Duemila cuori in cerca di un museo: una straordinaria collezione di oggetti cuoriformi dal '600 a oggi
Da oltre cinquant’anni Elisabetta Gulli Grigioni studia e raccoglie oggetti a forma di cuori. Ne ha circa duemila e vorrebbe trovare uno spazio per farli ammirare
La città di Ravenna è ricca di tesori, alcuni famosi, altri sottovalutati, altri ancora sconosciuti alla maggior parte della popolazione. Ed è quasi per caso che si scopre l’esistenza nella nostra città di una gigantesca collezione storico-artistica dedicata a un simbolo universale: il cuore. Proprio così. Da oltre cinquant’anni Elisabetta Gulli Grigioni studia e raccoglie oggetti e documenti grafici che rappresentano il cuore, in tutte le sue forme e declinazioni. Nella sua collezione, formata da migliaia di oggetti, compaiono gioielli ottocenteschi moderna, orologi e perfino modernissime chiavette usb.
Nata a Mestre, la signora Elisabetta dal 1972 vive a Ravenna e si definisce “ravennuta”, cioè una ravennate divenuta. Per molti anni è stata insegnante di lettere nella scuola di Marina di Ravenna e ha continuato studi e ricerche sulla simbologia del cuore. Nel corso del tempo ha curato più volte l’esposizione dei propri oggetti e ha collaborato a mostre in varie città italiane, oltre che alla realizzazione dei rispettivi cataloghi. Ora è diventata anche produttrice di oggetti a forma di cuore e si definisce “cordiologa”, ovvero una studiosa della parte simbolica e sentimentale del cuore.
Tuttavia solo pochi fortunati hanno potuto ammirare la collezione dei cuori di Elisabetta Gulli Grigioni nella sua interezza, perché questa non ha mai trovato spazio fisso in un museo. Ed è la stessa studiosa che ci racconta qualche curiosità sulla straordinaria collezione.
Come nasce la sua collezione?
Sono nata nel 1938 e ho frequentato le scuole elementari a Bolzano. In Alto Adige, così come nel centro Europa e nel mondo anglosassone, il cuore è di casa. Lo i trova in varie forme. La figura del cuore mi ha affascinato subito: si compone di due lobi curvi che concludono in una punta, è una forma perfetta. La molla per la mia collezione è scattata però a Tunisi, nel 1968-69, quando mi imbattei in un oggetto cuoriforme accompagnato da mezzaluna e stella. Ho capito così che il simbolo del cuore non ha confini, è presente in tutte le culture, dalle Alpi alle Piramidi. Da lì è partita la mia lunga ricerca con anche varie mostre, tra cui una importante a Milano presso la fondazione Mazzotta. Nel ravennate ho esposto alcuni miei oggetti a Fusignano e nella Biblioteca Classense.
Di quanti oggetti si compone?
Circa duemila oggetti, alcuni di questi sono piccolissimi. Alcuni in madreperla dell’Ottocento molto ricchi come orologi e gioielli, altri poverissimi ma molto amati. Si va dal Seicento alla prima metà del Novecento, ma sono presenti anche oggetti della nostra contemporaneità, come telefoni, palloncini e chiavette usb.
Una collezione imponente…
Dietro questa collezione c’è un lavoro immane. Ho scritto anche libri e saggi sui vari oggetti che ho raccolto e sulle particolarità della loro creazione. Non mi piace però la definizione di collezionista, io sono una studiosa del cuore. In questi anni ho svolto una ricerca storico-archeologica minuziosa.
Le piacerebbe che la sua collezione trovasse casa in un museo di Ravenna?
Sicuramente. Ravenna è la città del cuore, perché ha dato ospitalità a Dante Alighieri che, ricordiamolo, non è solo autore della Divina Commedia. Infatti nella Vita nuova Dante dà da mangiare il proprio cuore a Beatrice. Ravenna possiede la più antica poesia d’amore della storia della lingua italiana, sepolta nel museo arcivescovile. Purtroppo a Ravenna nessuno mi ha mai chiesto di esporre permanentemente la collezione. Nel tempo mi sono arrivate molte richieste di visita a un museo che però non esiste. Certo, mi piacerebbe trovare una collocazione in città per la mia collezione. E’ vero, potrei venderla ad altri collezionisti, ma non mi interessa guadagnare.