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Cronaca

Cmc chiese due milioni di danni ad Ancisi: dopo tre anni il Tribunale dà ragione al consigliere

Nel 2015 la Cmc di Ravenna citò in giudizio per diffamazione il capogruppo di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, per alcuni giudizi espressi dal consigliere in merito alla costruzione del Ponte mobile

Nel 2015 la Cmc di Ravenna citò in giudizio per diffamazione il capogruppo di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, per alcuni giudizi espressi dal consigliere in merito alla costruzione del Ponte mobile - da lui soprannominato "ponte immobile", criticato dal consigliere per tempi, modi e costi di realizzazione - fino a chiedere un mega risarcimento di quasi due milioni di euro per danni. Il caso esplose quando nel settembre 2014, in occasione di una veleggiata sul Candiano, il ponte mobile non riuscì ad aprirsi bloccando le barche. Ancisi contestò malfunzionamenti e presunti problemi di costruzione. Oggi, dopo tre anni, Ancisi esce vincitore dalla causa milionaria.

"La causa civile ha percorso interamente il primo grado di giudizio - spiega il decano dell'opposizione - La sentenza ha respinto totalmente la richiesta della Cmc. Il giudice afferma che c'è stata, nei passi contestatimi dalla Cmc e pubblicati da alcuni giornali, un lecito esercizio del diritto di cronaca e di critica. La presenza e la gravità degli evidenziati difetti di funzionamento, insieme al rispetto dell’interesse pubblico dei fatti, porta ad escludere il carattere diffamatorio delle mie dichiarazioni, dovendosi piuttosto ritenere di essere in presenza di una legittima critica, proveniente da un esponente politico dell’opposizione, che esula da frasi costituenti intenzionalmente un’offesa e dirette unicamente a ledere l’immagine della società".

La causa si è chiusa il 13 dicembre 2017, con sentenza nel frattempo diventata definitiva non essendo stata impugnata. "Dunque non solo non ho compiuto alcuna diffamazione, ma ho scritto la verità e l’ho documentata", conclude soddisfatto Ancisi, che tuttavia sottolinea "sono un lavoratore pensionato, titolare di una famiglia media italiana, amministratore della cosa pubblica locale per volontariato, senza retribuzione. Le cause giudiziarie sono a mio pieno carico personale. Di questa ho sopportato l’immane sforzo, e cosa mi siano costati questi tre anni può essere giudicato solo da chi può immaginare di potersi trovare nelle medesime condizioni. Potrei scriverne un romanzo".

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