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Cronaca

Dopo 200 anni torna a Ravenna il dipinto di Nicolò Rondinelli: sarà esposto al Museo nazionale

Il dipinto “San Giovanni Evangelista appare a Galla Placidia”, proveniente dai depositi della Pinacoteca di Brera di Milano, giovedì è tornato dopo più di 200 anni al Museo Nazionale di Ravenna

Dopo 200 anni torna a Ravenna il dipinto di Nicolò Rondinelli dalla Pinacoteca di Brera. Grazie al progetto del Ministero della Cultura “100 opere tornano a casa”, infatti, i capolavori dell’arte statali escono dai depositi e tornano nelle sale dei musei. Il dipinto di Nicolò Rondinelli “San Giovanni Evangelista appare a Galla Placidia”, proveniente dai depositi della Pinacoteca di Brera di Milano, giovedì è tornato dopo più di 200 anni al Museo Nazionale di Ravenna. L’opera è stata accolta al suo arrivo dal Direttore Regionale Musei Emilia-Romagna, Giorgio Cozzolino, dalla Direttrice del Museo Nazionale di Ravenna, Emanuela Fiori, dal Sindaco di Ravenna, Michele De Pascale e dall'Assessore alla Cultura del Comune di Ravenna, Fabio Sbaraglia.

La pala, realizzata per la basilica di San Giovanni Evangelista, celebra un miracolo legato alla consacrazione della chiesa, avvenuta all’epoca di Galla Placidia. L’episodio, raffigurato più volte in ambito ravennate, trova la più alta espressione per mano di Nicolò Rondinelli, formatosi a Venezia nella bottega di Giovanni Bellini. Le figure solenni e piene di grazia dell’augusta e dell’evangelista Giovanni, la raffinata quinta architettonica e la ricerca cromatica fanno dell’opera una dei più alti esiti della pittura romagnola tra Quattro e Cinquecento.

Il dipinto di Nicolò Rondinelli arriva al Museo Nazionale di Ravenna (foto Massimo Argnani)

La tavola troverà collocazione, al termine di un nuovo allestimento, al primo piano del complesso monastico di San Vitale, nelle sale prospicienti il “grande dormitorio”, dove sono esposte altre opere provenienti dalla Chiesa di San Giovanni Evangelista, tra cui le lunette cinquecentesche con le Storie di Galla Placidia, affrescate da Francesco Longhi. Il dipinto custodito al Museo Nazionale di Ravenna segue le altre quattro opere arrivate nei giorni scorsi nella città di Ferrara nell’ambito del progetto voluto dal ministro Franceschini “100 opere tornano a casa” per valorizzare il patrimonio storico artistico e archeologico italiano conservato nei depositi dei luoghi d’arte statali e per promuovere i musei più piccoli, periferici e meno frequentati.

Giorgio Cozzolino, Direttore Regionale Musei Emilia-Romagna, esprime grande soddisfazione per l’iniziativa: “È un momento importante per la città e per il Museo che ne custodisce le storie. Il Museo Nazionale di Ravenna infatti racconta le vicende conservative complesse di un patrimonio cittadino assai variegato, che non si conclude nei “soli” monumenti Unesco. Grazie al progetto 100 opere e al riallestimento della sezione dei dipinti, potremo restituire ai visitatori la conoscenza di un congruo capitolo della pittura locale, non scevra di punte di notevole rilevanza estetica”.

“Il rientro di quest’opera - dichiara il Sindaco di Ravenna Michele de Pascale - è una notizia bellissima per tutta la nostra comunità che, in virtù di questo importante progetto, atto a valorizzare e promuovere le opere dislocate nei depositi dei luoghi d’arte statali, si riappropria di questa suggestiva opera, un altro tassello prezioso del nostro patrimonio artistico, che sarà presto visibile al pubblico in una nuova esposizione dedicata”.

"È un'idea di cui si è parlato molto in Italia, perché i depositi in molti musei diventano parte della visita - commenta il ministro della Cultura Dario Franceschini - Ma c'è qualcosa che va corretto. Ci sono numeri che lasciano a bocca aperta: nei musei italiani ci sono 432mila opere esposte e nei depositi ce ne sono 4,5 milioni. È un rapporto che spaventa e stupisce, ma non è lontano dai più grandi musei del mondo. Con numeri di queste dimensioni a disposizione del Paese non si può non cominciare a fare un'opera di equilibrio e usare fino in fondo questa forza straordinaria dei musei italiani. È una operazione di redistribuzione della bellezza. È l'inizio di un percorso che può durare all'infinito perché i numeri lo consentono, potenzialmente si potrebbe arrivare a 10mila opere".

"L'idea - ha spiegato il ministro - l'ho avuta qualche anno fa, all'inizio del mio primo mandato, quando è stata organizzata una mostra molto bella a Cerveteri in cui era esposto il Cratere di Eufronio che veniva dal deposito di Villa Giulia. Vedendo l'orgoglio locale, perché quell'opera veniva da Cerveteri, mi sono detto 'perché non lasciarlo qui, così diventa simbolo della città e dell'identità locale'. Oggi è un pezzo centrale del museo di Cerveteri. Da lì si poteva costruire una operazione su larga scala".

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