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Cronaca

Morì a 52 anni nel crollo della chiusa di San Bartolo mentre controllava i lavori: 9 tecnici rinviati a giudizio

All'improvviso, sotto gli occhi di tutti i presenti, la prima campata dalla chiusa crollò a causa del cedimento dell'argine, ingoiandosi Zavatta, che morì sul colpo, travolto dalle macerie nel letto del fiume

Sono stati tutti rinviati a giudizio gli imputati per la tragedia della chiusa di San Bartolo, il crollo della struttura idrica sul fiume Ronco, lungo la Ravegnana vicino a Longana, in cui morì il tecnico ravennate della protezione civile Danilo Zavatta (52 anni). Successe il 25 ottobre del 2018. Zavatta si trovava sulla passerella dello sbarramento, per un sopralluogo assieme a Polizia Locale, Carabinieri Forestali e Protezione Civile al fine di verificare la corretta riparazione di un danno strutturale avvenuto il mese precedente, quando all'improvviso, sotto gli occhi di tutti i presenti, la prima campata dalla chiusa crollò a causa del cedimento dell'argine, ingoiandosi Zavatta, che morì sul colpo, travolto dalle macerie nel letto del fiume. Oltre alla tragedia dell'incidente sul lavoro, la statale 67 rimase chiusa per dieci mesi, con notevoli problemi di collegamento tra Ravenna e Forlì, e si resero necessari lavori urgenti all'argine del fiume per 3,5 milioni di euro, secondo le stime dell'epoca. I danni economici per le attività che operano lungo la Ravegnana furono ingenti e vennero decisi anche sgravi fiscali per le imprese penalizzate.

Per questo episodio il giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Ravenna Andrea Galanti ha accolto le richieste di rinvio a giudizio del pubblico ministero Lucrezia Ciriello, fissando al 24 ottobre, esattamente quattro anni dopo la tragedia, il processo dibattimentale nei confronti di 9 persone, tra responsabili legali e tecnici collegati ai lavori in corso in quel periodo per la realizzazione di una centrale idroelettrica alla chiusa di San Bartolo. In particolare dovranno rispondere di omicidio colposo in cooperazione Daniele Tumidei, 62 anni di Forlì (legale rappresentante della società titolare della concessione per realizzare una centrale elettrica alla chiusa di San Bartolo, nonché legale rappresentante dell'impresa costruttrice della stessa centrale); Silvano Landi, 72 anni di Città di Castello (incaricato al controllo del cantiere); Angelo Sampieri, 79 anni di Forlì (incaricato del progetto esecutivo e della direzione lavori); Massimo Casanova, 57 anni di Sarsina (legale rappresentante di una società in subappalto); Andrea Bezzi, 64 anni di Ravenna (tecnico dell'Agenzia regionale per la protezione civile). 

Crolla l'argine alla chiusa di San Bartolo: muore tecnico della Protezione Civile (foto di Massimo Argnani)

Tumidei, Sampieri, Landi e Casanova, assieme a Franco Frosio, 64 anni di Brescia (redazione del progetto definitivo) dovranno rispondere anche di crollo colposo di costruzioni a causa di progetti ritenuti carenti dalla Procura della Repubblica di Ravenna, in particolare sull'aspetto dell'interferenza tra la nuova centrale elettrica e la struttura della chiusa pre-esistente, risalente a quasi un secolo prima. Ma soprattutto anche per la demolizione delle strutture in cemento armato anti-sifonamento (i taglioni), la  cui assenza avrebbero poi causato il fenomeno del sifonamento, che  secondo le accuse, avrebbe determinato il crollo, assieme alla mancanza di adeguate opere di sostegno dell'argine. Sempre secondo le accuse, all'insorgere dei segnali di sifonamento che avrebbero reso instabile la struttura, non sarebbero infine intervenuti in modo efficace per impedire il crollo.

Anche Bezzi, assieme a Claudio Miccoli, 68 anni di Alfonsine (dirigente dell'Agenzia regionale per la protezione civile); Davide Sormani, 53 anni di Rimini (tecnico della stessa agenzia), e Mauro Vannoni, 68 anni di Santarcangelo (dirigente dell'Area Romagna dello stesso servizio regionale) dovranno rispondere di crollo colposo, in questo caso collegato all'iter amministrativo della nuova centrale elettrica. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Claudio Maruzzi, Alessandro Melchionda, Massimo Mambelli, Massimiliano Starni, Gianni Zaganelli, Fabrizio Bellavista, Marco Riponi, Luca Orsini, Lorenzo Valgimigli, Cristiano Basile, Mariano Rossetti. 

Si sono costituiti parte civile i famigliari di Danilo Zavatta, rappresentati dall'avvocato Carlo Benini, un agriturismo di via Ravegnana, che lamenta un danno di 130mila euro, l'Associazione Italiana Esposti Sostanze Cancerogene ed Infortunati sul Lavoro. Sono stati infine citati come responsabili civili le aziende coinvolte nell'intervento edile, la Regione e le sue agenzie per la protezione civile.

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