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Cronaca

La famiglia ucraina in fuga dalla guerra accolta nell'hotel ravennate: "Nei loro volti si coglie la sofferenza umana"

L'albergatore Filippo Donati: "Sono provati, ti danno l'impressione di aver vissuto una tragedia che non è naturale". Ma la risposta di Ravenna è stata forte: "Il Comune sta facendo bene"

"Hanno viaggiato undici giorni, sono tre donne tostissime, due bambine ed un ragazzetto timido. Parlano a bassa voce, sorridono stanchi... i tre più giovani evitano con discrezione di guardarmi negli occhi, come se avessero paura di tutto il genere umano fuori da quella automobile che è stata la loro salvezza". Queste le parole scritte da Filippo Donati sui social, quasi uno sfogo dell'albergatore e consigliere comunale ravennate che martedì sera ha accolto nel suo hotel 6 profughi ucraini, in fuga dalla guerra.

Non si tratta delle prime persone giunte all'Hotel Diana dall'inizio del conflitto. Diverse persone sono state accolte: "Alcuni erano di passaggio e poi si sono diretti in altre città o in altri Paesi. Altri invece si sono fermati", spiega Donati, aggiungendo che altre 6 persone dovrebbero arrivare nella giornata di mercoledì. "Salta subito all'occhio la loro sofferenza umana, soprattutto nei bambini", continua l'albergatore che nella tarda serata di martedì ha accolto questa famiglia, composta da una donna con due figlie e tre nipoti. Donne e bambini giunte fino a Ravenna dopo 11 giorni di viaggio, lasciando i propri mariti e padri in Ucraina. Sono partiti da una cittadina a nord di Kiev, passando anche dall'Ungheria, dove pare che abbiano trovato grandi difficoltà a superare il confine.

Il dramma della guerra si percepisce, anche a distanza di chilometri, e senza bisogno di parole. "Non sono persone che si piangono addosso - sottolinea l'albergatore ravennate - Appena sono arrivati ho chiesto loro di cosa avessero bisogno e mi hanno detto che avevano solo bisogno di riposo. Poi gli abbiamo dato da mangiare, hanno chiesto una zuppa di verdure. Una delle bambine, invece, era troppo stanca ed è andata a dormire, l'abbiamo rivista solo stamattina. Sono provati, ti danno l'impressione di aver vissuto una tragedia che non è naturale".

"Con i terremotati era diverso - prosegue Donati che in passato aveva appunto accolto anche persone rimaste senza casa a causa del sisma - Quella del terremoto è un'emergenza da cui scappi con quello che hai, persone che scappavano letteralmente in mutande. Le persone dell'Ucraina invece hanno organizzato la loro fuga della guerra. Anche se non hanno grandi bagagli, hanno potuto portare qualcosa con sè. Ciò che gli manca davvero è una spiegazione".

La risposta di Ravenna all'emergenza bellica è però forte. Già nelle scorse settimane, lo stesso albergatore aveva chiesto la collaborazione dei ristoratori per offrire un pasto ai profughi: "La risposta è arrivata forte e chiara. Diversi ristoratori hanno dato la propria disponibilità - ammette Donati, che aggiunge - se proseguirà quest'emergenza, bene le raccolte in favore della gente in Ucraina, ma per loro che sono qui sarà bene ascoltare le loro esigenze".

"Noi finchè possiamo una mano la diamo volentieri, è difficile tirarsi indietro - continua l'albergatore, soddisfatto della risposta generale della città e dell'Amministrazione in tema di accoglienza - Il Comune sta facendo bene, stanno coordinando bene le azioni di assistenza, in contatto con la comunità ucraina di Ravenna. Stanno coinvolgendo persone del volontariato e anche il sindaco ci sta mettendo grande impegno. Da parte mia continuerò a mobilitare più forze possibili: ci sono già cento e più persone che mi hanno dato la propria disponibilità: dai medici ai fisioterapisti, dagli psicologi ai ristoratori".

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