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Cronaca

Covid a scuola, 1 minore su 4 si è contagiato in classe. Angelini (Ausl): "Vaccinato il 70% del personale"

La risposta delle scuole ravennati al Coronavirus. La direttrice del Dipartimento di Sanità pubblica Angelini: "Era una potenziale situazione di rischio, ma siamo riusciti a controllarla"

L'anno scolastico 2020/2021 non potrà non lasciare una traccia indelebile negli archivi storici. Il Coronavirus ha stravolto le vite di tutta la popolazione e di tutti i settori, ma fra gli ambiti segnati di più dall'avvento della pandemia c'è sicuramente il mondo della scuola. "Nella prima ondata le scuole erano chiuse - ricorda Raffaella Angelini, direttrice del Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Ausl Romagna - A settembre c'è stata la riapertura delle scuole e quella era una potenziale situazione di rischio, ma eravamo anche consapevoli dell'influenza culturale e sociale delle scuole sui giovani. Era quindi chiaro che le scuole non potevano restare chiuse".

Ausl e scuole ravennati nella lotta contro il Covid (foto M. Argnani)

Con questa consapevolezza è partita una macchina organizzativa ben strutturata per prevenire il contagio all'interno degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, dalla prima infanzia alle scuole superiori. "In realtà abbiamo compreso che il rischio all'interno delle scuole poteva essere controllato - continua Angelini, presentando il report di attività e gestione Covid nelle scuole della provincia di Ravenna -. Dall'inizio dell'anno scolastico abbiamo formato tecnici della prevenzione, infermieri e operatori della pediatria di comunità per studiare i meccanismi di trasmissione del virus all'interno delle strutture scolastiche. Le scuole a loro volta hanno formato dei referenti Covid, che hanno rappresentato la prima interfaccia tra l'Ausl e le scuole".

Il risultato finale di questa complessa attività di prevenzione è che, a fronte di oltre 4mila casi positivi nella popolazione con età minore di 18 anni, sono stati circa un migliaio gli studenti contagiati all'interno dell'ambito scolastico, vale a dire circa il 25%. "L'ambito familiare e quello ricreativo sono stati dunque i principali luoghi di contagio per i giovani - sintetizza Angelini - e questo pur considerata la potenzialità di contagio all'interno di un luogo chiuso come sono appunto gli edifici scolastici". Nel dettaglio, i casi di minori positivi originati a livello scolastico secondo i dati dell'Ausl Romagna sono stati 456 (su 1651 positivi under 18 totali) nel trimestre ottobre-dicembre e 572 (su 2484 totali) nel trimestre gennaio-marzo. Un aumento contenuto, nonostante la crescita importante di positivi totali tra i minori tra il primo e secondo (+833 casi totali). Va anche tenuto conto, però, che nel periodo gennaio-marzo la frequenza in presenza per molti studenti ravennati è stata fortemente limitata.

La direttrice Angelini si complimenta con l'organizzazione messa in piedi dalle scuole per far fronte alla pandemia. "Controllare la diffusione del virus nelle scuole è un lavoro impegnativo, ma che produce risultati. La scuola stessa si è mossa in prima persona. Siamo sempre intervenuti in scuole che applicavano correttamente le norme di sicurezza. Soprattutto nella prima fase (fino a dicembre 2020, ndr) gli interventi di controllo hanno portato a rimandare gli alunni a scuola perché non erano stati ritrovati casi secondari, situazione che poi è cambiata nella seconda fase. Il mondo della scuola è stato un partner inaspettatamente efficace e efficiente, dove nessuno, Ausl e scuola, ha cercato di scaricare la palla all'altro".

"Ringrazio il dipartimento di Salute pubblica - dichiara il direttore dell'Ufficio Scolastico Provinciale Paolo Davoli - Ogni volta che le scuole hanno avuto bisogno li abbiamo trovati pronti ad aiutarci. Le scuole hanno fatto un lavoro significativo in questa lotta pur non avendo la struttura necessaria ad affrontare questo tipo di emergenza. Abbiamo dovuto organizzare dal nulla questo tipo di struttura per garantire il rispetto dei protocolli nel periodo scolastico".

La prevenzione del contagio a scuola

Oltre al dipartimento dell'Ausl Romagna, tutto il personale della scuola ha cooperato per prevenire e contenere la circolazione del virus, dalla gestione degli ingressi alla disinfezione e sanificazione. Importante è stata poi l'attività svolta in seguito alla comparsa di un caso positivo. Infatti è stato svolto un intervento di controllo in una scuola ogni qual volta sia stato identificato un caso di positività (alunno o personale scolastico) presente nella comunità scolastica nelle 48 ore che precedono l'esordio dei sintomi o, per casi asintomatici, nei 2 giorni precedenti il tampone che ha rilevato la positività.

Da qui parte l'intervento di inchiesta epidemiologica che ha il suo fulcro nell'esecuzione dei tamponi nelle classi interessate, comprendendo gli alunni e il personale che la scuola individua come potenzialmente esposti a rischio. L'intervento si differenzia però a seconda degli ambiti. Per i nidi e le scuole d'infanzia (0-6 anni), dove non è possibile escludere contatti stretti visto che i bambini di questa età non portano mascherine e non sono distanziati fra loro e i docenti, tutti sono considerati "contatti stretti" (compagni di classe e personale scolastico) e, per questo, viene emesso per tutti i soggetti un provvedimento di quarantena.

Diversa la situazione per la scuola primaria e secondaria dove Dipartimento di Sanità pubblica e scuola identificano tutti coloro che hanno avuto una presenza prolungata e in significativa interazione con il caso positivo nelle 48 ore precedenti l'esordio dei sintomi o il tampone positivo. Tutti i contatti individuati, quindi, vengono sottoposti a un tampone di screening. Insomma, la sola presenza in classe con un positivo non determina di regola un "contatto stretto".

I frutti della campagna vaccinale

In ultima analisi la direttrice Angelini rileva l'effetto positivo della campagna vaccinale. Attualmente circa il 70% del personale scolastico è stato vaccinato e l'attività continuerà nei prossimi mesi. "E il recente ok dell'Ema (Agenzia europea per i medicinali) all'utilizzo del vaccino Pfizer dai 12 anni in su sarà un ulteriore stumento nella lotta contro il Covid", conclude Angelini.

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