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Cronaca

Coronavirus, quasi 2000 nuovi casi in 7 giorni nel ravennate. 50 classi in quarantena

Nella settimana di riferimento si sono registrate 6.214 positività (11,2% contro il 9% della settimana precedente) su un totale di 55.502 tamponi

Pesante aumento dei contagi Covid in Romagna nella settimana dal 20 al 26 dicembre, durante la quale - in vista delle feste - in tanti si sono sottoposti al tampone. Nella settimana di riferimento si sono registrate 6.214 positività (11,2% contro il 9% della settimana precedente) su un totale di 55.502 tamponi. Si registra un sensibile aumento dei nuovi casi anche in termini assoluti (+1209). In totale sono ricoverati 290 pazienti, di cui 24 in terapia intensiva. In aumento il tasso d’incidenza totale dei nuovi casi negli ultimi sette giorni/100.000 abitanti e tutti i distretti dell’Ausl della Romagna si trovano sopra la soglia critica, in particolare il Riminese e la zona del Rubicone, ma anche il Ravennate e il Forlivese. In Romagna, la variante Omicron al 26 dicembre ha raggiunto il 7% dei casi.

Sul territorio ravennate si registrano 1920 nuovi casi (la scorsa settimana erano 1477) e sono attualmente presenti 3250 casi attivi, si è anche registrato un focolaio in una struttura socio-sanitaria. Scende a 50 - la scorsa settimana era 56 - il numero complessivo di classi in quarantena nella provincia di Ravenna (a Rimini sono 56, a Forlì 77 e a Cesena 34). Si tratta di 6 classi di servizi educativi 0-3 anni, 9 classi di scuola dell'infanzia 3-6 anni, 20 classi di scuola primaria, 11 di scuola secondaria di primo grado e 4 di scuola secondaria di secondo grado. 

Andamento Covid settimana 20-26 dicembre

"In queste settimane stiamo assistendo ad un aumento molto significativo dei casi - commenta Mattia Altini, direttore sanitario di Ausl Romagna - Il virus corre a ritmi molto sostenuti e il grande numero di contagi sta comunque determinando un aumento della pressione sugli ospedali. C’è comunque un dato che non dobbiamo mai perdere di vista e che ha cambiato il corso degli eventi rispetto a un anno fa: il vaccino. Se non fossimo partiti con la massiccia campagna vaccinale da un anno a questa parte, non avremmo retto alle nuove ondate che si sono succedute e oggi continueremmo a contare morti. Il vaccino non ha fatto finire la pandemia, i contagi possono esserci anche fra le persone vaccinate, ma un conto è avere sintomi simil-influenzali e un conto è finire in ospedale e, ancora peggio, in terapia intensiva, con gli esiti nefasti che tutti conosciamo. Ecco perché non ci stancheremo mai di ripetere che la prima risposta per frenare la pandemia è il vaccino. Ma da solo non basta: ci preserva dalla malattia grave, ma non dal contagio. Occorre che, soprattutto in questo periodo di maggiore socialità, legata al momento festivo, si continuino ad adottare senza esitazioni tutte le misure che ben conosciamo: mascherine, distanziamento e igiene delle mani. E’ veramente indispensabile per arginare questa fase di massima espansione del virus. Al contempo, occorre accelerare con la terza dose e per chi ancora non si è vaccinato; ricordiamo che per le prime dosi l’accesso è diretto e non occorre la prenotazione. Vi aspettiamo quindi nei nostri centri vaccinali che non effettuano pause festive. La giornata di Natale dal punto di vista vaccinale è stata un successo. Approfittiamo di questa pausa lavorativa per regalarci un nuovo anno, liberi dall’incubo vissuto in questo lungo periodo. Per scongiurare nuove chiusure ed effetti deleteri sull’ intero Paese (economici, sociali, sanitari) occorre equilibrio: limitarsi oggi nei comportamenti per superare questa ondata cosi critica in termini numerici di contagi”.

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