25 aprile, Savini (Anpi): "L'Italia cadde nella dittatura dopo una crisi economica e una pandemia. Vi ricorda qualcosa?"
Il presidente provinciale dell'Anpi ricorda le origini del fascismo: "Il nostro Paese allora veniva da una grave crisi sociale ed economica e anche da una pandemia, la spagnola". E sulla guerra in Ucraina: "Il nostro intento non è quello di armare, ma di portare la pace"
"La guerra nasce dall'odio e l'odio proviene dai nazionalismi". E' con questa formula, quasi filosofica, che il presidente provinciale dell'Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) Renzo Savini riflette sull'attualità. E così, mentre il territorio ravennate celebra il 25 aprile, festa della Liberazione, con la drammatica situazione della guerra in Ucraina, la guida dell'Anpi ravennate suggerisce uno studio approfondito della nostra storia, per comprendere meglio gli avvenimenti del passato e analizzare ciò che accade nel presente.
In occasione del 25 aprile, abbiamo intervistato il nuovo vertice dell'Anpi provinciale Renzo Savini che è stato eletto all'unanimità nel Congresso provinciale tenutosi a metà marzo a Brisighella. Savini, già sindaco di Alfonsine (dal 1995 al 2004) e dirigente dell'Anpi di Alfonsine, ha preso il posto di Ivano Artioli, e ci ha raccontato il futuro e gli obiettivi dell'associazione antifascista che conta nel Ravennate migliaia di iscritti.
Come si sente a essere alla guida dell'Anpi provinciale?
Senza dubbio mi sento onorato. Questa per me è la chiusura di un'esperienza politica iniziata da bambino, con i racconti di mia nonna staffetta, di mio zio che riuscì a evadere dai campi di prigionia, di mio padre che da bambino vide il passaggio del fronte, prima delle truppe tedesche, poi quelle alleate. Da bambino ho sempre ascoltato le discussioni legate al periodo della guerra. Crescendo ho cercato poi un rapporto di amicizia con i partigiani, sentendo anche alcuni racconti delle battaglie che avevano combattuto. In pochi parlano volentieri di quei momenti di guerra. Per me quindi si chiude un ciclo della mia esperienza, ritornando a quando ero piccolo.
Siamo giunti al 77esimo anniversario della Liberazione: che percorso si trova davanti l'Anpi ravennate?
Celebrare la Liberazione è un atto di trasmissione della memoria. Abbiamo ricevuto le testimonianze dai partigiani e dobbiamo tramandare questi ricordi alle generazioni future. Ma non si tratta solo di fare memoria, come Anpi siamo anche una forza che guarda avanti attraverso i valori espressi anche nella nostra Costituzione di democrazia, libertà e pace.
Quali sono le cose più importanti da fare nel Ravennate? Che obiettivi avete fissato?
Innanzitutto si dovranno articolare delle iniziative per parlare alle giovani generazioni con strumentazioni idonee. Bisognerà curare molto la formazione culturale, in collaborazione con l'Istituto storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Ravenna, con l'associazione Ca' di Malanca e con l'Isola degli Spinaroni, punti di riferimento importanti per far conoscere la storia della Resistenza dalle nostre parti. Abbiamo testimonianze ancora viventi da rendere note e attualizzare questi ricordi in nome dei valori di pace e libertà. Dobbiamo sempre alzare il tiro per ragionare su questi valori. E sarà importante il rapporto con le scuole, per quanto riguarda la storia del '900. Vorremmo che nei piani scolastici la storia del '900 sia sempre insegnata in maniera approfondita, mentre sappiamo che questo non sempre avviene. Spesso succede che si studiano bene le guerre puniche, ma si fa poco la seconda guerra mondiale.
Questo perché accade? La storia contemporanea suscita forse maggiori implicazioni politiche?
Una studentessa una volta mi ha detto: 'Studierò storia medievale perché dalla storia contemporanea nascono sempre discussioni politiche'. E' vero, ci sono molte implicazioni politiche, ma è bene conoscere ciò che è accaduto. E' bene sapere come e perché il fascismo si è imposto. Quest'anno ci sarà anche il centesimo anniversario della marcia su Roma: è importante studiarla, per capire cosa è accaduto, come ha avuto inizio la dittatura. Il nostro Paese allora veniva da una grave crisi sociale ed economica e anche da un pandemia, la cosiddetta 'Spagnola'. Ci ricorda forse qualcosa questo scenario?
Quest'anno si celebrala Festa della Liberazione mentre in Europa si respira un clima di guerra: qual è la posizione ufficiale dell'Anpi di fronte al conflitto in Ucraina?
La posizione ufficiale dell'Anpi è stata espressa durante il Congresso nazionale di Riccione (che si è svolto dal 24 al 27 marzo, ndr): condanna netta dell'invasione russa, solidarietà al popolo dell'Ucraina e aiuti concreti ai profughi. Aiuti alla popolazione, ma non aiuti militari all'Ucraina. Il nostro intento non è quello di armare, ma di portare la pace.
C'è anche chi spinge per aumentare le spese militari...
Noi siamo per la pace, siamo per cercare una soluzione diplomatica. La nostra speranza è che si arrivi a un cessate-il-fuoco. Certo, non sarà facile giungere alla pace, perché le guerre purtroppo generano odio. Tutto quest'odio nasce dai nazionalismi. Badate bene: non si tratta di patriottismo, che invece spinge a difendere i valori della propria terra, ma è il nazionalismo che spinge ad allargarsi, a imporsi rispetto ad altri Stati. Il nazionalismo genera l'odio.
77 anni fa l'Italia si liberava dal nazifascismo. Secondo lei, i valori della Resistenza e della Liberazione sono forti oggi come allora?
Noi abbiamo un problema che si chiama 'democrazia'. La democrazia vive di partecipazione, se questa viene meno, si indebolisce la democrazia. E se la democrazia è in crisi allora possiamo andare verso modelli di governo autoritari. Anche dopo la prima guerra mondiale ci fu una grande crisi di democrazia. La partecipazione e la responsabilità dei cittadini sono le colonne su cui si regge la democrazia. La gente deve sapere che per cambiare le cose deve avere un'opinione, devi interagire con la politica. Se la democrazia non si nutre di partecipazione, allora si indebolisce e questo potrebbe causare dei gravi problemi.