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Cronaca

Fatture false per truffare le banche, sequestro da 3 milioni: anche un imprenditore ravennate in manette

Due imprenditori in carcere - di cui un ravennate - e un sequestro preventivo di 3 milioni nei confronti di tre imprese, tra le quali una ditta di trasporti ravennate

Due imprenditori in carcere - di cui un ravennate - e un sequestro preventivo di 3 milioni nei confronti di tre imprese, tra le quali una ditta di trasporti ravennate. E' questo l'esito di un'indagine congiunta svolta dai Carabinieri del Reparto Operativo del Nucleo Investigativo di Forlì e dalla Guardia di Finanza con le ipotesi di reato di truffa aggravata, calunnia, appropriazione indebita, autoriciclaggio, riciclaggio ed esercizio abusivo di attività finanziaria. L'ordinanza è stata firmata dal giudice per le indagini preliminari Massimo De Paoli su richiesta dei sostituti procuratori Francesca Rago e Laura Brunelli. Nel mirino degli investigatori sono finite le operazioni commerciali, stando a quanto ricostruito dagli investigatori "mai effettivamente compiute", di una concessionaria di mezzi pesanti del forlivese.

Le indagini si sono articolate nell’incrocio dei dati risultanti dalle intercettazioni telefoniche e telematiche, dai tabulati telefonici, dalle testimonianze di persone informate sui fatti, dalla documentazione sottoposta a sequestro a seguito dell’esecuzione di perquisizioni locali, nonché in una minuziosa analisi dei dati bancari. Secondo quanto appurato dagli inquirenti, l'imprenditore della concessionaria avrebbe messo in atto un "sistema fraudolento" attraverso la sistematica presentazione allo sconto bancario di fatture per vendite di automezzi pesanti mai compiute dall'impresa.

Stando ai risvolti investigativi, sarebbero stati circa una quindicina gli istituti di credito coinvolti, che avrebbero erogato anticipi per un totale di 58 milioni di euro sulla base di false fatture emesse per operazioni fittizie per un valore di circa 63 milioni di euro. La disponibilità delle somme derivanti dal reato avrebbe determinato la commissione di "condotte autoriciclatorie", che avrebbero coinvolto una società immobiliare amministrata dallo stesso imprenditore e, sempre all’interno della concessionaria, lo svolgimento "di una strutturata e sistematica attività illecita di finanziamento a favore di terzi, tutti esercenti l’attività di trasporto stradale, perpetrata attraverso la compravendita simulata di automezzi (esercizio abusivo dell’attività finanziaria)".

Gli stessi accertamenti svolti avrebbero messo in luce, inoltre, come il concessionario, dopo aver ideato e messo in atto il sistema di truffa ai danni degli istituti bancari, abbia distratto dai conti correnti societari somme per oltre euro 3 milioni movimentandole a favore di un'impresa ravennate di trasporti, cliente della concessionaria forlivese, attraverso presunte erogazioni di denaro del tutto ingiustificate, prive della benché minima evidenza documentale. Di tale condotta, l’imprenditore forlivese aveva incolpato, con denuncia presentata alla Procura, un proprio dipendente, accusandolo di "appropriazione indebita". Questo, secondo gli investigatori, al fine di giustificare alle banche l’impossibilità di coprire gli insoluti generati dalla presentazione allo sconto delle false fatture.

In merito a quest’ultima vicenda, le indagini esperite avrebbero permesso di acquisire circostanziati elementi di "calunnia" commessa dall’imprenditore forlivese, accusandolo anche di "appropriazione indebita" in concorso con il trasportatore ravennate, accusato di "condotte riciclatorie ed autoriciclatorie, portate a compimento mediante l’impiego delle somme indebitamente ricevute". Sono in corso di acquisizione le querele delle parti offese, nello specifico gli Istituti di credito truffati.

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