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Cronaca Faenza

Faenza, la rotonda del Fontanone dedicata al pilota Francesco Lama

Sabato prossimo 22 giugno 2013, alle ore 10.00, è in programma la cerimonia di intitolazione della “Rotonda del Fontanone” al pilota faentino Francesco Lama, la cui opera commemorativa è stata ubicata davanti al parco "Il Tondo"

Sabato prossimo 22 giugno 2013, alle ore 10.00, è in programma la cerimonia di intitolazione della “Rotonda del Fontanone” al pilota faentino Francesco Lama, la cui opera commemorativa è stata ubicata davanti al parco "Il Tondo", in prossimità della rotonda stessa (all’incrocio tra viale dello Stradone e le vie Giovanni da Oriolo, Volpaccino e degli Insorti). Alla cerimonia parteciperanno, tra gli altri, il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi e i parenti del motociclista, guidata dal nipote Antonio.

L’opera è composta da due pannelli sequenziali in ceramica porcellanata (ciascuno di 90 cm x 90 cm), realizzati dall’industria ceramica Gigacer, raffiguranti due momenti significativi dell’attività agonistica che Francesco Lama ha svolto nell’ex circuito cittadino di velocità, detto “dei Cappuccini”, al cui interno era compresa anche la rotonda a lui dedicata. I pannelli, muniti di un’apposita targhetta in bronzo esplicativa dell’immagine riprodotta, sono incastonati in una lastra calcarea monolitica color paglierino (280 cm x 180 cm), lavorata a scalpello, nella cui parte superiore è inserito in rilievo il nome di Francesco Lama; il monolite, incorniciato in metallo, è fissato con tre paletti, sempre in metallo, in una base di cemento.

Francesco Lama (Faenza, 1907-1968) è stato uno dei maggiori protagonisti del motociclismo italiano degli anni Trenta. Il primo approccio con il mondo delle motociclette lo ebbe nel 1919 quando, all'età di 12 anni, installò un motore sulla bicicletta del padre, costruendosi così la prima moto. Lama ha debuttato nel mondo delle corse nel 1927, riuscendo a stupire fin dalla prima corsa, il Circuito del Savio, dove conseguì il terzo posto su una moto Saroléa, classe 500.
La prima vittoria la conquistò l'anno successivo, a Mantova. Nel 1933 Enzo Ferrari lo ingaggiò per la sua scuderia motociclistica, dove ottenne molti buoni piazzamenti, oltre al 2º posto assoluto alla Coppa del Mare di Livorno, con una Rudge 250, e alle vittorie nel Trofeo Acerbo, con una Rudge 350, e sul Circuito del Littorio a Roma, per la prima edizione del Gran Premio d'Italia (chiamato fino all'anno precedente Gran Premio delle Nazioni), in sella alla moto italiana MM, nella classe 175.

Negli anni dal 1931 al 1934, Lama, che tutti chiamavano “la freccia di Faenza”, è stato il pilota più vincente nelle piccole cilindrate, grazie soprattutto alle sue grandi doti tecniche e di coraggio, anche se egli è altrettanto noto per “la sfortuna”. Memorabile, a tale proposito, è stato il suo ritiro a pochi km dall’arrivo della Milano-Napoli, quando, alle porte della città partenopea e dopo aver condotto la gara in testa per oltre 700 chilometri, un guasto tecnico lo costrinse all’abbandono. Non vanno altresì dimenticati i ritiri alla Milano-Taranto del ’38, quando, sempre in testa, la sua Gilera scivolò sul nevischio caduto sul passo della Futa, o quello dell’anno precedente quando per colpa di un gommino dovette abbandonare il Circuito di Faenza.

Nel 1938 riuscì però a vincerlo il circuito “di casa”, in sella a una Gilera “Otto Bulloni”, cosi come vinse quello dell’anno successivo, ancora con una Gilera, ma a “4 cilindri”. Sempre nel 1939 diventò campione italiano della classe 500, ancora alla guida della mitica Gilera. Prima di ritirarsi, nel 1948, Lama salì in sella a numerose moto di tutte le cilindrate: dalle italiane Benelli e Mondial fino alle inglesi Rudge e Velocette. Un cenno merita il suo esordio sulla bolognese Mondial, che debuttò a Faenza il 12 settembre 1948, in sella alla quale Lama fece registrare il giro più veloce. La Mondial era considerata una moto prodigiosa, in particolare per il suo strepitoso e incredibile motore a 4 tempi (una soluzione che non si riteneva possibile per la 125 cc, considerata fino a quel momento poco più che un “giocattolo per bambini grandi”) e con il doppio albero delle camme in testa. Quel motore, anche grazie a Lama, non solo avrebbe travolto tutti i più diretti avversari, ma avrebbe “dato la paga” anche a molte moto di cilindrata 250 e 350 cc, diventando, subito dopo la gara di Faenza, la moto più veloce al mondo nella classe 125 cc, il cui relativo campionato divenne un suo esclusivo feudo per molti anni.

Al termine della carriera, Lama si dedicò a tempo pieno alla concessionaria ed officina Gilera di sua proprietà, aperta nel 1947, rimanendo però legato al mondo del motociclismo nel cui ambito ricoprì diverse responsabilità: da quella di presidente del locale moto club a quella di consigliere della Federazione Motociclistica Italiana, nonché di componente della commissione ufficiale di collaudo per i circuiti, tra cui quello di Faenza, che nel 1948 ospitò, grazie a lui, la seconda edizione del dopoguerra del Gran Premio delle Nazioni, valevole quale prova del Campionato mondiale

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