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Cronaca

Preoccupazione per l'ex Sir: "Deve essere restaurata al più presto"

Nella lettera vengono descritte le architetture di pregio dell'Ex Sir, "fabbricato che ricalca i modelli dell'arco parabolico a tre cerniere in cemento armato messi a punto da Pier Luigi Nervi di cui esistono vari esempi in Italia"

L'Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale scrive una lettera ad  Antonella Ranaldi, dirigente della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Ravenna, Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini, e al sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, sulla situazione del  magazzino di archeologia industriale presente presso la dismessa Darsena di Città a Ravenna e denominato ex-Sir. “Ci siamo interessati alla vicenda ed appreso che pesanti incertezze gravano ancora sul destino di questo importante manufatto”.

Nella lettera vengono descritte le architetture di pregio dell'Ex Sir, “fabbricato che ricalca i modelli dell’arco parabolico a tre cerniere in cemento armato messi a punto da Pier Luigi Nervi di cui esistono vari esempi in Italia. Tali magazzini, anche detti ‘paraboloidi’, in quanto a diffusione e destinazione costituiscono una peculiarità tipica del territorio italiano, poiché legati sia al genio di Nervi che al notevole sviluppo dell’industria chimica nel nostro paese, in particolar modo degli anni 50.  Per la particolare conformazione, la grandiosità degli interni e il sistema costruttivo altamente efficace, aggiunti al fatto che trattasi di manufatti interamente realizzati in opera, e quindi  di effettivi capolavori di tecnica ed abilità costruttiva oggi, di fatto, irrealizzabili, possono ascriversi a tutti gli effetti sia a quelle opere di architettura degne di conservazione, sia a quei simboli di identità urbana da tramandare. Prova ne è che almeno otto di questi magazzini, a quanto ci risulta, e di cui solo due autografi di Pier Luigi Nervi, sono stati sottoposti a tutela dalle rispettive Soprintendenze e in diversi casi integralmente restaurati e restituiti al pubblico utilizzo. Come abbiamo appreso, anche il Comune di Ravenna, attraverso il PRG del 1993, ne prevedeva il restauro integrale e la destinazione ad usi prevalentemente di pubblica utilità, e la Soprintendenza ha ribadito tale posizione con l’avvio di un procedimento di vincolo come bene storico-artistico”.

“Con la presente comunicazione, quindi, siamo a concordare totalmente con tali posizioni, nell’auspicio che questo importante edificio venga restaurato nei modi che il suo valore di bene storico-artistico richiede, senza i compromessi di progetti che ne stravolgano la natura di bene architettonico. Questo poiché abbiamo appreso dai mezzi di comunicazione che con tutta probabilità la vicenda non terminerà con l’esito sperato e l’edificio, già sottoposto a tutela, non verrà restaurato. In attesa di  riscontro, nella speranza che quanto accaduto due anni per la fornace Hoffman dei primi 900 presente in via Romea non si ripeta”.


 

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