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Cronaca Faenza

Assunte come massaggiatrici e indotte a prostituirsi: centri tantrici 'hot' nei guai

Dietro quei massaggi inebrianti, tra olii e profumi, si nascondevano vere e proprie prestazioni sessuali

"Il massaggio Tantra non è sesso", avverte il pop-up che appare quando si clicca sul portale di riferimento www.tantraitalia.com. "Se cercate un surrogato del sesso a pagamento, questo non è il posto giusto perciò uscite, prego". Un monito ai clienti in cerca di esperienze piccanti, ma solo all’apparenza, secondo gli investigatori, convinti che invece dietro quei massaggi inebrianti, tra olii e profumi, si nascondessero vere e proprie prestazioni sessuali. 

Due anni di indagine 

E’ costata due anni di indagini, fatte di pedinamenti, intercettazioni e appostamenti, l'operazione condotta dalla Squadra Mobile di Ancona e coordinata dalla Procura che ha coinvolto in tutto 6 persone e ha portato a 5 arresti disposti dal gip, su richiesta del pm Daniele Paci. In carcere è finito un imprenditore foggiano di 40 anni, ai domiciliari la moglie 33enne, mentre per altre tre delle 4 donne indagate è stata emessa la misura cautelare dell’obbligo di dimora (una, barese, è stata perquisita ma senza provvedimenti restrittivi perché aveva abbandonato il lavoro per motivi di salute). Sono stati sottoposti a sequestro preventivo 9 centri massaggi gestiti dalla rete: uno di questi si trova a Faenza, gli altri ad Ancona, Curtatone (Mantova), San Giovanni in Marignano, San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), Pescara, Barletta, Bologna e Rimini.

Per i 6 indagati - tra cui 4 coordinatrici che gestivano alcuni dei centri, sotto il rigido controllo dei datori di lavoro - l’accusa è di concorso in favoreggiamento della prostituzione, ma la coppia foggiana, considerata il vertice dell’organizzazione, dovrà rispondere anche di concorso in induzione alla prostituzione perché su siti specializzati, attraverso annunci di offerte di lavoro a tempo indeterminato con promesse di guadagni fino a 2500 euro mensili, reperivano giovani ragazze italiane che, secondo l’accusa, venivano indotte a prostituirsi, dopo un adeguato addestramento impartito dagli stessi promotori all’interno dei centri massaggi. 

Massaggi a luci rosse

I fondatori, che gestivano un’organizzazione in grado di fatturare centinaia di migliaia di euro all’anno, sono un imprenditore di 40 anni originario di Cerignola e la compagna di 33 anni, sua concittadina, considerata il braccio destro. Secondo gli inquirenti, sotto la parvenza della pratica olistica, esercitavano attività a sfondo sessuale: loro stessi, infatti, eseguivano trattamenti hot con i clienti, uomini e donne. Adescavano le candidate con annunci di lavoro sul web, le selezionavano, quindi le addestravano, impartendo loro le tecniche per eseguire alla perfezione massaggi tantrici che prevedevano il contatto corpo a corpo, completamente nudi, stesi a terra su un tatami, con l’uso di olii essenziali. Ma, come emerge dalle intercettazioni e dai filmati ripresi dalle spycam, i massaggi sarebbero sfociati in veri atti sessuali, anche se di sesso non si parlava mai esplicitamente al telefono o su internet. Il passaparola, però, faceva il resto: tutti i clienti di fascia medio-alta, secondo gli investigatori, si rivolgevano a quei centri olistici perfettamente consapevoli del tipo di prestazione che avrebbero ricevuto. Tra loro professionisti, medici e personaggi conosciuti nell’ambito cittadino.

Cinquanta vittime 

Una cinquantina di ragazze, tutte tra i 20 e i 30 anni, italiane e particolarmente avvenenti, sarebbero finite nella rete della coppia foggiana. L’accordo, generalmente, era questo: 100 euro a prestazione, di cui 40 per la massaggiatrice e 60 per l’organizzazione. Considerando che in ciascuno dei 9 centri olistici lavoravano almeno 4 persone, gli introiti erano considerevoli: nella sola giornata di lunedì, durante i vari blitz dalla Lombardia alla Puglia, la Squadra Mobile ha sequestrato 15mila euro complessivi. A gestire l’esercizio di Ancona era una 35enne di Cosenza, una delle indagate sottoposte a obbligo di dimora, insieme a una 32enne del centro olistico di Barletta e due 39enni dei centri di Faenza e Pescara, oltre a una trentenne barese per la quale non sono state applicate misure cautelari. Le ragazze assunte come massaggiatrici, molte con partita Iva, erano sottoposte a continua rotazione tra i vari centri e generalmente non venivano impiegate nella loro città d’appartenenza: tra queste, anche diverse anconetane. "Non correrete alcun rischio, è un lavoro sicuro e molto redditizio", garantivano nei colloqui marito e moglie arrestati con l’accusa di induzione e sfruttamento della prostituzione: per gli investigatori, erano così persuasivi da spingere le ragazze a convincersi che davvero quei massaggi a luci rosse, di illegale, non avessero proprio nulla. 

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