rotate-mobile
Cronaca Faenza

Ingaggia due galeotti per pestare a sangue l'ex fidanzato: 28enne faentina in manette

E' stata sottoposta al regime degli arresti domiciliari una donna faentina coinvolta nella vicenda, 28enne, fino a qualche mese fa operatrice presso una comunità per il recupero e reinserimento socio-lavorativo di soggetti tossicodipendenti

I carabinieri della stazione di Faenza,al comando di Giulio Vitti, al termine di una attività di indagine, hanno denunciato tre uomini ed una donna, autori di una violenta rapina consumata il 27 gennaio ai danni di un faentino 39enne disoccupato. Due di loro sono stati arrestati poiché colpiti da ordinanza di custodia cautelare: il primo arrestato, quarantenne della provincia di Roma, già si trovava detenuto presso la casa circondariale di Ferrara per altra causa, invece è stata sottoposta al regime degli arresti domiciliari una donna faentina coinvolta nella vicenda, 28enne, fino a qualche mese fa operatrice presso una comunità per il recupero e reinserimento socio-lavorativo di soggetti tossicodipendenti.

I loro complici sono stati denunciati in stato di libertà. I fatti avvennero una notte di gennaio quando un faentino 39enne si era presentato presso la compagnia carabinieri in stato di forte agitazione riferendo che tre individui lo avevano appena rapinato. Quella sera si era incontrato con la sua ex-fidanzata con la quale negli ultimi tempi aveva riallacciato un saltuario rapporto di frequentazione dopo che circa tre mesi addietro si erano lasciati a causa della gelosia morbosa di lei. Quella sera il faentino si era presentato con la propria autovettura all’appuntamento fissato con la ragazza a Faenza in piazza martiri spagnoli, dopodichè seguendo le indicazioni di lei, si erano spostati nelle adiacenze del parco di via a. costa, in una zona fra l’altro poco illuminata.

Dopo alcuni minuti di conversazione, improvvisamente qualcuno aveva aperto lo sportello lato guida trascinando fuori il 39enne dopodichè tre individui avevano cominciato a picchiarlo con pugni, calci e spintoni, usando anche un bastone ed un taglierino con il quale lo avevano ferito in più parti del corpo. Gli aggressori a quel punto erano saliti sull’autovettura della vittima ed avevano anche simulato più volte di volerlo investire, dopodichè erano fuggiti con la sua auto a seguito delle urla e delle sue richieste di aiuto. Al Pronto soccorso hanno diagnosticato al malcapitato numerose contusioni e ferite da arma da taglio, nonché un trauma cranico.

I carabinieri di faenza, visto il gravissimo episodio, avevano subito avviato le indagini ed i primi sospetti erano caduti proprio sulla ragazza con la quale il giovane aveva fissato l’appuntamento antecedente la rapina, visto che stranamente la stessa aveva assistito ai fatti senza che gli aggressori le rivolgessero la minima attenzione, accanendosi soltanto sull’uomo che era con lei. Inoltre la stessa si era dileguata subito dopo l’aggressone, spegnendo il telefono per alcune ore senza prestare alcun soccorso al suo ex-fidanzato. La ragazza fra l’altro all’indomani della rapina era stata subito rintracciata dai carabinieri che in caserma le avevano rivolto alcune domande riguardo l’accaduto, tuttavia non aveva fornito alcuna notizia utile alle indagini dichiarandosi estremamente spaventata e “scossa” per quello che era successo al suo ex-fidanzato al punto da non ricordare nessun particolare.

In realtà quell’ insolito atteggiamento aveva ancor più indotto i militari dell’arma ad orientare le indagini su quella ragazza, infatti sul telefono del suo ex-fidanzato vi erano ancora gli sms che lei gli aveva inviato nelle ore antecedenti la rapina, con i quali aveva categoricamente preteso che lui si presentasse all’appuntamento da solo e soprattutto con la sua autovettura abituale, altrimenti lei si sarebbe rifiutata di accompagnarlo. Le indagini consentivano di verificare che fino a qualche tempo prima la ragazza aveva lavorato come operatrice presso una comunità terapeutica sita nel ravennate ove fra gli ospiti vi erano anche detenuti sottoposti alla misura alternativa al carcere dell’affidamento in prova ai servizi sociali. Anche il veicolo della vittima veniva rinvenuto alcune ore dopo la rapina, abbandonato in via Calamelli, poco distante dal luogo dell’aggressione. L’ennesimo tassello che i militari dell’arma hanno aggiunto al complicato “puzzle” investigativo è emerso dagli accertamenti effettuati presso la comunità terapeutica dove la ragazza aveva lavorato, infatti dalla visione dei registri attestanti le “uscite” degli ospiti è emerso che la sera del 26 gennaio 2014 tre di loro non avevano fatto rientro all’orario stabilito, in particolare uno dei tre era proprio il 40enne affidato in prova che aveva telefonato al personale di servizio per comunicare che lui, insieme agli altri due ospiti con i quali era uscito quella sera, si erano “persi” in una non meglio precisata località della periferia di Ravenna, infatti i tre avevano trascorso la notte fuori ed avevano fatto rientro in comunità soltanto la mattina successiva.

Le ulteriori risultanze investigative acquisite dai carabinieri di faenza attraverso una serie di complicati accertamenti “incrociati” sul conto delle persone indagate hanno infine dimostrato che effettivamente la faentina aveva escogitato una “trappola” per il suo ex-fidanzato, difatti la rapina dell’autovettura in realtà doveva avere un significato meramento “punitivo” visto che il veicolo era stato subito abbandonato, chiara dimostrazione che l’intenzione dei tre malviventi non era certo impossessarsene. In sostanza le indagini hanno dimostrato che il “movente” della rapina è stato un atto vendicativo o di natura ritorsiva da parte della 28enne faentina nei confronti dell’ex-fidanzato.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ingaggia due galeotti per pestare a sangue l'ex fidanzato: 28enne faentina in manette

RavennaToday è in caricamento