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Cronaca Faenza

Alluvioni, l'allarme di Coldiretti: "Il 95% dei Comuni in Emilia Romagna è a rischio frane"

"Il 95 per cento dei comuni dell'Emilia Romagna - ricorda Coldiretti - ha almeno una parte del territorio soggetto a rischio idrogeologico per le frane e le alluvioni".

L’ondata di pesante maltempo, con bombe d’acqua e grandine, che ha pesantemente colpito la collina faentina ripropone ancora una volta il problema di come fronteggiare i cambiamenti climatici per evitare o, quantomeno, ridurre i danni. E’ quanto afferma Coldiretti Emilia Romagna sottolineando che è sempre più urgente investire nella prevenzione. "Il 95 per cento dei comuni dell’Emilia Romagna – ricorda Coldiretti – ha almeno una parte del territorio soggetto a rischio idrogeologico per le frane e le alluvioni".

"Una situazione, questa, favorita anche dall’abbandono dell’attività agricola soprattutto nelle aree marginali dove è più importante la presenza degli uomini per la salvaguardia del territorio. Tra il 1990 e il 2010 – rileva Coldiretti – abbiamo assistito ad una vera e propria fuga dalla collina e dalla montagna dell’Emilia Romagna. Secondo le elaborazioni di Coldiretti regionale sui dati del censimento agricolo Istat, in venti anni le aziende agricole delle zone collinari e montane dell’Emilia Romagna si sono più che dimezzate, passando dalle oltre 64 mila dell’inizio degli anni Novanta alle 27.420 del 2010".

“Gli effetti disastrosi del maltempo estremo – afferma il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – sono acutizzati dalla insufficiente manutenzione del territorio, in parte dovuto allo spopolamento e in parte agli ostacoli che gli agricoltori incontrano per poter intervenire. Da sempre, tra le buone pratiche delle aziende agricole c’era il mantenere puliti il bordo dei fossi e delle strade, i greti dei fiumi, le aree boschive. Oggi non è più così perché può capitare, che i corsi d’acqua non vengano tenuti puliti dalla vegetazione e da arbusti in quanto si rischia di ricevere multe salate".

"Lungo i corsi d’acqua in alcuni casi si creano situazioni pericolose anche a causa della presenza di animali non autoctoni, come le nutrie, che procurano ingenti danni cui si pone rimedio sempre troppo tardi, come nel caso dell’alluvione nel modenese. Gli agricoltori – conclude Tonello – sono pronti a fare la loro parte, ma occorre che i pubblici amministratori, al di là delle dichiarazioni di principio, siano pronti a dare seguito ai buoni propositi cominciando a dare concretezza alla prevenzione ambientale con interventi e finanziamenti adeguati. Prevenire costa molto meno che risarcire”.

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