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Cronaca

"Forniva false dichiarazioni dei redditi favorendo l'immigrazione clandestina": nei guai un consulente fiscale ravennate

Il consulente del Ravennate, insieme ad altri tre del Bolognese, è stato denunciato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

Il nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Ferrara ha denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale della città estense quattro consulenti fiscali che, secondo gli investigatori, avrebbero fornito dietro compensi a cinquantasei extracomunitari, tutti residenti nel ferrarese, false dichiarazioni dei redditi per ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica ferrarese, è terminata con l’emissione di 60 avvisi di conclusione delle indagini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falso in atto pubblico e induzione in errore di pubblico ufficiale. I consulenti coinvolti, di cui uno con studio nel Ravvenate, e tre con studi nel Bolognese, sono stati denunciati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mentre per gli altri reati contestati, risponderanno in concorso con gli extracomunitari che ne avevano richiesto le prestazioni per ottenere i falsi documenti.

A dare il via alle indagini delle Fiamme Gialle sono state diverse segnalazioni di natura amministrativa pervenute dall’Ufficio Immigrazione della Questura di Ferrara, destinataria di numerose domande per il rinnovo dei permessi di soggiorno da parte di cittadini extracomunitari residenti nella provincia estense. L’esame della documentazione fiscale redatta per il rilascio dei documenti di soggiorno ha portato ad accertare, in molti casi, che i professionisti avrebbero richiesto all’Agenzia delle Entrate, un’attribuzione solo “formale” della partita iva per i loro clienti, poiché quest’ultimi di fatto non hanno avviato alcuna attività di natura imprenditoriale: le attività dichiarate sono state le più svariate, dal commercio al dettaglio e all’ingrosso, alle attività di tipo artigianale o manifatturiere ecc.

Nessuno dei “neo imprenditori” individuati, secondo la Guardia di Finanza, avrebbe mai avuto una sede effettiva, attrezzature, macchinari, capannoni, dipendenti, né rapporti con clienti e fornitori. Così a chiusura dell’anno fiscale, i consulenti avrebbero provveduto a inserire nelle dichiarazioni presentate telematicamente al fisco per i loro clienti, i dati “artefatti” di una contabilità inesistente: dal fatturato alle spese, comprese quelle per l’eventuale personale dipendente. Lo scopo finale delle decine di azioni criminose, che sarebbero state messe in atto almeno dal 2014 dai professionisti indagati, era quello di consentire ai propri clienti di far figurare che possedevano il cosiddetto “reddito sociale superiore alla soglia minima”, pari a 5.983,64 euro, necessario per istruire le pratiche di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno, e in particolar modo di quello cosiddetto di “lungo periodo”, il più ambito perché consente di spostarsi liberamente e senza limiti temporali e di ottenere anche il ricongiungimento familiare. Il tutto, ovviamente, dietro compenso. Il sistema illecito individuato, secondo la Guardia di Finanza di Ferrara, sarebbe stato ben collaudato: i professionisti bolognesi e ravennati venivano contattati attraverso il classico “passaparola”. 

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