Consiglio comunale sulla sanità a Faenza, Carradori (Ausl): "Il Pnrr finanzierà al 50% la nuova Casa della Salute. Ma è difficile assumere personale"
Al centro del confronto il futuro della sanità, in particolare quella faentina, in virtù degli obiettivi e della necessità di organizzazione, profondamente mutata rispetto anche solo a dieci anni fa
Un consiglio comunale straordinario e tematico quello a cui hanno partecipato sabato mattina, nel salone dell’Arengo di Faenza, il direttore generale Ausl Romagna Tiziano Carradori, il direttore sanitario Mattia Altini, la direttrice del distretto di Faenza Donatina Cilla, il direttore del presidio ospedaliero Davide Tellarini insieme a giunta e rappresentanti consiliari della città. Al centro del confronto il futuro della sanità, in particolare quella faentina, in virtù degli obiettivi e della necessità di organizzazione, profondamente mutata rispetto anche solo a dieci anni fa.
“Gli ospedali in Emilia-Romagna svolgevano una funzione diversa rispetto a quella direzione che stanno prendendo oggi. Stiamo assistendo ad una fase nuova: Faenza, Lugo e Riccione hanno una funzione nuova, diversa; credo quindi sia estremamente importante in questo contesto fare il punto della situazione - il prologo del sindaco Massimo Isola - Un ospedale, quello di Faenza, distrettuale ma che sa dialogare con gli ospedali delle città capoluogo e che è vicino ai cittadini. Ci sono criticità sulle liste d’attesa, ma il percorso è ben definito e chiaro e l’ospedale distrettuale svolge una funzione nuova. Finalmente siamo riusciti a costruire un dialogo costruttivo tra Ausl e medici di medicina generale: la nuova Casa della salute dialogherà con le medicine di gruppo nell’interesse territoriale. Il Pnrr finanziera solo il 50% del progetto della nuova casa di comunità e con tali risorse faremo il primo step. L’obiettivo poi sarà arrivare alla seconda costruzione”.
Poi l’atteso intervento del direttore generale di Ausl Romagna: “Rispetto al 2012, 10 anni fa, lo scenario è diverso - ha detto Carradori - Questo è un periodo caratterizzato da una pluralità di transizioni rispetto alle quali è necessario acquisire consapevolezza”. In particolare: “La transizione socio-demografica: oggi c’è sofferenza di natura economica che è una delle condizioni determinanti dello stato di salute della popolazione. Poi c’è un’inversione della piramide delle età: la popolazione invecchia, il 40% ha almeno una malattia cronica e il 25% più di una. Questo è dirompente nei servizi sanitari. Gli utenti hanno quindi bisogno di sanità e di sociale, così come di incontrare più specialisti. A fronte di questi problemi si trasformano anche le idee di servizio. Quando c’è una malattia cronica l’ospedale lo si usa nella fase acuta, noi siamo in una sanità che inevitabilmente è ancora, al di la delle dichiarazioni, di natura ospedalocentrica. Il 70% del nostro personale è occupato negli ospedali, ma siamo in una direzione sproporzionata rispetto alla natura dei problemi”.
E ancora: “C’è oggi una transizione tecnologica. La tecnologia avvicina virtualmente la persona ad una competenza, e questo per noi sanità richiede un cambiamento di comportamento, anche tra le professioni. Ci manca - prosegue Carradori - il personale, non per mancanza di fondi, ma perché mancano le figure. Sono stati aumentati i posti nelle specializzazioni, ma i professionisti concluderanno il percorso tra sei anni. Noi però dobbiamo dare una risposta precisa all’utenza oggi e questo comporta un’attenzione particolare. Mancano i medici specialisti, ma non i medici, e questa è precisa responsabilità nazionale”.
Carradori si è soffermato esplicitamente su questo punto e sulle possibilità di assunzione dei medici specializzandi; poi riferendosi al personale infermieristico: “Abbiamo assunto 2000 professionisti, pochi a tempo determinato e molti a tempo indeterminato. Una scelta precisa. Il problema serio l’abbiamo nel reclutamento di Medici di medicina generale e nel personale medico del pronto soccorso, ad eccezione di quello di Faenza che soffre meno di tutti gli altri. Ci manca il 25% del personale medico. In 2 anni abbiamo fatto 7 concorsi che non hanno dato risultato. Ho quindi dato incarichi di ruolo a colleghi medici che si specializzeranno nel 2024. Purtroppo l’Università non è ancora in grado di modificare il proprio ruolo”.
