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Cronaca Faenza

Lo scuolabus non può passare perchè la bimba "doveva andare in un'altra scuola": scoppia la polemica

Iscrive la figlia al tempo pieno in un plesso più lontano da casa e chiede al comune di Faenza di attivare il servizio scuolabus. "Ma per un cavillo burocratico la richiesta viene respinta"

Aveva iscritto la propria figlia alla scuola elementare, ma l'istituto più vicino non prevedeva il tempo pieno. Così, in virtù delle esigenze familiari, ha optato per un plesso dello stesso istituto più lontano da casa. Per questo, però, la bimba ora non può usufruire dello scuolabus, nonostante passi a pochi chilometri di distanza dall’abitazione.

Succede a Faenza, nella frazione di Pieve Corleto dove abita la mamma della bambina frequentante le scuole Carchidio: "Mia figlia per tre anni ha frequentato la scuola dell’infanzia alla Cosina, la scuola di riferimento secondo lo stradario. Quando poi si è trattato di scegliere la scuola elementare ci sono state proposte due alternative: o il tempo normale, con lezioni da lunedì al sabato alle elementari di Reda, o il tempo pieno fino alle 16.20 alle Carchidio. Io per esigenze familiari ho dovuto scegliere il tempo pieno, una delle opzioni che mi aveva proposto la scuola dell’infanzia. Parlando con le maestre era scontato che ci fosse il servizio di scuolabus, perchè le Carchidio sono difficili da raggiungere con l’automobile per chi come noi abita a Pieve Corleto. Un autobus è quindi un servizio essenziale”.

All’inizio dell’anno la bimba è stata portata a scuola in auto, ma poi per via di alcune vicissitudini strettamente personali è venuta meno la possibilità del genitore di accompagnare la propria figlia a scuola in automobile. Così la mamma si è rivolta al Comune per attivare il servizio di scuolabus: “Nei primi tempi avevo deciso di portare io a scuola mia figlia, poi però ho avuto un problema di salute e ho affrontato una situazione complicata nella quale mi sono ritrovata a non poter portare mia figlia a scuola in auto, delegando così i nonni. Mio padre però abita in centro a Faenza, mentre i miei suoceri abitano a Forlì. Ho deciso quindi di aspettare le vacanze di Natale per chiedere l’attivazione del servizio scuolabus, che però pochi giorni fa mi è stato negato”.

La ragione, spiega la mamma, è la seguente: “Mi hanno detto che per ogni località di Faenza c’è solamente una scuola di stradario, quindi - nonostante le Carchidio siano la scuola più vicina che fa il tempo pieno e nonostante si tratti dello stesso istituto comprensivo della scuola di Reda - mi hanno detto che l’autobus non poteva passare da Pieve Corleto a prendere la bimba. Io sono caduta dalle nuvole soprattutto perchè a tre minuti da casa nostra, a Basiago, frazione attaccata a Pieve Corleto, passa uno scuolabus che carica solo tre bambini. Questo scuolabus per un cavillo burocratico non può però passare da Pieve Corleto e io mi ritrovo nella situazione in cui ho bisogno di mandare mia figlia a scuola in pulmino, c’è un mezzo semivuoto che passa a pochi chilometri da casa nostra ma noi non possiamo utilizzarlo nemmeno pagando l’intera annualità, che ammonta a circa 400 euro, e siamo quindi obbligati a portare la bimba a scuola in auto per 5 anni”.

Della questione si è occupata anche Faenza Ecologica, che in una nota ha rimarcato: “Gli scuolabus sono un servizio fondamentale per ridurre il traffico e garantire la mobilità sostenibile nel tragitto casa-scuola, e sono un aiuto per le famiglie ma purtroppo a Faenza non viene garantito a tutti i bambini del forese, per una gestione eccessivamente rigida e burocratica. Da Pieve Corleto alle Carchidio ci sono 6 chilometri sulla "forlivese", e in mancanza di scuolabus, mezzi pubblici (e ciclabili) questi bambini vengono accompagnati in auto, alimentando traffico, caos e smog. E’ paradossale però che un pulmino passi a poca distanza da Pieve Corleto, portando a scuola solo 3 bambini. Lo scuolabus viaggia semivuoto, e i bambini di Pieve Corleto restano a piedi, o meglio vanno in auto coi genitori. Che senso ha questa rigidità? Far viaggiare scuolabus vuoti è un costo anche per il Comune che compartecipa alla spesa. Se ci fossero più bambini negli scuolabus, si potrebbero ammortizzare le spese, e abbassare la retta per le famiglie, che attualmente è effettivamente alta. Il presidente della Regione Stefano Bonaccini all'inizio del proprio mandato aveva garantito mezzi pubblici gratis a tutti i minori di 14 anni. Ma qui a Faenza non ci sono scuolabus per i bimbi di campagna neppure a pagamento. Chiediamo al comune di gestire in modo meno burocratico e rigido il servizio scuolabus, incentivandone l’utilizzo e andando incontro alle esigenze delle famiglie che ambiscono a non usare l'auto, e a cercare di ridurre le rette”.

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