Emergenza influenza in ospedale: "Cronaca di una morte annunciata"
Leggiamo, anche quest’anno, dalle testate giornalistiche locali e nazionali che il picco dell’influenza ha intasato i Pronto Soccorso delle nostre città, situazione che si ripercuote poi sui reparti di degenza. Innanzitutto un grande ringraziamento a tutti gli operatori che si prodigano per far pronte a tale ulteriore impegno professionale, nessuno escluso, a partire da chi opera in pronto soccorso fino a chi ha effettuato ed effettuerà doppi turni pur di garantire assistenza alle persone ricoverate utilizzando qualsiasi posto letto vuoto, addirittura aggiungendone laddove strutturalmente si poteva. Non possiamo altrettanto elogiare gli amministratori, che hanno responsabilità organizzativa dato che, ogni anno, abbiamo memoria dell’"emergenza influenza” e addirittura, riteniamo, ogni anno sarà sempre peggio dato che, già recentemente, abbiamo evidenziato come stia cambiando il target della popolazione. Forse molti, anche gli addetti ai lavori, sottovalutano il dato allarmante sulle percentuali sempre più in aumento sul tema dell’invecchiamento, della comorbilità e delle cronicità. Le proiezioni della stessa Ausl Romagna ci dicono che gli ultra 65enni nel 2013 erano il 23% della popolazione della Romagna, con un aumento del 7,5% entro il 2020 e del 22,7% entro il 2030. Insomma, un territorio romagnolo pieno di anziani afflitti da patologie croniche che giornalmente, purtroppo, riempiranno le sale di attesa del vari pronto soccorso e non ci sarà nuovo o vecchio ospedale in grado di dare risposte a queste persone che, infatti, si ripresentano più volte in ospedale sino a ricovero che si ripete più volte all’anno. Non era forse facile prevedere che durante i mesi invernali ci sarebbe stato un picco influenzale legato proprio alla fragilità di queste persone? Si doveva arrivare in pieno picco influenzale per organizzare un piano di emergenza (reparti polmone) con posti letto alquanto discutibile che ha creato ulteriore stress ai dipendenti, già estremamente provati da carichi di lavoro estenuanti e soggetti loro stessi a sindrome influenzale, quindi operatori da sostituire con personale che non c’è? Così come si predispone, e se ne discute col sindacato, un “Piano Potenziamento Estivo” per far fronte all’afflusso dei vacanzieri in riviera, altrettanto, nei tempi dovuti, si doveva e si poteva ragionare per tempo su questa ulteriore criticità. Nursing Up già nel 2017 aveva proposto un “Piano Potenziamento emergenza influenza” che, ovviamente, la Ausl Romagna ha cestinato. Altro argomento che andremo a verificare è se gli operatori coinvolti direttamente hanno oltrepassato il limite massimo di ore settimanale di lavoro: anche in questo caso non vi è stata discussione col sindacato, e sappiamo bene come un operatore fisicamente provato eroghi una qualità assistenziale molto al di sotto degli standard richiesti senza pensare poi ai vari gradi di responsabilità diretta sull’utenza. Non è da escludere che richiederemo l’intervento della Direzione Territoriale del Lavoro per fare tali verifiche. Sta di fatto che le previsioni fatte dagli esperti dicono che sino a metà del prossimo mese avremo a che fare con tale emergenza, quindi ci sarà ancora molto da lavorare per i servizi ospedalieri. Suggeriamo alla Direzione generale che già da oggi e non domani la Ausl Romagna debba affrontare tale questione attraverso un “Piano Emergenza Influenza” serio ove per tempo si definiscano luoghi ed ambienti idonei, cosiddetti “reparti polmone”, con personale dedicato ed un potenziamento di tutti i pronto soccorso dei presidi ospedalieri della Romagna, senza dover far saltare i riposi al personale sanitario o fargli fare doppi turni.
Gianluca Gridelli di Nursing Up