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Cronaca

La fiera dell'Omc apre e punta al cambiamento. Fuori dal palazzetto i presidi per l'ambiente e contro l'Egitto

Gli organizzatori della fiera: "Vogliamo svolgere un ruolo attivo nella transizione energetica". Proteste da ambientalisti e partiti politici per la presenza del Ministro del petrolio egiziano

Parte martedì l'attesa Omc-Med Energy Conference al Pala De Andrè di Ravenna. Un appuntamento a lungo atteso e che raccoglie per tre giorni importanti ospiti nel palazzetto ravennate per parlare in particolare di transizione energetica. “L'urgenza di definire un percorso completo per raggiungere la neutralità dalle fonti fossili  entro la metà del secolo richiede un impegno globale e trasversale di tutti gli attori coinvolti: responsabili politici, comunità scientifica, aziende, comunità degli investitori, istituzioni finanziarie e società civile”. Si apre con queste parole l’adesione dell'Omc ai principi della Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in programma a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre.

Un messaggio con cui l'Omc vuole ribadire “la volontà di svolgere un ruolo attivo nel processo di cambiamento, sostenendo l'adozione di tecnologie innovative e nuovi modelli di business in grado di favorire il percorso della transizione nei prossimi decenni in un rinnovato quadro normativo, e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui temi energetici, climatici e ambientali, in particolare per le giovani generazioni”.

La protesta ambientalista

Tuttavia l'apertura della fiera Omc è accompagnata anche da critiche e voci contrarie. Sono stati infatti annunciati vari presidi di protesta davanti al Pala de Andrè in occasione dell'evento. Le associazioni ambientaliste Legambiente Ravenna, Coord. Ravennate Per il Clima Fuori dal Fossile e Fridays for Future Ravenna organizzano infatti un presidio nella giornata di martedì: "Da quest’anno cambia il nome ma non la sostanza: la maggior parte degli attori infatti sono legati al mondo dell’estrattivismo del fossile come Eni, Total e Shell", affermano gli ambientalisti.

Secondo gli ambientalisti ravennati però "la transizione energetica non si fa a parole altrimenti rimane solo greenwashing, cioè dare illusione di modificare qualcosa per lasciare sostanzialmente tutto inalterato - criticano le associazioni - ora è necessario passare direttamente ai fatti. E’ inammissibile parlare di pratiche “per la valorizzazione del gas” giustificando progetti di sequestro del carbonio affiancati al rilancio di attività estrattive".

"Anche questa edizione - proseguono gli ambientalisti - rischia di divenire meramente una sede per dare spazio prevalentemente alle attività legate al fossile e molto meno ai progetti 100% rinnovabili. Sempre l’Agenzia Internazionale per l’Energia insiste nel dire che per parlare di transizione energetica, nel 2021 è necessario concentrarsi prevalentemente, se non esclusivamente, sulle energie rinnovabili. Inoltre, una grave questione politica: tra gli ospiti di punta vi saranno anche il Ministro del petrolio e delle risorse minerali dell’Egitto ed il Ministro del petrolio e del gas della Libia. Ospiti alquanto discutibili, rappresentativi di quei governi che purtroppo conosciamo per il caso Giulio Regeni e Patrick Zaki, e per le drammatiche condizioni dei lager libici".

La protesta politica

Alle proteste degli ambientalisti si sommano quelle di alcune liste o partiti politici preoccupati dalla questione dei diritti umani. L'apertura dell'Omc coincide infatti con la seconda udienza del processo a Patrick Zaki in Egitto. Particolare interesse suscita, in questo caso, la presenza del Ministro del petrolio egiziano Tarek El Molla. La lista Ravenna Coraggiosa chiede infatti che "i diritti umani non vengano messi in secondo piano e schiacchiati da altri interessi".

Più duro l'attacco di Ravenna in Comune che precedentemente aveva chiesto a sindaco, a tutti i candidati e alle istituzioni ravennati di non prendere parte alla nuova edizione dell'Omc. "Se non ci è sfuggita qualche dichiarazione, abbiamo ricevuto l’unica adesione di Gianfranco Santini, candidato sindaco per Potere al Popolo che organizzerà anzi un presidio all’esterno del Pala de Andrè. E basta".

