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Cronaca

Operazione "Scramble" anti 'ndrangheta: estorsione mafiosa alla famiglia di un pentito

I tre, tra i quali un residente a Massa Lombarda, sarebbero accusati di un episodio di estorsione con metodo mafioso ai danni dei familiari di un collaboratore di giustizia residente a Conselice

I Finanzieri di Bologna e dello Scico (Servizio centrale investigazione criminalità organizzata) di Roma, con l'ausilio dei Comandi provinciali di Ravenna, Reggio Calabria e Roma hanno arrestato tre persone, tutte già note alle Forze dell'ordine, ritenute affiliate alla 'ndrina dei Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria). I tre sarebbero accusati di un episodio di estorsione con metodo mafioso ai danni dei familiari di un collaboratore di giustizia residente a Conselice. In particolare, gli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Bologna, Gianluca Petragnani Gelosi, su richiesta del Procuratore Aggiunto Francesco Caleca, nei confronti di un 51enne residente a Massa Lombarda , un 35enne residente a Siderno (Reggio Calabria) e un cittadino residente a Siderno ma domiciliato ad Anzio (Roma).

Operazione "Scramble"

L'operazione, denominata “Scramble”, trae origine dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Nicola Femia (condannato per associazione mafiosa a seguito della storica sentenza emessa dal Tribunale di Bologna il 22 febbraio 2017, che lo ha ritenuto capo e promotore di un’associazione di stampo mafioso operante nel settore del gioco illegale), il quale aveva riferito di comportamenti delittuosi, in particolare di natura estorsiva, posti in essere da alcune persone di origine calabrese attivi sul territorio emiliano- romagnolo e riconducibili alla ‘ndrina dei Bellocco di Rosarno, una delle consorterie criminali più antiche e ritenute tra le più pericolose e potenti della ‘Ndrangheta reggina, con importanti ramificazioni in Emilia-Romagna e nel nord Italia, attiva in diversi settori illeciti tra i quali quelli del narcotraffico, delle estorsioni e del controllo delle attività commerciali e imprenditoriali.

L'estorsione nei confronti dei figli di Femia

La vicenda originaria risale al gennaio 2011, quando l’attuale collaboratore di giustizia aveva ricevuto le prime richieste estorsive collegate alla gestione di una sala scommesse da lui diretta a Roma. Le successive vicende giudiziarie, che avevano coinvolto in tempi diversi e a vario titolo sia gli estorsori che l’estorto, avevano fatto registrare delle battute di arresto nelle indebite pretese di denaro. Successivamente, tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, nonostante Femia si trovasse in carcere, anche a seguito del suo arresto intervenuto con l’operazione “Black Monkey” del Gico di Bologna, le richieste illecite - per un ammontare di 250mila euro - sono riprese nei confronti dei suoi figli, residenti a Conselice, fino ad arrivare al novembre del 2016, quando le minacce rivolte nei loro confronti non li convinsero a pagare in tre soluzioni 50mila euro.

Gli arresti

L’attività investigativa, svolta anche avvalendosi dei filmati delle telecamere di sorveglianza installate nel Municipio di Conselice, come scrive il Gip nell’ordinanza “ha permesso di riscostruire e riscontrare analiticamente la vicenda estorsiva che ha visto coinvolti a Conselice da un lato, come parti offese, i figli del noto boss Nicola Femia e dall’altro, nella veste di autori del delitto estorsivo, gli odierni indagati, inseriti o gravitanti nell’orbita della ‘ndrina “Bellocco”, comunque avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal gruppo criminale di stampo ‘ndranghetista". Contestualmente all'esecuzione del provvedimento cautelare sono state eseguite perquisizioni a Conselice e Massa Lombarda, oltre che a Siderno, Rosarno, Palmi e ad Anzio.

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