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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Arriva la "culla per la vita" per i neonati abbandonati, come funzionerà. L'Ausl: "Ma esistono alternative"

Il parroco: "Bella iniziativa sociale e di volontariato". L'Ausl: "Meno rischi con parto anonimo in ospedale"

Un percorso iniziato tre anni fa, su spinta di Stefano Coccolini, presidente regionale dell'Associazione medici cattolici italiani (Amci), che consentirà la messa in funzione anche a Ravenna, nella parrocchia del Torrione, di una culla per la vita. Un luogo dove mamme in difficoltà possono lasciare i neonati, perchè vengano presi in cura da volontari e medici. Il 10 giugno è la data fissata per la presentazione della struttura, stesso giorno in cui in città è in programma un convegno medico-scientifico organizzato da Amci con la Consulta delle aggregazioni laicali, con la presenza, tra gli altri, dei vertici del Movimento per la vita e di Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dei medici cattolici.  

La culla per la vita

"Ho dato sin da subito la disponibilità ad individuare un luogo interno alla parrocchia per l'installazione della culla – spiega don Paolo Pasini, responsabile della chiesa del Torrione – e dopo il via libera della curia abbiamo scelto di collocarla nell'area di via Fiume abbandonato". Strada percorribile in auto e senza telecamere. Il dottor Coccolini, bolognese che ha lavorato 38 anni all'ospedale di Ravenna, ha avuto l'idea di portarla in città e ha radunato tante persone sensibili al tema. "É partita una raccolta fondi che ha permesso di ottenere la somma, circa 30mila euro, per la realizzazione della struttura e un grande contributo è arrivato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna", afferma il medico. "La culla – prosegue – è uno strumento a disposizione di una parte di società, che spesso si fa finta di non vedere e che non si rivolgerà mai alla struttura sanitaria. Venendo incontro a quanto ci chiede papa Francesco, abbiamo teso una mano alla gente delle periferie, non solo urbane, che resta fuori dalla società".

Quando un neonato viene appoggiato nella culla partono una serie di telefonate a cascata verso una decina di utenze. Inoltre scatta un allarme collegato direttamente in canonica. "Abbiamo messo insieme un gruppo di volontari che potranno intervenire in caso di segnalazione – riprende don Paolo – e adesso stiamo avviando una collaborazione con Ausl e il pronto soccorso ospedaliero per poter dare al neonato le dovute cure sanitarie".

L'Ausl: "Iniziativa lodevole, ma è necessario tutelare le madri"

Pur condividendo l'iniziativa, Paolo Tarlazzi, direttore medico del Santa Maria delle Croci, sposta il focus sulle madri. "È importante mettere in sicurezza il neonato – sostiene Tarlazzi – ma è essenziale tutelare la mamma che compie un gesto così difficile ed è chiamata ad affrontare un momento complicato dal punto di vista sanitario e psicologico". Tarlazzi ha ricordato i bassi numeri di abbandoni di neonati nel Ravennate. "Ci sono stati anni in cui non si sono registrati casi, a fronte di quasi duemila nascite, probabilmente per la diversa natura del nostro tessuto sociale, dove sono meno presenti situazioni di forte degrado e disagio, più numerose in contesti metropolitani. Una struttura come la culla, per quanto importante per la collettività, rimane esterna all'azienda ospedaliera e questo rende un po' meno immediata la presa in carico del bambino e molto difficile quella della mamma".   

La coordinatrice dei punti nascita di Ravenna: "Fondamentale informare sul parto in anonimato"

Esiste una rete di tutela, formata da ginecologici, ostetriche, psicologi e assistenti sociali, che garantisce supporto alle donne che scelgono di non riconoscere il neonato. Mamme che, come previsto dalla legge, possono effettuare un percorso in totale anonimato. "Quando una partoriente dichiara l'abbandono del neonato – afferma Cristina Marzari, da 35 anni ostetrica dell'ospedale di Ravenna e coordinatrice dei punti nascita del Santa Maria delle Croci e di Faenza – viene inserita nei nostri sistemi come 'Anonimo Anonimo'. Non resta alcuna traccia dei suoi dati personali e la legge, inoltre, impedisce al figlio non riconosciuto, una volta maggiorenne, di chiedere informazioni sui suoi genitori naturali. Spesso le donne non sono a conoscenza di queste possibilità e magari prendono strade rischiose per loro e per i bambini. Dopo la dichiarazione di abbandono, l'ostetrica presente al parto denuncia in Comune la nascita e viene scelto un nome del bambino. Quindi parte l'iter con il Tribunale per l'affido". 

La possibilità di ripensamento per le madri

Il neonato, anche in situazioni di buona salute, viene ricoverato nel reparto di terapia intensiva neonatale per avere assistenza costante. La mamma ha dieci giorni di tempo per il ripensamento. "Quando percepiamo che c'è uno spiraglio – prosegue Marzari – cerchiamo la riconciliazione madre-figlio. Spesso si tratta di donne che rinunciano alla genitorialità perchè non hanno un lavoro, una casa o vivono situazioni di violenza. Con il supporto dei servizi sociali è possibile in alcuni casi trovare una soluzione. Senza questo lavoro di rete, i numeri degli abbandoni nel territorio sarebbero sicuramente superiori". Anche nel dramma, poi, ci sono sprazzi di positività. "Nell'unico abbandono di neonato avvenuto nel 2023 a Ravenna – racconta Marzari – la mamma non ha chiesto il totale anonimato nel parto. Questo non impedirà al figlio (o figlia) di chiedere informazioni su di lei in futuro. E non toglie alla donna la speranza che lui (o lei) possa volerla incontrare". 

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