resi peraltro possibili anche dalla collaborazione dei genitori, al fine di attivare programmi di aiuto e di supporto rivolti agli adolescenti e alle loro famiglie.

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