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Cronaca

Gli impatti psicologici del Covid, l'esperto: "Ci vorrà molto tempo per riuscire a tornare ai comportamenti di prima"

Il Direttore emergenza-urgenza psichiatrica di Ravenna: "Oggi anche solo andare a Cesenatico sembra quasi di andare a Londra: prima che questa cosa esca dalla nostra mente ci vorrà del tempo"

Nono appuntamento con le dirette Facebook del sindaco Michele de Pascale per confrontarsi sui temi della sanità e dell'emergenza Covid, che sta mettendo in seria difficoltà medici e ospedali di tutto il mondo. Questa volta il tema affrontato è quello degli aspetti della pandemia collegati alla salute mentale, e per questo mercoledì ospite dell'intervista è stato il dottor Roberto Zanfini, Direttore emergenza-urgenza psichiatrica di Ravenna. In provincia di Ravenna le persone che accedono ai servizi di salute mentale sono circa 6000-6500 ogni anno, senza considerare le dipendenze patologiche e i pazienti in età adolescenziale che si rivolgono invece alla neuropsichiatria infantile. 

L'impatto della pandemia sulla salute mentale

"Con la pandemia paradossalmente c'è stata una riduzione del numero di ricoveri e delle consulenze psichiatriche svolte in ospedale - spiega il direttore - Nei momenti del lockdown, quelli più difficili, questi servizi hanno avuto una minor richiesta. E' un dato che può essere letto in due modi: come il fatto che le persone non abbiano chiesto aiuto o come il fatto che quando ci sono situazioni sociali di gravi crisi diminuisce il numero dei suicidi e degli accessi, perchè paradossalmente quando ci sono dei conflitti in realtà la richiesta di salute mentale diminuisce. E' come se le persone, di fronte a eventi così emotivamente importanti, ritrovassero le forze, come se avessero uno scatto di remi, e anche le persone in fragilità in situazioni di difficoltà dimostrano di avere capacità di sopportare situazioni anche critiche. Il problema è: quanto dura questa capacità? I dati li vedremo solo più avanti, ma più la situazione stressante dura, più è probabile che le persone vadano incontro a situazioni di difficoltà".

"Abbiamo cercato di mantenere il più possibile l'accesso dei parenti e la libertà dei pazienti ricoverati di poter usufruire dei permessi d'uscita, nel rispetto ovviamente delle regole anticovid - precisa lo psichiatra - Per quanto riguarda i servizi dei centri di salute mentale, ci sono state delle linee di indirizzo nazionali. Il centro di salute mentale di Ravenna è riuscito in modo eccellente a mantenere tutta l'attività programmata e non, modulandola attraverso le nuove normative. Qualche criticità c'è stata per le attività riabilitative, ma dovuta alle norme nazionali. La costrizione può aumentare la dimensione dell'aggressività, e i servizi hanno dimostrato di essere capaci di gestire situazioni emergenziali mai viste reinventandosi. I servizi di salute mentale hanno cambiato modo di lavorare per poter dare una risposta e saranno pronti a gestire anche altre situazioni critiche".

Distinguere tra malessere causato dal Covid e malattia vera e propria

La condizione di sofferenza e malessere causata dal Covid e dalla costrizione del lockdown non necessariamente ha una dimensione di malattia: "E' una risposta psichica nel verificare che la condizione di benessere è inferiore rispetto a quella di prima - precisa Zanfini - In questa condizione le prime risposte sono di tipo psicologico, perchè non siamo ancora in condizioni di malattia. Solo quando lo stato di sofferenza è molto importante e compromette la capacità di una persona di svolgere le attività quotidiane ci si deve rivolgere al sistema sanitario nazionale. Il mio consiglio principale è quello di cercare di vedere le situazioni proiettate nel futuro: dire "cosa posso fare domani? Come posso organizzare la mia giornata?" e cercare di creare delle aree di socializzazione. Già questo di solito dà una sensazione di sollievo".

Questo a livello individuale: "Ma quando una collettività viene così improvvisamente stravolta, deve esserci una risposta di tipo sociale - puntualizza il medico - Oggi, ad esempio, anche solo andare a Cesenatico sembra quasi di andare a Londra: prima che questa cosa esca dalla nostra mente ci vorrà del tempo. Con la limitazione delle libertà personali abbiamo modificato il nostro comportamento in un certo senso senza accorgercene: per cambiare questo ci vorrà molto tempo. La risposta in questo caso deve essere articolata a livello sociale, vanno create delle opportunità di rete. La paura del contatto, il fatto di non poter stringere la mano o abbracciarsi, il dolore delle persone che hanno perso i loro cari senza poterle assistere sono tutti aspetti che determinano delle aree di sofferenza in cui la risposta non può essere sanitaria, se non entriamo in una condizione di malattia. I servizi sociali hanno mantenuto il loro accesso, e noi dobbiamo tener separata la dimensione della malattia da quella del malessere, perchè quest'ultima potrà durare un po' di tempo".

L'impatto della pandemia sull'adolescenza

Per l'adolescenza l'impatto della pandemia è stato molto importante. "La scuola non è solo studio, ma socializzazione, vita, amicizia, crescita anche attraverso il ruolo degli insegnanti - spiega Zanfini - Trascorrere molto tempo a distanza dai propri amici e usare solo strumenti di tipo informatico ha determinato un impatto sulla crescita e sulla socializzazione. Per la capacità di resilienza che i giovani hanno, credo che saranno in grado di superare questo momento in modo molto brillante. I giovani sono già più preparati a comunicare per via informatica: non è questa però la vita, che non è solo Facebook o Whatsapp. Quando i giovani vivono un momento di dramma si pongono dei problemi non solo come salute mentale, ma anche come 'sistema Paese'. Già da tempo ci sono dati che indicano un aumento degli stati di sofferenza degli adolescenti, anche se resta da capire se sia dovuto a una maggior richiesta perchè si è superato lo stigma del chiedere aiuto o meno. E' necessario creare servizi di salute mentale in cui ci sono varie figure professionali che ruotano attorno alla persona in maniera trasversale. L'adolescenza è un'età di forte resilienza, ma anche in cui si possono creare delle condizioni di insorgenza di malattie mentali".

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