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Cronaca Centro / Via Santa Teresa, 8

Fondò l’Opera di Santa Teresa: inaugura il museo dedicato a don Angelo Lolli

Il Mudal sorge simbolicamente al centro della corte interna dell’Opera. Trenta opere che raccontano la vita del fondatore di Santa Teresa. Un percorso che parte dal giardino interno fino alla visita dell’alloggio privato del sacerdote

Un nuovo museo apre le porte in città. Sabato 1° ottobre all’Opera Santa Teresa del Bambino Gesù di Ravenna inaugura il “Mudal”, primo museo dedicato alla vita e alla missione del suo fondatore, don Angelo Lolli. L’allestimento museale sorge al centro del giardino del complesso, con entrata da via S. Teresa, 8. Il taglio del nastro è fissato per le ore 11. Saranno presenti l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, Lorenzo Ghizzoni, il direttore dell’Opera di Santa Teresa, don Alberto Graziani, il vice direttore Luciano Di Buò, il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, il consigliere regionale Gianni Bessi e Roberto Budassi e Giorgio Sarti per la Fondazione “La Cassa” di Ravenna.

Il museo

Prete del ‘900, conosciuto e stimato nella comunità di San Biagio, a Ravenna, da qui don Angelo Lolli muove i primi passi per perseguire la sua vocazione: aiutare i più poveri e chi aveva bisogno. Fondatore dell’Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù e grande visionario, don Lolli gettò le basi di quello che sarebbe stato in seguito il welfare statale, sistema assistenziale rivolto alla parte più debole della società. Il museo, a lui dedicato, sorge simbolicamente al centro della corte interna dell’Opera, quasi a rappresentare una specie di “scrigno”, in cui è custodita la memoria del suo fondatore. 

Il percorso inizia già dall’esterno grazie a una griglia in metallo, dove si trovano collocate le prime opere, che permettono un avvicinamento graduale del visitatore verso l’ingresso del museo vero e proprio. La parte interna è concepita come un susseguirsi di più sezioni. Il primo ambiente, in cui ci si trova, è la cappella, dalla quale si accede alle due sezioni successive, sale espositive allestite con pannelli e teche, in cui infine il visitatore può soffermarsi a guardare un video proiettato che racconta le altre opere compiute da Don Lolli. Nell’ultima sezione, invece, si assiste alla ricostruzione dell’alloggio privato del sacerdote, dove sono collocati gli arredi originari della sua abitazione e gli oggetti personali. Concluso il giro, si ritorna all’esterno per ripercorre il “camminamento”, che chiude la mostra e accompagna il visitatore verso l’uscita.

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Don Lolli come un aviatore: “La libertà di volare in alto per dare vita al cambiamento”

“Coraggio e un pizzico di follia. Sono le due qualità di don Lolli che mi hanno colpito nel leggere la sua storia e da cui, diciamo, è nato anche il progetto sul Mudal. Mesi fa, fui contattato dall’Opera per dare vita a questo museo - spiega Sante Altizio, tra i curatori del museo insieme a don Alessandro Andreini della comunità di San Leolino di Panzano e suor Donatella Tonielli dell’Istituto Ancelle Del Sacro Cuore Di Gesù Agonizzante di Lugo - Così, insieme agli altri collaboratori, ne scrivemmo la storia, giocando proprio sulla metafora dell’aviatore citata da don Lolli. Come l’aviatore, anche il suo compito fu quello di perseguire la libertà: la libertà di volare in alto per dare vita al cambiamento. Un’impresa non perseguibile senza coraggio e un accenno di follia. Don Lolli si rivelò un uomo temerario per l’epoca, per il luogo in cui nacque e gli obiettivi che si era prefissato. Il Mudal vuole quindi ispirarsi alla sua tenacia nel voler realizzare cose, a quei tempi impensabili”.

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