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Cronaca

"Caso di tubercolosi a Ravenna, ma l'Ausl non ha avvisato la cittadinanza"

Altre tre persone sarebbero risultate positive al test per la TBC. "Quando arrivano, gli immigrati dovrebbero essere obbligati a fare il test".

Caso di tubercolosi accertato, e risolto, nel Ravennate. Ma la questione, che riguardava un immigrato, ha fatto infuriare Forza Nuova. “Nessuno è stato informato se non i volontari delle strutture che ospitano questi immigrati e gli operatori sanitari – scrive in una nota la responsabile provinciale Desideria Raggi -. Si vede che non era, poi, così importante avvisare la cittadinanza; del resto la TBC causa solamente 2.000.000 di decessi all'anno riconosciuti; assieme alla malaria e all'HIV è solamente la terza malattia da debellare".
"La direzione sanitaria parla anche di altre tre persone, due volontari e un altro ospitante della stessa struttura, positive al controllo; comunque, tutto nella norma, essere positivi al test, ci tengono a specificare, non vuol dire per forza ammalarsi”.
"Oltre al danno di questa falsa solidale accoglienza, la beffa; è inammissibile che non vengano attuati screenig obbligatori all'arrivo di questi clandestini e che non siano obbligatori ogni qualvolta vengano spostati sul suolo italiano”.

Sul tema sono intervenuti anche i vertici romagnoli della Lega Nord. “I prefetti sono lasciati soli davanti ai richiedenti asilo che sbarcano sulle nostre coste; scaricando i costi finanziari e sociali sulle comunità”. A dirlo sono i tre segretari provinciali della Lega Nord, Samantha Gardin (Ravenna), Stefano Vanetti (Forlì-Cesena) e Bruno Galli (Rimini): “Apprendiamo con preoccupazione – dicono dalla Lega – che molti dei migranti irregolari che sbarcano nell’Hub di Bologna non sono in buone condizioni di salute, visto che si parla anche di casi di Tbc. A volte, questi stranieri non rimangono il tempo sufficiente in questo centro per uno screening approfondito, di cui deve farsi carico poi l’Ausl e, in ultima istanza, le comunità”. 
“Da parte nostra – dicono all’unisono Gardin, Vanetti e Galli – rilanciamo le proposte avanzate dalle Regioni Veneto, Lombardia e Liguria, che partono dalla necessità di istituire nei paesi di partenza dei centri di prima accoglienza, di servirsi della Protezione civile per i casi di emergenza e stipulare accordi per i rimpatri con i paesi di origine dei flussi. Facendo una distinzione netta tra chi ha diritto d’asilo (meno del 10%) e migranti economici, che non hanno titolo di rimanere. Reintroducendo, quando la guida politica del Paese cambierà, il reato di immigrazione clandestina”.

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