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Cronaca

Convegno Dante e Jung: "Nella Commedia si ritrovano le linee strutturali della psiche"

L'evento, che si è tenuto nella Sala Dantesca della Classense, è stato seguito online da migliaia di partecipanti sia dall'Italia che dall'estero

Si è svolto a Ravenna, nella Sala Dantesca della Biblioteca Classense, l’atteso convegno di studi Dante e Jung, una relazione a distanza promosso dal Distretto 2072 del Rotary International e l’Icsat (Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy) col coordinamento scientifico di Claudio Widmann, psicoanalista e autore del libro “La Divina commedia come percorso di vita”. Il convegno dedicato a Dante, secondo il Governatore Rotary 2072 Adriano Maestri, è stato seguito online da oltre 1300 contatti in Italia e all’estero, con un consenso espresso dalle numerose domande e messaggi.

La Divina Commedia è stata analizzata come una rappresentazione simbolica del percorso di maturazione dell’uomo e studiosi di discipline diverse hanno messo in luce aspetti particolari alternandosi con analisti junghiani evidenziando come nel racconto della Commedia si ritrovino le linee strutturali della psiche. Il viaggio di Dante è stato inquadrato storicamente in modo molto rigoroso e attento, come un cammino ricco e lungimirante, che attinge dal passato per progettare il futuro. Dante e Jung nei loro percorsi sono intenti ad attraversare la soglia dove coscienza e inconscio si mescolano e proprio nel mondo infero dei rapporti tra vita e morte si ritrovano interessantissimi legami tra Commedia e Libro Rosso, opera postuma scritta e illustrata dallo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung. Interessante è stato l’approfondimento su un tema molto caro agli studiosi di Dante, la sua presunta narcolessia che potrebbe spiegare i cedimenti descritti in alcuni versi della Commedia, legati sempre a grandi trasformazioni emotive. Non potevano essere trascurati i temi simbolici che alcuni studiosi fanno risalire ad una origine iranica, origine che crea un dibattito legato anche al mondo junghiano.

Jung e Dante, due pensieri di grande apertura che trascendono dall’oggetto per dedicare la giusta attenzione alla sensibilità e all’immaginazione, in cui la rinascita assume aspetti psicologici come metempsicosi, come ineluttabilità con una sospensione nel tempo. Una interessante riflessione è stata dedicata poi alle conoscenze scientifiche di Dante che sono espresse in vari passaggi nella Commedia, confermando che al tempo saperi scientifici e umanistici si compenetravano strettamente e la loro conoscenza era imprescindibile. Lo stretto rapporto tra Dante e Jung è identificato nel rovesciamento tra conscio e inconscio, visibile e invisibile; la discesa agli inferi di Dante, dove nel buio intravede già la luce, è il pensiero di Jung che cerca di trovare la luce nella materia, la scintilla divina nella sofferenza, il ponte tra coscienza e inconscio.

La conclusione del Convegno è stata una profonda riflessione di Claudio Widmann su "Il centesimo canto: il canto del Sé". Tale canto è particolare: la molteplicità delle esperienze e delle acquisizioni che Dante ha maturato lungo l’intero percorso si ricompone nella visione finale, unica e unitaria. Questa particolarità si presta a illustrare il concetto più caratterizzante e più complesso della psicologia junghiana: il Sé. Il Sé, difatti, è la categoria psichica in cui la volubilità dell’individuo si ricompone nell’unicità personale, la mutevolezza del comportamento si armonizza nello stile personale, le contraddizioni di pensiero si fanno unité de doctrine e le ambivalenze affettive compongono una vita affettiva organica. Il Sé è ciò che fa di ogni individuo un essere unico e irripetibile.

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