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Cronaca Lugo

Chiude il reparto Covid, l'infermiera assunta al suo primo giorno: "Ricorderò tutte le lotte vinte e quelle perse"

Dopo un anno e tre mesi, la Medicina dell'ospedale di Lugo ha dimesso l'ultimo ricoverato del reparto Covid. "Una notizia che a lungo abbiamo desiderato ricevere, e trovarci adesso di fronte a questa realtà mi riempie di gioia e commozione"

Una notizia che scalda il cuore: lunedì, dopo un anno e tre mesi, la Medicina dell'ospedale di Lugo ha dimesso l'ultimo ricoverato del reparto Covid. "Una notizia che a lungo abbiamo desiderato ricevere, e trovarci adesso di fronte a questa realtà mi riempie di gioia e commozione - commenta il sindaco Davide Ranalli - Il pensiero va a tutti coloro che in questi mesi sono stati ricoverati nei diversi reparti Covid e a chi purtroppo non ce l'ha fatta, a tutti gli operatori sanitari che in questi mesi hanno lavorato quotidianamente in ospedale per salvare coloro che si erano ammalati. L'emergenza, non va mai dimenticato, non è finita. Notizie meravigliose come questa fanno però davvero bene al cuore".

Tra chi ha prestato la sua attività incessantemente in questo anno e tre mesi di lotta contro il Covid c'è anche Silvia Berdondini, infermiera di 47 anni che ha ricevuto un vero e proprio 'battesimo di fuoco'. La donna, infatti, è laureata in psicologia e per anni ha lavorato nell'ambito psicologico; poi, a un certo punto della sua vita, ha deciso di rimettersi a studiare e di laurearsi in Infermieria, venendo assunta all'ospedale di Lugo nel reparto Covid proprio nel periodo della 'prima ondata'. "Di certo non mi sarei mai immaginata una cosa del genere quando ho ricominciato a studiare! - spiega Silvia - Ho iniziato a lavorare come infermiera ad aprile 2020 e ho scelto io di andare nel reparto Covid. All'inizio non è stato semplice, anzi, è stato molto faticoso indossare continuamente la tuta e prestare sempre la massima attenzione. Per i primi due mesi quando tornavo a casa mi svestivo nel cortile e mettevo tutti i vestiti in un sacco, facevo due docce al giorno per paura di infettare la mia famiglia".

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L'operatrice sanitaria ricorda bene il suo primo giorno come infermiera, partito subito nel reparto Covid: "Prima di entrare in ospedale avevo tanta paura nel pensare di dover affrontare questa malattia subdola; ma, non appena entrata, la paura è sparita. Però sembrava tutto surreale: i reparti erano chiusi ai parenti, io essendo nuova facevo fatica a riconoscere i colleghi con cui lavoravo tutti i giorni fuori dall'ospedale, perchè per oltre un anno ho potuto vedere solo i loro occhi. E' stata un'esperienza molto formativa, c'era un grande spirito di collaborazione e unione nell'affrontare questa cosa sconosciuta. Nonostante tutte le precauzioni, però, tanti miei colleghi si sono contagiati, specialmente nella seconda ondata e con le varianti più aggressive. Ci sono stati momenti di stress e di crisi, soprattutto nello scorso autunno, in certi momenti non si vedeva la luce. Poi ci si è abituati al metodo di lavoro e finalmente il giorno tanto atteso della dimissione dell'ultimo paziente è arrivato".

La 47enne ora lavora nel reparto 'filtro', dove vengono inviati i pazienti dal pronto soccorso prima del ricovero, per evitare di creare focolai nei vari reparti. Gli altri eventuali pazienti Covid che dovessero necessitare il ricovero verranno inviati al reparto Covid dell'ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna. "Cosa ricorderò dell'ultimo anno? Le lotte vinte dei pazienti che erano lì da tanto e lottavano per sopravvivere e, inaspettatamente, ci riuscivano e tornavano a casa - dice l'operatrice sanitaria - Stargli vicino facendogli videochiamare i loro parenti, nonostante il tempo fosse sempre poco, lasciarsi andare all'emozione. E poi le lettere di incoraggiamento, i pasticcini che ci portavano da fuori i parenti o baristi e ristoratori, tutti momenti di sollievo nella fatica del lavoro. Ma non potrò dimenticare anche le lotte perse di chi non ce l'ha fatta, e sono state tante".

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