Da qui la direzione che Ausl ha intrapreso, considerato anche il periodo Covid: “La prima ondata è stata affrontata in modalità molto reattiva, ma alla fine del 2020 avevamo 20mila interventi in arretrato e 300mila prestazioni specialistiche da recuperare”. “Oggi Ausl Romagna è una realtà policentrica, ed è una ricchezza questo policentrismo. Gli 8 distretti di questo territorio sono caratterizzati da una completezza dei servizi offerti. Ad eccezione di 1 su 8 (quello di Cervia, ndr) da Riccione a Lugo abbiamo dei presidi ospedalieri degni di questo nome, e di dimensioni tali da garantire la massima efficienza”. Per questo motivo "arriveremo a fare in modo che le direzioni di distretti possano esercitare il compito di programmazione dei compiti di organizzazione locale, integrando l’ospedale col territorio”.
E sui presidi ospedalieri: “Qui c’è discontinuità totale (sulle precedenti gestioni, nda): abbiamo nominato 70 primari, oltre 30 di questi nuovi, perché i posti di primari non venivano coperti. A Faenza avete avuto la copertura di tutti i primari che prima valevano per più di una struttura”. Così come ci sarà una nuova fase per la cardiologia: “L’abbiamo reistituita convincendo la Regione, nominando 3 nuovi primari di cardiologia, proprio a Faenza l’ultimo. Tuttavia bisognerà dimostrare di essere capaci di proiettarci sul territorio, di ridurre i tempi di attesa nelle prestazioni specialistiche, di supportare i ricoveri, e non invece trincerarci nella protezione dei posti letto”.
Infine su Pnrr e scenari futuri: "Arriveranno 150milioni dal Pnrr ma lo scenario non è bello, perché come paese abbiamo 3 miliardi e 800 milioni di disavanzo dichiarato. Questa Regione ha 850 milioni di scopertura, di cui noi abbiamo 197 milioni di euro. E ci dicono che siamo inefficienti. Ma questa è la realtà dell’Emilia-Romagna che già spende 60 euro in meno pro capite. La regione in cui la burocrazia e l’amministrazione hanno un costo del 47% in meno rispetto ad altri. Una regione su scala nazionale identificata come modello di eccellenza insieme al Veneto, che ha ancora più disavanzo di noi. Allora credo che sia nell’interesse della collettività finanziare settori come scuola e sanità. La salute dipende da questi due settori più il lavoro. Abbiamo ancora molto da fare, abbiamo ancora una parte mezza vuota del nostro bicchiere che va affrontata con determinazione, se vogliamo mantenere un rapporto coesivo con i cittadini che finanziano questo sistema”.
E a tal proposito il Direttore Generale ha evidenziato le problematiche delle liste d’attesa: “Abbiamo cercato anche con il contributo dell’ospedalità privata di trovare una modalità diversa per smaltirle. Il privato accreditato è pubblico allargato. Abbiamo cominciato a proporre anche quelle soluzioni, ed ora cominciamo ad avere sorprese favorevoli”. Nel corso del consiglio comunale non sono mancati i riferimenti specifici sulla sanità territoriale e gli interventi di un rappresentante per gruppo che hanno posto l’accento sulle liste d’attesa, sulla mancanza del personale, sul progetto della casa della salute e su altri temi di attualità per l’utenza.
“Pensiamo alle case di comunità come punto di riferimento per la riorganizzazione sanitaria” ha evidenziato Donatina Cilla. “Non ci sono medici - ha ribadito Carradori -, quello del personale è un problema serissimo. Ma lo affrontiamo esattamente come il problema delle liste d’attesa, anche se noi siamo l’azienda che ha meno problemi da questo punto di vista. Tutti gli elementi che ponete all’attenzione li affrontiamo, ma non abbiamo la possibilità di risolverli senza discussione, anche con i territori”.