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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Lo spettacolo gender apre il dibattito: giusto proporre alle scuole il tema della fluidità sessuale?

Dal dibattito sullo spettacolo che ha vinto il Premio Scenario e fatto il giro della Penisola, riemergono le polemiche sull'educazione gender anche a Ravenna

Un bambino che si sente anche una bambina, il sentirsi alieni, diversi, è il tema dello spettacolo "Fa’afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro" vincitore del Premio Scenario 2014 in programma al Teatro Rasi per il 30 gennaio nella rassegna per le scuole curata da Drammatico Vegetale. 

Il lavoro ha fatto il giro della Penisola sollevando diverse polemiche, come quella dell'Osservatorio Gender intervenuto in merito alle date a Lecce, ad esempio, dove viene definito "un vero e proprio inno alla “normalità” della fluidità sessuale, che prende il nome dalla parola che nella lingua di Samoa [fa'afanine n.d.r.] definisce coloro che sin da bambini non amano identificarsi in un sesso o nell’altro" . Per i sostenitori, invece, lo spettacolo è stato invece premiato  perchè giudicato capace di trattare con delicatezza e creatività un tema attuale.

All'approssimarsi della data ravennate, anche il Comitato Difendiamo i Nostri Figli di Ravenna critica la messa in scena rivolta alle scuole, dichiarando di "non voler entrare nel merito del valore artistico dello spettacolo, né del suo portato ideologico, perché la priorità non è quella di discutere le finalità e la validità educativa dello spettacolo, quanto di illustrarne i contenuti e mettere i genitori di quanti frequentano la scuola dell'obbligo in condizione di esercitare il loro diritto-dovere di educare e istruire i propri figli".

Il comunicato è accompagnato da una nota di Furio Pesci, professore associato di Storia della Pedagogia a La Sapienza di Roma che sottolinea la varietà di qualità dei "numerosi prodotti artistici e letterari che propagandano le idee sostenute dalle associazioni LGBT in materia di costruzione sociale e culturale dell'identità di genere e affettività" e propugna un'attenta valutazione estetica e pedagogica, soprattutto nei casi in cui i progetti dipendano direttamente da finanziamenti pubblici, giudicando "discutibile" gran parte dei testi e contenuti proposti.

 "Queste considerazioni valgono soprattutto quando, sia pure per ragioni “artistiche”, si alterano i contorni della realtà e della verità, come nel caso di questo spettacolo - prosegue Pesci - in cui si mette in scena la storia di un ragazzo gravemente incompreso dai suoi genitori e dai suoi compagni di scuola per le sue incertezze sulla propria identità sessuale. Ad un certo punto, venendo a sapere che nelle isole Samoa esistono persone come lui, chiamate, appunto, “Fa'afafine”, sogna di trasferirsi là, per coltivare il progetto di “sposarsi”". Pesci conclude auspicando quindi un ampio dibattito finalizzato a dare un contesto alle opinioni degli autori per evitare un fruizione acritica da parte dei bambini.

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