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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Contro la didattica a distanza, i comitati: "La diffusione del contagio non è da imputarsi a scuole o studenti"

E' quanto dichiarano, in una conferenza svolta sabato mattina a Ravenna, i comitati aderenti alla Rete Nazionale Scuola in Presenza e che protestano contro l'uso della didattica a distanza.

"L’Asl Romagna ha diffuso lunedì scorso, 31 maggio, i dati della gestione Covid nelle scuole di Ravenna riferiti al periodo ottobre 2020-marzo 2021 che rivelano come in entrambi i trimestri ottobre-dicembre 2020 e gennaio-marzo 2021 il problema della diffusione del contagio non sia da imputarsi alle scuole, né agli studenti adolescenti. I dati, noti da mesi, non erano mai stati diffusi prima d’ora e scagionano in pieno le scuole di ogni ordine e grado, superiori in primis". E' quanto dichiarano, in una conferenza svolta sabato mattina a Ravenna, i comitati aderenti alla Rete Nazionale Scuola in Presenza e che protestano contro l'uso della didattica a distanza. Si tratta di Persone contro la Dad (Ravenna), Per la scuola in presenza- Ragazzi a scuola (Rimini), Scuole Aperte a Bologna (Bologna). IO C’ERO (Reggio Emilia), Ragazzi a scuola (Cesena), Scuola in presenza Parma (Parma) e Scuola È in presenza (Modena).

"Nel dettaglio, il report di Ausl Romagna evidenzia che in sei mesi dalle primarie alle superiori, i focolai sono stati 277 e soltanto 51 (pari al 18%) hanno riguardato le secondarie di secondo grado come viene rilevato nell’ottava pagina de report stesso. Eppure, proprio queste scuole nel periodo di febbraio 2021, dopo l’ordinata riapertura avvenuta grazie al Tar di Bologna, sono state maggiormente analizzate facendo passare la mappatura da 44 classi coinvolte a 123 nel ravennate, quasi il triplo. Ebbene le conclusioni sono evidenziate nel grafico dell’andamento temporale del numero dei focolai della settima pagina: a scuole aperte e lezioni in presenza, i casi totali da focolai scolastici sono crollati proprio a partire dai primi di febbraio in poi.  Ma la decisione presa è stata in controtendenza perché con l’ordinanza 28 del 6 marzo partendo dalle province della Romagna è stata riattivata la Dad in tutte le scuole di ogni ordine e grado" dichiarano i comitati aderenti alla Rete Nazionale per la Scuola in Presenza.

Conferenza a Ravenna contro la didattica a distanza (foto Argnani)

"C’è un parallelismo perfetto tra i dati di Ravenna che scagionano le scuole e quelli regionali – riferisce la coordinatrice regionale dei comitati emiliano romagnoli - in quanto i 2.254 nuovi casi registrati tra il 22 gennaio e il 5 febbraio a scuole aperte e lezioni in presenza ( informazioni rinvenibili dalla sezione “Speciale Scuola” del report ER) diventano 2.921 (+30 per cento) dall’ 8 marzo al 21 marzo proprio nel periodo in cui bambini e ragazzi erano a casa in dad al 100% e crollano al -40 per cento quando riaprono anche le secondarie di secondo grado a metà aprile, arrivando a 1.778 nuovi casi nel periodo 19 aprile- 2maggio. Nonostante questo e  nonostante il DL 52/2021 avesse predisposto le lezioni in presenza al 100%, 200 mila ragazzi hanno finito l’anno scolastico in Dad. Tutto il mondo della scuola in Emilia-Romagna riflesso nel report regionale stesso datato 1 giugno, ha registrato solo 28 casi di positività, contro solo 72 giorni concessi di presenza in classe in un anno e due mesi" continuano.

"Prendendo atto dello studio regionale pubblicato il 31 maggio, rinforzato dai dati del report regionale “Speciale scuola”, i comitati emiliano-romagnoli aderenti alla Rete nazionale “Scuola in presenza” vogliono sottoporre all’attenzione pubblica tali conclusioni che da mesi erano di fatto rintracciabili nelle reportistiche regionali alla sezione “Scuola” per tutti i territori. “Fino ad oggi – afferma Stefania Montebelli, referente regionale della rete “Scuola in presenza” e Monica Ballanti, referente del comitato ravennate della rete -  i dati inerenti i focolai scolastici in Romagna sono rimasti nella sola disponibilità di Asl Romagna. Solo ora, a distanza di diversi mesi dai periodi di riferimento di quei dati, e dopo aver tenuto lungamente le scuole superiori in didattica a distanza, viene svelata la realtà”. 

I genitori aderenti ai comitati regionali della rete “Scuola in presenza” chiedono "di conoscere il motivo per cui l’azienda sanitaria romagnola, pur conoscendo tali dati, ha scelto di sottoporre nuovamente gli studenti alle lezioni a distanza, precisamente dal mese di marzo fino alla fine dell’anno scolastico. Riteniamo che se la situazione è stata questa nelle scuole di Ravenna, sia molto probabile individuare un quadro analogo nelle scuole di tutte le altre province emiliano-romagnole, sostiene Sara Malavasi referente Scuole aperte a Bologna. Ci aspettiamo da subito che la Regione Emilia-Romagna faccia chiarezza su quanto emerso dallo studio dell’Asl Romagna e ci attendiamo, da subito, una presa di coscienza delle evidenze di cui sopra da parte degli Amministratori pubblici. Da subito ci si attende inoltre la messa in atto di tutte le azioni utili per giungere pronti all’inizio del nuovo anno scolastico, a partire dall’adeguamento dei trasporti pubblici e di tutte le misure necessarie per ripristinare senza ritardi e senza ulteriori penalizzazioni le lezioni in presenza al cento per cento per tutte le scuole di ogni ordine e grado a partire dal primo giorno dell’anno scolastico 2021/2022. Chiediamo che vengano previsti ristori per le famiglie e per gli studenti penalizzati dall’illegittima sospensione delle lezioni in presenza, risarcimento dei danni derivanti da quanto perso a causa delle errate valutazioni poste in essere sulla base dell’omissione di dati che risulta invece fossero disponibili"
 
"Si chiede infine l’adozione di un protocollo sanitario che non discrimini gli studenti rispetto a tutte le altre categorie, un protocollo analogo a quello in vigore fino a marzo e che anche secondo la stessa Ausl ha funzionato benissimo e che identificava come contatti stretti solo quelli che lo erano effettivamente e non a prescindere tutti gli studenti di una classe, anche se distanziati e con mascherina" concludono i comitati aderenti alla Rete Nazionale Scuola in Presenza

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