"Certo, fuori da OMC - specifica Ravenna in Comune - ci saranno altri presidi ambientalisti, perché giustamente va contrastato l’impiego delle fonti di energia fossile che ci sta conducendo verso il disastro nell’indifferenza di gran parte della politica ravennate: tra centrodestra e centrosinistra l’approccio è lo stesso, per capirci. L’attuale sindaco, però, aprirà come se nulla fosse i lavori che proseguiranno con l’intervento dello stesso ministro del petrolio egiziano come accaduto in tutte le ultime edizioni. Come se non ci fosse stato l’omicidio e le torture di Giulio Regeni. Come se Patrick Zaki non fosse prigioniero di coscienza delle carceri egiziane da 20 mesi. Eppure tante e tanti condividono i destini di Giulio e Patrick per opera del governo golpista egiziano con cui l’Italia fa lucrosi affari. Molti di questi tramite ENI che a Ravenna governa a bacchetta le istituzioni".

"Vorremmo tanto avessero preso posizione pubblica quante e quanti hanno sostenuto, da sinistra, la necessità di allearsi con de Pascale per contrastare le destre e per orientarne l’operato verso valori di sinistra. Non capiamo come possano continuare a sostenerlo su presupposti che si sono dimostrati infondati (anche su OMC centrodestra e centrosinistra la pensano allo stesso modo) o... infondati (non c’è nessuno con abbastanza “coraggio” da esprimere un orientamento di sinistra per paura che de Pascale, che di sinistra non è, se ne abbia a male). Come Ravenna in Comune dichiariamo pubblicamente che il comportamento dell’attuale sindaco non ci rappresenta - conclude la lista - e proviamo tristezza per la vergogna che la sua vicinanza a rappresentanti di torturatori e assassini fa ricadere sulla nostra città".

La critica di Donati (Viva Ravenna): "Un'eccellenza ravennate non sfruttata"

"I recenti annunci di aumento dei costi del gas naturale e degli idrocarburi hanno preoccupato gli italiani, ma una volta di più rilanciano l'importanza dello sfruttamento delle nostre risorse sottomarine, che già i Paesi prospicienti sull'altro lato dell'Adriatico sfruttano e ci rivendono - lo afferma il candidato sindaco Filippo Donati, sostenuto da Viva Ravenna, Lega e Fratelli d'Italia, alla vigilia dell'apertura dell'Omc 2021 - L'associazione dei contrattisti dell'Offshore ROCA, nata a Ravenna e organizzatrice dello Offshore Mediterranean Conference, sottolinea da tempo l'incongruenza tutta italiana della grande cultura e tradizione industriale nell'offshore delle nostre ditte ravennati, che però per blocco pregiudiziale 'ambientalista' non possono attivare nei nostri mari e coste le loro capacità". 

"Sta per svolgersi l'edizione di OMC, che alla valenza industriale ed economica delle ditte ravennati, pioniere dell'estrazione di idrocarburi, unisce quella turistica, svolgendo un ruolo di vetrina delle nostra accoglienza e professionalità - prosegue Donati - L'edizione 2021 è annunciata appunto con contenuti scientifici (aspetto della manifestazione ravennate particolarmente apprezzato dagli addetti ai lavori) spostati massicciamente sulla transizione alle energie 'green', che non si potranno realizzare senza l'apporto ancora per molti anni delle tecnologie tradizionali, rese sempre più sicure e avanzate dall'evoluzione del settore". 

"Nella recente visita a Ravenna della leader di Fratelli d'Italia on, Giorgia Meloni abbiamo ascoltato con soddisfazione le sue parole per il rilancio dell'istituzione del Ministero del Mare, già caldeggiato dai Propeller club italiani, tra i quali quello di Ravenna è il secondo nazionale per numero di soci dopo Genova. Guardiamo con preoccupazione - conclude Donati - alla frizione che si aprirebbe in caso di governo della città tra Repubblicani (tradizionalmente sostenitori dell'offshore ravennate) e una componente grillina sorda e contraria allo sviluppo tecnologico, alla convenienza (e maggior indipendenza energetica possibile) dell'Italia da altri Paesi, impossibilitata oggi a mettere in campo le sue risorse e la sua (invidiata) tradizione e cultura industriale.

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