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Cronaca

Legge elettorale, smembrato il collegio di Ravenna: protesta del Pd

La ridefinizione dei cento collegi in cui eleggere i parlamentari, previsti dalla nuova legge elettorale del governo Renzi, l'Italicum, rischia di portare il territorio di Ravenna all'assenza di un suo rappresentante in Parlamento

La ridefinizione dei cento collegi in cui eleggere i parlamentari, previsti dalla nuova legge elettorale del governo Renzi, l'Italicum, rischia di portare il territorio di Ravenna all'assenza di un suo rappresentante in Parlamento. Il territorio Ravennate, infatti, è stato smembrato tra il collegio di Imola e quello di Ferrara.

"Questa mattina - ha dichiarato Michele de Pascale, segretario provinciale del PD di Ravenna - il Consiglio dei Ministri ha approvato i collegi dell'Italicum assumendo la decisione di spaccare a metà il territorio della provincia di Ravenna: Faentino, Bagnacavallo, Cotignola, Bagnara e Russi con Imola e Bologna e il resto del territorio con Ferrara. Abbiamo alacremente lavorato - ha proseguito - per settimane per scongiurare questo scenario che oltre a dividere il nostro territorio non tiene nemmeno conto dei confini dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna”.

“Le nostre ipotesi alternative, che salvaguardavano l'unitarietà del nostro territorio provinciale, si sono scontrate con la scarsa attenzione del Governo e con l'ingordigia del territorio di Bologna che, mai sazio, pensa in questo modo di sottrarre alla Romagna parte della sua rappresentanza parlamentare”, attacca de Pascale. Che spiega: “Ci auguriamo che possa prevalere il buon senso e si possa tornare indietro rispetto ad una decisione che penalizza ingiustamente il territorio della nostra provincia a prescindere da chi dovesse risultare vincitore alle elezioni. Per quel che riguarda il PD - ha concluso - pretenderemo dai territori di Bologna e Ferrara e dal PD regionale e nazionale quel rispetto che in questa circostanza è pesantemente venuto meno”.

Infatti, tra le novità dell'Italicum, la nuova legge elettorale per la Camera dei deputati ci sono i 100 collegi plurinominali (fanno eccezione Valle d`Aosta e Trentino-Alto Adige, per le quali sono stati reintrodotti i collegi uninominali). In media ogni collegio deve avere 582mila abitanti per collegio e l' Emilia Romagna se n'è visti assegnati 7. Tra i criteri vi era la «coerenza territoriale», ovvero la definizione quanto più possibile di collegi plurinominali «compatti per prossimità reciproca della popolazione residente e per l'appartenenza del collegio ad ambiti territoriali amministrativi e funzionali già definiti e “vissuti” dalla stessa popolazione» e «l'integrità provinciale fin dove possibile tenuto conto delle soglie demografiche». Ma per Ravenna entrambi i criteri sembrano decisamente non rispettati.

L'assegnazione dei seggi della Camera, lo ricordiamo, avviene su base nazionale con il metodo dei quozienti interi e dei resti più alti: le percentuali ottenute dai partiti ottenuti a livello nazionale vengono proiettate sui 100 collegi, in ognuno dei quali possono essere eletti un minimo di tre e un massimo di 9 deputati (in media 6-7).

L'ipotesi che dovrebbe essere approvata prevede la divisione dell'Emilia-Romagna in sette collegi, disegnati accorpando i 32 piccoli collegi del Mattarellum: quelli che non dividono i territori provinciali sono Parma-Piacenza, Modena, Reggio Emilia e Forli'-Cesena-Rimini. A Bologna ci sono due collegi: il primo e' formato dalla citta', Casalecchio, la montagna e la zona occidentale del territorio provinciale. L'altro dalla bassa (San Giovanni in Persiceto), San Lazzaro e comuni contigui, Imola e l'ex collegio di Faenza che comprende il Faentino, Bagnacavallo, Cotignola, Bagnara e Russi. Il resto della provincia di Ravenna e' con la provincia di Ferrara.

Protestano anche il consigliere regionale Mirco Bagnari e la segretaria PD della Bassa Romagna, Linda Errani: "Mentre questo territorio – affermano - è riuscito a realizzare, con l'Unione dei comuni della Bassa Romagna, un nuovo ambito territoriale integrato ed ha investito e rafforzato socialmente, politicamente e amministrativamente tali scelte, coerentemente con gli orientamenti legislativi regionali e nazionali, si ritrova ora in una situazione paradossale. L'ipotesi di disgregazione in più collegi elettorali della provincia di Ravenna e in particolare dei comuni appartenenti all'Unione della Bassa Romagna ci trova assolutamente contrari e ci appare contraddittoria, incomprensibile e penalizzante. Chiediamo – concludono Errani e Bagnari - che venga rivista questa decisione al fine di garantire, in continuità con le precedenti scelte fatte dal territorio e con il suo odierno assetto istituzionale, l'unitarietà e l'omogeneità della rappresentanza elettorale e parlamentare."

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