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Cronaca

Lo Ior dona all'ospedale due nuovi ecografi per la terapia del dolore

Una donazione che andrà a migliorare l’offerta sanitaria di un’unità operativa che produce circa 12000 prestazioni l’anno nonostante le restrizioni legate alla pandemia da Covid

Giovedì il reparto di Terapia Antalgica dell’Ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna, guidato dal dottor Massimo Innamorato, si è visto consegnare dall’Istituto Oncologico Romagnolo due nuovi ecografi “Sonosite” di ultima generazione: una donazione complessiva di circa 18.000 euro che andrà a migliorare l’offerta sanitaria di un’unità operativa che produce circa 12000 prestazioni l’anno nonostante le restrizioni legate alla pandemia da Covid.

Si tratta di strumentazioni che verranno utilizzate precipuamente ad un duplice scopo: individuare accessi vascolari utili al posizionamento di quelle tecnologie con cui somministrare le terapie, anche oncologiche, per via endovenosa, e valutare correttamente le neuropatie ai danni del sistema nervoso periferico agli arti superiori ed inferiori. In questo modo il reparto potrà proporre ai pazienti che afferiscono all’Ospedale Santa Maria delle Croci trattamenti del dolore cronico sempre maggiori, più precisi e in alcuni casi meno invasivi.

"Sono apparecchiature che offrono un campo di visione eccezionale: in questo modo, per fare solo un esempio, potremo inserire stimolatori periferici in ecoguida e non necessariamente in sala operatoria - spiega il dottor Innamorato - Oramai parlare di dolore solo come sintomo è un’accezione superata: si tratta di qualcosa che può tramutarsi in una vera e propria patologia a sé stante e come tale va trattata. Il numero di persone che soffrono di questa malattia è enorme: parliamo di oltre il 25% della popolazione nazionale e in circa il 15% dei casi il dolore cronico ed evolutivo non è gestito correttamente, perché magari mancano centri a cui riferirsi o strumentazioni adeguate. Per questo ringrazio l’Istituto Oncologico Romagnolo, che ci offre anche la possibilità di continuare a fare cultura su questo tipo di disturbo per superare vecchi stereotipi che oramai non funzionano più. L’opinione generale è che chi soffre di una patologia seria, come può essere quella oncologica, debba un po’ “sopportare” il dolore come qualcosa di necessario o inevitabile: è una concezione sbagliata, soprattutto in un mondo in cui il cancro rappresenta una patologia curabile e cronicizzabile. Sopravvivere più a lungo non può significare soffrire più a lungo, ma deve tradursi in più anni di vita della massima qualità possibile".

"Noi come Istituto Oncologico Romagnolo siamo lieti di poter dare una mano al grande lavoro di un reparto che, sebbene non si prenda cura esclusivamente di pazienti con il cancro, vede afferire presso la sua struttura molte persone sottoposte a trattamenti oncologici – ha aggiunto il direttore generale Ior, Fabrizio Miserocchi – il dolore cronico e la neuropatia rappresentano d’altronde effetti collaterali che sovente si manifestano a causa del tumore, dunque questo aiuto rientra pienamente all’interno della nostra mission. Questi investimenti erano in previsione già da tempo: il professor Amadori era perfettamente consapevole di come il tema della cronicizzazione del cancro e dell’aumento della sopravvivenza avrebbe portato necessariamente ad una integrazione sempre maggiore tra oncologie e specialisti della terapia del dolore. Sfortunatamente la pandemia ha un po’ scompaginato le carte, ma ora riprendiamo le fila di un progetto che vedrà sicuramente proseguire la collaborazione col reparto del dottor Innamorato. Non solo: sono in previsione ulteriori investimenti sul territorio e sugli ospedali della Romagna. La lotta contro il cancro è un lavoro di squadra, multidisciplinare, che non può prescindere da una rete di professionisti che funziona e che viene messa nelle condizioni di dare ai nostri pazienti la miglior presa in carico possibile".

"Siamo molto grati – interviene Francesca Bravi, direttrice della direzione medica ospedaliera – che lo lor sia al fianco dell'ospedale Santa Maria delle Croci: è una cosa che ci rende orgogliosi perché, oltre a rappresentare un senso di vicinanza alla comunità professionale e ai nostri pazienti e cittadini, ci dà la possibilità di acquisire attrezzature ad elevata tecnologia, che richiederebbero un impegno economico difficile da sostenere in questa particolare contingenza storica per la sanità pubblica, impegnata ormai da due anni nel contrasto alla pandemia. Quindi un ringraziamento davvero sentito da parte e mia e della direzione aziendale".

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